27/12/2017

NATALE FRA GUSTO E DELITTO....


Natale è appena passato e sono sicura che se non tutti almeno la maggior parte di noi ha mangiato molto più del solito! I buoni propositi e le promesse alla propria linea sono stati accantonati insieme alla carta dei pacchetti sotto l’albero; “…tanto Natale viene una volta l’anno e qualche strappo si può fare”, è la tipica frase che ci ripetiamo per mettere a tacere il senso di colpa che ci prende dopo il panettone, il caffè e l’ammazzacaffè! Tranquilli, lungi da me il fare una ramanzina a qualcuno, anzi! Io a Natale, ultimamente, mi concedo proprio i piatti e gli sfizi che durante l’anno evito accuratamente...in questo periodo l’unica cosa che evito è la bilancia!!!! Ma veniamo a noi.
Pensando a quale autore e, quindi, a quale ricetta proporvi oggi…mi sono bloccata: dopo tutto quello che abbiamo mangiato (e i cui avanzi ci accompagneranno per i prossimi giorni!!) come potevo presentarvi una ricetta, anche solo quella di un classico consommé, senza nausearvi?!?!? E non solo...se anche avessi voluto scegliere avrei dovuto faticare non poco, perché gli autori che hanno ambientato almeno un romanzo o un racconto nel giorno di Natale e dintorni sono davvero tantissimi! Tutti, dai più grandi e famosi fino ai meno noti, hanno scritto di omicidi perpetrati a Natale o alla vigilia, magari commessi da un fantomatico assassino travestito da Babbo Natale o addirittura hanno raccontato di crimini che avevano come vittima proprio Santa Klaus…in molti casi, poi, era proprio una delle portate del pranzo ad essere l’arma del delitto! …insomma possiamo proprio dire che le festività natalizie hanno da sempre stimolato la fantasia dei giallisti di qualsiasi periodo e di tutto il mondo. 
Di Agatha Christie, di Poirot e del Christmas pudding vi ho appena scritto ma ci sono anche Rex Stout e Georges Simenon che fanno muovere rispettivamente Nero Wolfe e Maigret fra alberi addobbati e strenne natalizie. E ancora Conan Doyle fa cercare un’oca di Natale al suo Sherlock Holmes e Patricia Cornwell ha scritto addirittura un libro dedicato alle ricette di Natale della dottoressa Kay Scarpetta; per non parlare di James Patterson che intitola uno dei suoi libri “Buone feste Alex Cross” o di Camilla Läckberg che descrive il Natale svedese sullo sfondo delle indagini di Patrick ed Erika…. Come vedete le possibilità erano molteplici ma alla fine ho deciso di non pubblicare nessuna ricetta e di non parlarvi di nessun autore in particolare. Non potevo, però, lasciarvi senza un mistero, senza una domanda che ancora non ha risposta… Si tratta del mistero delle origini del panettone, che per noi milanesi è e rimane il dolce di Natale per eccellenza: come è nato e chi l’ha creato?!?  Le sue origini sfumano a tratti nella leggenda. Sono due le storie che godono di maggior credito. La prima narra di Messer Ulivo degli Atellani, falconiere che abitava nella Contrada delle Grazie a Milano. Innamorato di Algisa, bellissima figlia di un fornaio, si fece assumere dal padre di lei come garzone e, per incrementare le vendite, provò a inventare un dolce: con la migliore farina del mulino impastò uova, burro, miele e uva sultanina. Poi lo infornò. Fu un successo strabiliante, tutti vollero assaggiare il nuovo pane e qualche tempo dopo i due giovani innamorati si sposarono e vissero felici e contenti.  La seconda, invece, è meno romantica! Il cuoco al servizio di Ludovico il Moro fu incaricato di preparare un sontuoso pranzo di Natale a cui erano stati invitati molti nobili del circondario, ma il dolce, dimenticato per errore nel forno, quasi si carbonizzò. Vista la disperazione del cuoco, Toni, un piccolo sguattero, propose una soluzione: «Con quanto è rimasto in dispensa – un po' di farina, burro, uova, della scorza di cedro e qualche uvetta – stamane ho cucinato questo dolce. Se non avete altro, potete portarlo in tavola». Il cuoco acconsentì e, tremante, si mise dietro una tenda a spiare la reazione degli ospiti. Tutti furono entusiasti e al duca, che voleva conoscere il nome di quella prelibatezza, il cuoco rivelò il segreto parlando in milanese: «L'è 'l pan del Toni». Da allora è il "pane di Toni", ossia il "panettone". A voi decidere quale delle due può essere quella vera, la più credibile, quella che più vi piace. Io ci sto ancora pensando e nel frattempo mi taglierò un’altra fetta di panettone e la gusterò leggendo il prossimo libro di cui vi parlerò! Buona continuazione e al prossimo post!

