29/04/2020

CRIMINAL MINDS SI FA IN TRE…DUE SPIN-OFF DI SUCCESSO!


Dalla fantastica serie di “Criminal Minds” sono nate altre due serie: “Criminal Minds - Beyond borders” e “Criminal Minds – Suspect behaviour”. I due spin-off, pur riscuotendo molto successo, rispetto alla serie “madre” hanno avuto vita breve: due stagioni per il primo ed una sola per il secondo. Beh! Ad essere sincera non ho ben capito la motivazione di queste interruzioni, visti gli alti indici di ascolto ma, si sa, sono i soldi a comandare ed evidentemente per i produttori il gioco non valeva la candela. Detto questo, vorrei comunque parlarvene, nella speranza che prima o poi le alte sfere di Hollywood ci ripensino (…??). Cominciamo da “Criminal Minds – Beyond borders” …già nel titolo è racchiusa la caratteristica delle indagini di cui parla. “Beyond borders”, per chi non conosce l’inglese, significa “oltre i confini”. A differenza del BAU originale, infatti, che viaggia in lungo ed in largo ma sempre all’interno degli Stati Uniti d’America, l’International Division arriva in ogni angolo del mondo in cui un cittadino statunitense è coinvolto in un reato o vittima di aggressioni, omicidi e sparizioni. Anche questa squadra è molto affiatata ed è composta da cinque agenti eccellenti: Jack Garret (interpretato dal bravissimo Gary Sinise), il capo, è un veterano con un’esperienza ventennale nel Bureau. È sposato e ha 5 figli e la sua priorità, non appena chiude un caso, è quella di tornare a casa dalla sua famiglia. Clara Seger, antropologa culturale, poliglotta, con profonde conoscenze di tutte le usanze ed i costumi delle popolazioni mondiali, è la vice di Garret, al quale la legano una profonda amicizia e una grande stima professionale. Clara ha perso il marito e si è presa un periodo sabbatico, dopo il quale è stato Jack ad insistere per farla tornare sul campo…e meno male! C’è poi Matthew Simmons, agente specializzato in azioni tattiche, anch’egli esperto e sempre pronto all’azione; sposato e padre di tre bambini piccoli, Simmons è passato al “profiling” dopo aver lasciato l’unità speciale di intervento. Particolarmente amica di Simmons, con il quale scherza sempre, è Mae Jarvis, medico legale del gruppo, reclutata dal Bureau e scelta da Jack nonostante la sua giovane età. E per finire troviamo Russ Montgomery, “Monty”, l’analista del gruppo nonché esperto informatico. Simpatico, brillante, un po’ burlone ma capace di grande serietà sul lavoro, ha il delicatissimo compito di fare da intermediario fra la squadra e i parenti delle vittime, assistendoli e tenendoli aggiornati sugli sviluppi delle indagini. È, inoltre, il mago del web, in continuo contatto con il gruppo in trasferta, al quale offre il necessario supporto e tutte le informazioni delle quali ha bisogno. La “sede” del team è l’aereo che li trasporta. Al suo interno i nostri agenti lavorano e vivono e hanno a disposizione tutta la tecnologia di cui necessitano. Ogni episodio non è una semplice indagine ma è come un viaggio e diventa un’esperienza forte e unica per la squadra e per i telespettatori. Riesce a far conoscere, seppur brevemente, una città o un Paese e mi auguro davvero che riprendano a girarla! 
L’altro spin-off creato da Criminal Minds è Criminal Minds – Suspect behaviour” (che tradotto significa “comportamento sospetto”). A differenza delle altre di cui vi ho parlato, in questa serie si raccontano le vicende di una squadra di profiler del BAU un po’ fuori dagli schemi, alle prese con i peggiori criminali della nazione. Il team, infatti, è una delle cosiddette Red Cells dell’FBI, ovvero squadre di pronto intervento che operano al di fuori della burocrazia di Quantico, e che rispondono del loro operato soltanto al direttore del Bureau. Cooper e i suoi uomini fanno affidamento su metodi d'indagine alternativi e controcorrente, e su tattiche d'azione decisamente aggressive, per scavalcare gli intoppi e le lungaggini che bloccano e rallentano le indagini tradizionali. A guidare la squadra, come dicevo, c’è Sam Cooper (il poliedrico Forest Whitaker!), agente esperto dal passato burrascoso, un po’ “ombroso”, disposto a rischiare la carriera e la vita pur di arrivare alla verità e, soprattutto, di proteggere i suoi uomini. Accanto a lui troviamo Mick Rawson, affascinante ex soldato britannico e ottimo tiratore scelto; Gina La Salle, giovane agente bella e all’apparenza fragile ma decisa e acuta osservatrice; Johnathan Simms, detto “il Profeta”, ex detenuto convertito al bene che dopo la galera ha scelto di abbracciare la filosofia Zen e di servire la giustizia; Beth Griffith, schietta e sicura di sé, arriva per ultima nella squadra ma riesce ad occuparvi un posto preciso, fornendo sempre un importante contributo. Ad aiutare il team “da remoto” troviamo la fantastica Penelope Garcia, presa “in prestito” dalla serie madre, e sempre preziosa per il supporto informatico…piccola curiosità: mentre in Criminal Minds viene chiamata sempre con il cognome, in questa serie è per tutti la colorata e preziosa Penelope. Le indagini di questa originalissima squadra sono altrettanto singolari e spesso gli agenti che la compongono agiscono un po’ allo “sbaraglio”, rischiando la vita…ma quando riescono a fermare o a catturare il criminale di turno, vivono l’esperienza come una vittoria dell’umanità e della giustizia, della quale si sentono semplici strumenti. È questa la forza di questa serie e spero vivamente che i produttori ci ripensino e riprendano a girare una nuova stagione! Ed eccoci qui a pensare al gusto…inutile dire che, come per la serie d’origine, anche i due spin-off non offrono alcun tipo di spunto, anzi! Qui non si mangia praticamente mai! L’unico è Jack che, quando torna a casa, trova la tavola pronta attorno alla quale si riunisce con la famiglia…per il resto niente! E così ho pensato di abbinare a queste due serie televisive che incarnano i grandi valori e ideali americani, un piatto tipico made in USA: i bagels. Si tratta di una pasta lievitata originaria della cucina polacca ed ebraica, il cui impasto, a forma di grosso anello, viene cotto al forno dopo una breve bollitura in acqua. Questo tipico “pane” è stato introdotto negli Stati Uniti dagli immigrati polacchi, appunto, che lo preparavano in patria già dal 1600, ed in ogni zona e città in cui si sono stanziati, hanno riscosso subito un grande successo e hanno acquisito delle diverse caratteristiche. Gli americani li consumano imbottiti, come dei sandwich, o anche da soli o imburrati per uno spuntino veloce. Io vi propongo la ricetta classica nella quale mi sono cimentata…e vi invito a provarli: non è difficile come sembra. E per la farcitura…sbizzarritevi!!!
BAGELS   
Ingredienti: 550 gr farina - 310 ml acqua tiepida - 2 cucchiai miele - 1 cucchiaio zucchero - 1 cucchiaino lievito di birra - 5 gr sale - 1 uovo - 1 cucchiaio di latte - semi di papavero (o sesamo)
Versate l'acqua tiepida in una ciotola capiente, aggiungete il lievito e mescolate poi aggiungete anche il miele (scegliete un miele fluido). Versate intanto la farina e il sale nella ciotola dell'impastatrice e aggiungete l'acqua in cui avete già sciolto il lievito e il miele. Impastate il composto per 10 minuti finché diventa liscio e compatto (se l'impasto è ancora molto slegato e colloso, aggiungete qualche cucchiaio di farina, poca per volta). Coprite l'impasto con un panno e fate lievitare per 2 ore. Trascorso il tempo di lievitazione, dividete il composto in 8 parti e fatele rotolare per formare 8 palline. Con le dita, formate un buco al centro di ogni pallina, in modo da creare una ciambella. Sistemate i bagel su una teglia coperta di carta forno, infarinate leggermente il foro centrale e fate lievitare per altri 45 minuti. A questo punto siete pronti per iniziare la cottura dei panini. Portate ad ebollizione una pentola d'acqua e aggiungete il cucchiaio di zucchero.