24/12/2017

BUON NATALE!


Lo so, solitamente scrivo il mercoledì e vi parlo di un autore, di un personaggio, di una ricetta....sono moltissimi  gli autori che hanno scritto gialli ambientati nel periodo o nel giorno di Natale e avrei avuto solo l'imbarazzo della scelta...Ma oggi è la vigilia di Natale e voglio solo farvi i miei auguri....Vi auguro un Natale sereno, fatto di calore con le persone che amate vicine e lontane, fatto di preghiera e di solidarietà, fatto di momenti di silenzio e anche di risate, fatto di canti e di gioia, fatto di pensieri rivolti a chi non ha nulla e a chi ha troppo perché è questo il vero delitto!
E vi auguro anche un Natale più "leggero", un Natale che sia un momento di pausa vera dal caos e dalla routine, dal frenetico quotidiano che ci sommerge e spesso non ci permette di fermarci...
Regalatevi un momento per fermarvi e per guardarvi, per parlarvi e ascoltarvi, per stare in compagnia...o da soli...e se siete da soli scegliete la compagnia di una buona musica e di una buona lettura, magari di un buon libro...giallo ovviamente! Vi auguro un Natale con tante cose buone, per il cuore e perché no? Anche per il palato! Un Natale di gusto...ma senza il delitto stavolta!!!!

20/12/2017

POIROT E IL CHRISTMAS PUDDING


Vi ho già parlato di Agatha Christie, il mio “primo amore” in senso letterario, colei che ha creato Miss Marple e, soprattutto, il mio “detective number one” per eccellenza: Hercule Poirot! Come nasce questo strano investigatore che compare sulla carta stampata nel 1920 e continua ad essere famosissimo ancora oggi dopo quasi un secolo? All'epoca circolavano parecchi personaggi: Sherlock Holmes, Arsenio Lupin, Raffles, Rouletabille… Ma Agatha Christie vuole qualcosa di completamente diverso. L'ispirazione arriva dalla presenza, nella sua regione, di un gruppo di rifugiati belgi. Ed ecco Hercule Poirot: un funzionario di polizia belga in pensione. "Doveva essere un ispettore per avere una buona conoscenza del crimine." - come dice la stessa scrittrice - "...doveva essere molto ordinato e meticoloso. Un omino preciso con la mania dell'ordine, della simmetria e una netta propensione per le forme quadrate piuttosto che per quelle rotonde. E poi molto intelligente, con il cervello pieno di cellule grigie…Poirot era un ometto dall'aspetto straordinario. Era alto un metro e sessantacinque, ma aveva un portamento molto eretto e dignitoso. La testa era a forma di uovo, costantemente inclinata da un lato. Le labbra erano ornate da un paio di baffi rigidi, alla militare. Il suo abbigliamento era inappuntabile." Non ha famiglia, anche se le donne lo affascinano e apprezza i complimenti da parte del gentil sesso. Vanitosissimo, al limite del detestabile, soffre se non gli vengono riconosciute le sue capacità superiori. È un solitario e ha pochi e fedeli amici: tra gli altri, il capitano Hastings, suo fedele collaboratore, Miss Lemon, la segretaria, George, il suo maggiordomo, e l’ispettore Japp, con il quale c’è un rapporto di sana rivalità. I romanzi e i racconti con Poirot come protagonista sono tantissimi e non saprei proprio dire quale possa essere il migliore. Li ho letti e riletti tutti…ad eccezione di “Sipario” l’ultimo libro di Poirot, in cui Agatha Christie scrive la sua morte: non ho proprio il coraggio di leggerlo! Altrettanto numerosi sono stati i film per il cinema e la televisione, con protagonisti fantastici, fra i quali spiccano a mio avviso David Suchet e Peter Ustinov. Avvicinandosi il Natale ho deciso di scegliere uno dei racconti più simpatici e in tema con questo periodo: “Il caso del dolce di Natale” (“The adventure of the Christmas Pudding”). In questo breve racconto, Poirot si ritrova, suo malgrado, nella fredda campagna inglese a passare le festività con una famiglia tipicamente inglese, abituata a rispettare tutte le usanze inglesi, culminanti nello sfarzoso e pantagruelico pranzo di Natale inglese! Dapprima restio (Poirot soffre tantissimo il freddo e teme che il vecchio maniero non sia sufficientemente riscaldato e confortevole!), il nostro eroe sembra poi riuscire a rilassarsi e a farsi coinvolgere dall’atmosfera festosa…ma il piacere non dura a lungo: una minaccia aleggia sul Natale in casa Lacey. Poirot riceve un biglietto anonimo prima del pranzo: “Non mangiate il dolce!” Si tratta di uno scherzo o sta davvero per succedere qualcosa? E cosa farà Poirot quando gli verrà servito il golosissimo Christmas Pudding, preparato secondo le antiche tradizioni britanniche?

Si narra che fin dal quindicesimo secolo questo dolce venisse preparato a partire da due/tre mesi prima del Natale e pare sia un vero classico della tavola inglese, tanto che nel 1714 Re Giorgio I lo introdusse come piatto obbligatorio del pranzo di Natale e nel 1843 anche Charles Dickens ne descrisse la trionfale entrata in tavola in una scena di “A Christmas Carol”. Quando ho scelto questo piatto non avrei mai pensato di imbarcarmi in un’impresa del genere! Sapete? Su alcune cose sono anch’io un po’ “precisina” come Poirot e quindi ho cercato la ricetta più classica del Christmas Pudding, quella di Anton Mosimann di Londra, chef al quale la Corona inglese ha affidato eventi indimenticabili come la cena del Royal Wedding del principe William, duca di Cambridge, e Kate Middleton, il giubileo della Regina Elisabetta II e il compleanno del Principe Carlo. La preparazione è lunga e laboriosa ma vi assicuro che ne vale la pena!  


CHRISTMAS PUDDING Ricetta per 4/6 persone Si consiglia uno stampo da budino della capacità di un litro non scanalato ma liscio. In caso non abbiate i liquori elencati nella ricetta, potete utilizzare solo il Cognac o il Brandy, mantenendo comunque le dosi indicate.

Ingredienti e preparazione del Golden syrup*(facoltativo):1,2 kg di zucchero -  650 gr di acqua bollente - 50 ml di succo di limone Prendete una pentola antiaderente e dal bordo spesso e mettete 200 gr di zucchero e 50 gr di acqua, mescolate bene e poi cuocete a fuoco dolce fino a ottenere un composto dalla consistenza e dal colore simile a quello del caramello. A questo punto aggiungete l’acqua bollente, il succo di limone e lo zucchero rimasto, mescolate con un cucchiaio e poi cuocete a fuoco dolce per un’oretta. La consistenza finale deve essere un po’ più liquida del miele, ma sempre piuttosto viscosa.

Ingredienti fase 1: 112 grammi di uva sultanina - 112 grammi di ribes (o altri frutti rossi disidratati) - 112 grammi di uva passa - 25 grammi di ciliegie glassate - 25 grammi di frutta candita - 30 grammi di prugne secche - 35 ml Cognac - 35 ml Madeira - 53 ml Rum Scuro

Ingredienti fase 2: 35 grammi di mele Granny Smith grattugiate - 25 grammi di carote grattugiate - scorza d’arancia e succo di mezza arancia - scorza di limone e succo di mezzo limone - 2 grammi di cannella in polvere - 2 grammi di spezie miste - 1 presa di sale marino - 15 ml di Golden syrup* (facoltativo-in alternativa 20 ml di acqua calda zuccherata) - 15 ml di birra Guiness Stout - 10 ml birra tipo Bitter Ale

Ingredienti fase 3: 45 grammi di farina - 20 grammi di mandorle macinate - 65 grammi di pane sbriciolato - 70 grammi di burro

Ingredienti fase 4: 1 Uovo (55 grammi) - 45 grammi di zucchero di canna

Ingredienti fase 5: 30 ml di Cognac

Fase 1: Fate marinare tutta la frutta nei liquori per una notte.