Non appena l'acqua inizia a bollire, abbassate la fiamma in modo che l'ebollizione sia delicata. Immergete nell'acqua uno o due bagel per volta, in base alla capienza della pentola, e fateli cuocere per un minuto. Poi, aiutandovi con un mestolo di legno, girateli sull'altro lato e fateli bollire per un altro minuto. Con una schiumarola, rimuovete i bagel dall'acqua e fateli raffreddare su un panno. Quando avrete fatto bollire tutti e 8 i panini, sistemateli su una teglia ricoperta di carta forno e spennellateli con un mix fatto con l'uovo sbattuto e il latte. Aggiungete i semi di papavero (o sesamo se preferite) e infornate i bagel nel forno caldo statico a 180° C per 20/25 minuti, finché l'impasto
diventa dorato. Fateli intiepidire leggermente e farciteli con il vostro ripieno preferito. A me piacciono molto con salmone e burro all’erba cipollina ma anche con formaggio e salumi non sono male. Gustateli guardandovi un episodio di Criminal Minds e bevendo una bella birra fresca! Vi aspetto la prossima settimana!

22/04/2020

CRIMINAL MINDS: UNA SQUADRA DI PROFILER A CACCIA DI SERIAL KILLER


Quello di oggi è il mio post numero 100 e quindi vorrei parlarvi della mia serie televisiva “made in USA” preferita, nata dalla mente geniale dello sceneggiatore e produttore statunitense Jeff Davis: Criminal Minds. Non so quanti di voi la conoscano ma per quelli che non l’hanno mai vista…beh! Non sapete cosa vi siete persi!!! Dopo aver letto il mio post, quindi, vi invito a correre a cercare le repliche per mettervi in pari, in attesa di vedere la 15^ ed ultima stagione. Già perché proprio qualche settimana fa negli USA è stato trasmesso l’ultimo episodio dell’ultima stagione, appunto, con il quale è calato il sipario su questa serie, con grande dispiacere dei fan che non si danno pace e chiedono a gran voce che i produttori ci ripensino…purtroppo non credo ci siano molte speranze e, comunque, ad un certo punto si deve pur mettere la parola fine, anche se costa molta fatica. Ma torniamo a noi: di cosa parla “Criminal Minds”?
La serie racconta il lavoro del BAU (Behavioral Analysis Unit), cioè dell’Unita di Analisi Comportamentale, una squadra di esperti psico-criminologi dell’FBI, incaricati di elaborare un profilo psicologico e comportamentale degli assassini seriali (o serial killer), in modo da prevederne le mosse, fermarli e, soprattutto, assicurarli alla giustizia. Solitamente la squadra viene chiamata in ogni parte del paese dalla polizia locale alle prese con delitti particolarmente efferati e riconducibili, appunto, ad un criminale seriale. Rapimenti, violenze, omicidi, torture…i profiler intervengono in diverse situazioni e per diverse tipologie di crimini, spostandosi dalla sede centrale di Quantico, in Virginia, verso le città in cui c’è bisogno del loro intervento. Per creare la serie Davis si è fatto aiutare da un vero profiler, ex agente dell’FBI, e spesso si è ispirato a veri fatti di cronaca (…cosa che mette davvero i brividi!). Ogni episodio inizia con la presentazione del caso alla squadra, la quale poi si ritrova sul jet dell’FBI che la trasporta sul luogo del delitto. Seduti a bordo i nostri esperti cominciano a discutere delle varie caratteristiche dell’S.I. (Soggetto Ignoto): la vittimologia, il “modus operandi”, le scene del crimine, il possibile movente, ecc. Ciascuno di loro ha una preparazione particolare ed un compito ben preciso, ognuno fornisce il proprio contributo e la soluzione del caso si raggiunge grazie alla loro capacità di lavorare in gruppo, mettendo insieme i vari pezzi del puzzle. L’assetto della squadra ha subìto delle variazioni nel corso degli anni ma ogni personaggio (ed ogni attore) ha lasciato una propria originale impronta e non posso assolutamente esimermi dal presentare una per una almeno le figure principali. Inizialmente alla guida del BAU c’era Jason Gideon (interpretato da Mandy Patinkin), colui che ha ideato e creato la squadra, affiancato da Aaron "Hotch" Hotchner (Thomas Gibson), che gli subentrerà dalla 4^ stagione. Gideon è il mentore di Hotch e conosce profondamente