Fase 2: Mischiate tutti gli ingredienti e aggiungeteli alla frutta marinata.

Fase 3: Mescolate tutti gli ingredienti secchi e poi aggiungeteli al composto di frutta ottenuto al termine dalla fase 2.

Fase 4: Sbattete l’uovo con lo zucchero e mescolate con la frutta. Mettete il composto così ricavato in uno stampo da budino, coprite con un telo di mussola o con pellicola trasparente e chiudete con un coperchio. Lo stampo deve essere praticamente sigillato, quindi potete anche legare il telo al bordo dello stampo con uno spago da cucina. Inserite lo stampo in una grande casseruola piena d’acqua fino a circa metà dell’altezza dello stampo ino e cuocete a bagnomaria per 6 ore. (É anche possibile cuocere il pudding in forno, a circa 150°, avendo sempre l’accortezza di aggiungere acqua calda, mantenendo il livello costante).

Fase 5: Quando sarà pronto, raffreddate il pudding, poi bagnate la parte superiore con il cognac, rimettete un nuovo coperchio e lasciatelo in un luogo secco e fresco. N.B.Se avete preparato secondo tradizione il Christmas pudding con largo anticipo, ricordatevi di bagnarlo con un cucchiaino di Brandy una volta alla settimana, rimuovendo la pellicola e poi di risigillarlo nuovamente.

Fase 6: Prima di servire il pudding, ricuocetelo a vapore per altre due ore.

Fase 7: Capovolgete lo stampo, mettete il pudding al centro di un piatto da portata e decorate a piacimento con un rametto di agrifoglio. Servite il Christmas Pudding tiepido con il burro al brandy (Lavorate un po’ di burro morbido e a temperatura ambiente con del brandy e dello zucchero a velo). In molte famiglie inglesi si usa servirlo “flambato” con del brandy…a voi la scelta.
L’importante è che non lo facciate mangiare ai bambini e che non vi mettiate al volante dopo averlo mangiato! Buon Natale a voi e ai vostri cari: che sia per tutti un Natale sereno e…gustoso!


13/12/2017

ADAMSBERG, PARIGI E LE BAGUETTES



Fred Vargas, pseudonimo di Frédérique Audouin-Rouzeau (classe 1957), è una scrittrice francese.  Ricercatrice di archeozoologia presso il Centro nazionale francese per le ricerche scientifiche (CNRS) ed esperta in medievistica. Lo stesso anno 1997 in cui inizia a collaborare con il CNRS scrive il suo primo polar “Le jeux de l'amour e de la mort”. Non è entusiasta del suo libro ma con questo vince un premio e comincia una brillante ed originale carriera, specializzandosi nella letteratura poliziesca e scrivendo anche sceneggiature per la televisione. I suoi romanzi vengono scritti con una tecnica particolare: mentre lavora inizia a “pensare” il libro, che poi scrive durante le ferie estive; durante quelle invernali lo rilegge, lo sottopone alla lettura e alla critica della sorella gemella (pittrice contemporanea) e poi lo pubblica. Uno all’anno, con regolarità. Ha uno stile unico, alla ricerca della precisione, della “sonorità” delle parole e i suoi personaggi sono altrettanto atipici, logorati dalla vita ma sempre al loro posto, pronti a battersi per la giustizia. La Vargas li descrive e quasi li “dipinge” con tratti sempre diversi, curando ogni particolare esteriore e interiore, creando loro una storia, un passato vero, credibile, quasi tangibile che porta i lettori ad amarli o odiarli e comunque a provare delle emozioni verso di loro. Anche Parigi, la città in cui li fa muovere, diventa parte fondamentale della loro vita e del loro quotidiano. Il suo personaggio per eccellenza è il commissario Jean-Baptiste Adamsberg. "Spalatore di nuvole", è commissario di polizia del 13° arrondissement di Parigi, uomo lento, riflessivo, che, alle prese con casi intricati e apparentemente irrisolvibili, sembra brancolare nel buio finché non viene folgorato da una delle sue intuizioni geniali (in genere durante una delle sue camminate riflessive o mentre scarabocchia), lontane dal rigore della "classica" logica dell'investigatore, che lo conducono alla soluzione. Adamsberg vive, apparentemente, in un mondo tutto suo, nel quale non c’è posto per orologi, redazione di verbali, rispetto delle regole, rapporti interpersonali…Non si cura di ciò che indossa, del fatto che faccia caldo o freddo, dell’orario di colazione, pranzo o cena…ma sa che deve vestirsi, sa che deve coprirsi e, soprattutto, mangia per sopravvivere! Durante le sue camminate per le vie di Parigi, si ferma a comprare una bottiglietta d’acqua e il necessario per uno spuntino e mangia passeggiando o seduto su una panchina. Lo so, Adamsberg non è proprio un detective “gourmet” ma ho letto qualche libro di Fred Vargas e mi è piaciuto molto seguirlo nelle sue indagini e in questi suoi “vagabondaggi” nella Ville Lumière. Del resto ho sempre amato Parigi e cosa c’è di meglio del profumo delle baguettes appena sfornate, croccanti, accompagnate da uno dei tanti formaggi francesi dal sapore deciso, come il Roquefort o il Mont d’Or, e da frutta o verdura di stagione? E poco importa se siamo nella culla della “haute cuisine” perché l’importante è il buon cibo, anche e soprattutto nella sua semplicità…e anche se Jean-Baptiste sembra non prestare attenzione a ciò che mangia, è pur vero che indaga con tutto sé stesso e con tutti i suoi sensi, gusto compreso, quello del delitto ovviamente!!!
Questa settimana non pubblico una semplice ricetta ma la ricetta della vera baguette francese. La baguette è un tipo di pane caratterizzato da una forma allungata, da una crosta croccante e da una mollica soffice e sviluppata che viene realizzata con una lievitazione lenta e naturale. La classica baguette francese è lunga circa 65/70 cm larga 5 o 6 cm e alta circa 3 o 4 cm. E allora cosa aspettate?!? Au travail!

BAGUETTE FRANCESE

500 gr di Farina 00  - 350 ml d'acqua - 10 gr di lievito di birra  - sale - olio extra vergine di oliva

Mischiare la farina ed il sale con l'acqua in un contenitore abbastanza capiente da contenere il tutto e, dopo aver mescolato per bene, aggiungere il lievito precedentemente sciolto in poca acqua calda. Impastare con le mani fino ad ottenere un prodotto omogeneo e compatto. Coprire e lasciare riposare per circa un'ora. Cospargere il piano di lavoro (o la spianatoia) con della farina, prendere l'impasto e impastarlo con le mani infarinate. Questa operazione può essere svolta anche piegandolo ripetutamente su sé stesso per 5 o 6 volte. A questo punto è il momento di tagliare l'impasto in quelle che diventeranno le baguette vere e proprie. (Come abbiamo detto la tipica baguette è lunga circa 65/70 cm e larga 5 o 6 cm, ma si potrebbe provare a realizzare delle mini baguette più corte rispetto alla lunghezza classica per poterle sistemare meglio in forno. L’importante è che siano tutte uguali). Scaldare il forno a 240°. Con un coltello fate dei taglietti (non troppo profondi), lungo gli impasti delle baguette preparate, in senso trasversale alla lunghezza e con le dita bagnate d'olio passare sopra i tagli in maniera da ungerli. A questo punto inserire gli impasti nel forno abbassandolo subito a 220°. Mettere nel forno una ciotola d'acqua che provvederà a creare il vapore necessario. Lasciar cuocere per circa 20/25 minuti finché la superficie delle baguettes non risulta bella dorata. La vostra baguette originale è pronta per essere servita in tavola. Sicuramente sarebbe molto meglio andare a Parigi e gustare l’originale all’ombra della Tour Eiffel…ma nel frattempo provate a farla e ad accompagnarla a ciò che preferite…et bon appetit!





06/12/2017

SQUADRA SPECIALE MINESTRINA IN BRODO


Roberto Centazzo, nato a Savona nel 1961, fin da piccolo sa che farà lo scrittore. Non avendo ben chiara, però, la strada da percorrere, inizia diverse esperienze che lo porteranno a scrivere romanzi polizieschi. Si laurea in giurisprudenza, esercita la pratica forense, consegue l’abilitazione all’insegnamento e poi, per conoscere da vicino le tecniche investigative, si arruola in Polizia. Attualmente è Ispettore Capo e anche la sua carriera di scrittore è ben avviata. Dopo i notevoli successi ottenuti con i suoi primi romanzi pubblicati con uno pseudonimo, decide di dare vita al personaggio del Procuratore della Repubblica di stanza a Savona, Lorenzo Toccalossi, protagonista di una serie di libri di successo firmati con il suo vero nome. Nel 2016 pubblica “La prima operazione della squadra speciale minestrina in brodo”, romanzo davvero originale con tre protagonisti destinati al successo di Toccalossi. Ma chi sono? Sono poliziotti, o meglio, lo sono stati; adesso sono in pensione. Ma hanno ancora un bel po’ di conti in sospeso con delinquenti e farabutti sfuggiti alle maglie della giustizia. Ferruccio Pammattone, ex sostituto commissario e vice dirigente alla Squadra mobile, Eugenio Mignogna, ex sovrintendente alla Scientifica, Luc Santoro, ex assistente capo all’Immigrazione, hanno molte cose in comune: sono amici da una vita, si sono arruolati insieme nel lontano 1975 e sono appena stati congedati per raggiunti limiti d’età. Alla pensione, però, non possono e non vogliono abituarsi. Si annoiano. Così, mentre chiacchierano sul lungomare di Genova, pensano che potrebbero rimettersi subito in azione, per dedicarsi finalmente a tutti quei casi che, per un motivo o per l’altro, non hanno mai potuto affrontare quando erano in servizio. Adesso, finalmente, non devono rendere conto a nessuno, soltanto alla loro coscienza che li spinge a indagare, al loro stomaco che s’infiamma alla vista di un würstel e alla loro prostata che reclama una sosta ogni tanto. E così Pammattone, alias Semolino (se mangia pesante si riempie di macchie rosse ed è costretto a una dieta durissima), Mignogna, alias Kukident (per festeggiare la pensione si è regalato una smagliante dentiera) e Santoro, alias Maalox (soffre di atroci bruciori di stomaco) diventano la «Squadra speciale Minestrina in brodo». E, pur combinandone di cotte e di crude, riescono a risolvere un caso molto difficile, aiutando il giovane commissario Lugaro che ha sostituito Pammattone e tiene in alta considerazione il suo predecessore e la sua grande esperienza. Durante le loro indagini, i nostri tre pensionati mangiano diversi cibi (con effetti collaterali non sempre piacevoli!) ma ho preferito scegliere il piatto che dà il titolo e il nome alla squadra: la minestrina in brodo. Certo non si tratta di una ricetta elaborata e non ho alcuna pretesa di insegnare come farla. Sicuramente in ogni famiglia se ne prepara una “versione” diversa, a seconda dei gusti e delle tradizioni. La ricetta che condivido oggi con voi è quella semplice, classica con un brodo di verdure (non fatto con il dado!) da mangiare la sera, quando fuori fa freddo, dopo una giornata pesante, per scaldare lo stomaco e il cuore...magari leggendo o guardando un bel giallo!

Per gustare un’ottima minestra l’importante è preparare un buon brodo fatto in casa bello saporito, perché con il brodo di dado non è la stessa cosa. (Diciamo che all’occorrenza va bene anche il dado, ma che sia almeno biologico!).  La minestra in brodo della ricetta è stata preparata con della comune pastina ma ci si può sbizzarrire e utilizzare un qualsiasi formato: stelline, quadrucci, capelli d’angelo, risoni, tempestina….

Ingredienti per 2 persone

una cipolla - due carote - due coste di sedano - mezzo porro - 2 pomodorini (e altre verdure a piacimento)
brodo q.b.
80/90 gr di pastina
parmigiano grattugiato q.b. - olio evo q.b.

Anzitutto preparate un brodo di verdure facendole bollire in acqua fredda per 20/30 minuti. Passate le verdure o frullatele (in base alla consistenza che preferite), versate la crema così ottenuta nel brodo, aggiungete la pastina e fate cuocere per 10 minuti aggiungendo acqua calda se serve. Servitela cospargendola con parmigiano grattugiato a piacere e un filo di olio extravergine di oliva. Ai bambini (e non solo!) piace anche con un formaggino. Buon appetito!