ciascuno dei suoi agenti, per questo è riuscito a trovare il loro potenziale, la loro particolare capacità e li aiuta a mettersi continuamente in gioco, facendo attenzione a non lasciarsi ingannare da niente e da nessuno. Hotch è un uomo tutto d’un pezzo, sempre molto concentrato, apparentemente impermeabile a qualsiasi coinvolgimento ed emozione. Ha dovuto sacrificare molto della sua vita privata per il suo lavoro e guida la squadra con autorevolezza, caricandosi spesso sulle spalle il peso di scelte molto difficili. Derek Morgan (il bellissimo Shemar Moore!), il cui cervello lavora di pari passo con i muscoli, è affascinante e sempre pronto all’azione. Ha scelto di entrare nell’FBI per superare dei traumi infantili e per emulare il padre, poliziotto morto in servizio e ha un bellissimo rapporto di amicizia con l’esperta informatica, nonché ex hacker, Penelope Garcia (Kirsten Vangsness), la quale si dice perdutamente innamorata di lui e a lui solo permette di chiamarla “bambolina”. Penelope, chiusa nel suo ufficio pieno di computer e di gadgets coloratissimi, inorridisce davanti alle violenze che spesso deve documentare alla squadra; non è quasi mai sul campo ma fornisce un supporto importantissimo che spesso si rivela fondamentale per la soluzione delle indagini. Jennifer “JJ” Jareau (A.J. Cook). Cercando di dividersi fra il “lavoro” di moglie e madre e quello di agente dell’FBI, JJ è l’esperta nelle relazioni con i mass-media e con i parenti delle vittime. La sua umanità, la sua dolcezza e la sua grande forza d’animo la trasformano spesso nel “collante” della squadra, anche se, all’occorrenza, è capace di tirare fuori una grinta fuori dal comune. JJ è molto legata al fantastico dottor Spencer Reid (Matthew Gray Gubler), eccentrico e geniale, capace di leggere un libro in meno di un’ora, di risolvere un’intricata equazione in tre minuti, di “vedere” ciò che agli altri sfugge e di snocciolare dati e citazioni di qualsiasi tipo…ma completamente imbranato nella vita pratica e spesso incapace di relazionarsi con le persone.  Il suo apporto è sempre decisivo e nella squadra, che è praticamente la sua famiglia, riesce ad essere sé stesso ed a crescere umanamente. Altra presenza femminile è la pragmatica Emily Prentiss (Paget Brewster), che, arruolata dall’Interpol, lascerà la squadra per un lungo periodo di tempo, per poi tornare e prenderne il comando, succedendo a Hotch nelle ultime quattro stagioni. Emily è colta, sofisticata, sempre a suo agio, calcolatrice, capace di trovare il famoso ago nel pagliaio, se necessario. Nel susseguirsi delle stagioni dimostrerà un carattere davvero “tosto” e saprà stupire i suoi stessi colleghi in diverse occasioni, mostrando lati di sé abitualmente nascosti. Infine abbiamo il veterano italo-americano David Rossi (Joe Mantegna). Rossi è un grande esperto profiler, ha scritto molti libri e tiene corsi sulla materia ed è molto conosciuto e stimato. Si trova spesso a prendere in mano le redini della squadra quando il “capo” di turno è momentaneamente impossibilitato ma non vuole occupare quel ruolo in pianta stabile. Le sue conoscenze ed i suoi trascorsi sono spesso utili per dare una svolta decisiva alle indagini e lavora molto spesso in coppia con Reid, davanti alle cui capacità si stupisce e per il quale nutre un affetto quasi paterno. Ci sono anche altri agenti che entrano ed escono di scena nelle varie stagioni ma quelli che ho appena elencato sono, per così dire, i “principali”. Mi rendo conto di essermi un po’ dilungata nella loro presentazione ma, vi assicuro, era necessario perché “la serie” sono loro; le loro vite e le loro relazioni sono il “fil rouge” che unisce tutte gli episodi, anno dopo anno. La forza di questa serie televisiva sta proprio in questo: nonostante vengano presentate le brutture e le cattiverie alle quali un uomo può arrivare, alla fine l’umanità, la solidarietà, l’amicizia, l’amore…insomma tutto ciò che è positivo comunque vince, anche quando ti lascia un po’ di amaro in bocca, anche quando non si riesce a salvare qualcuno, anche quando non si riesce ad arrestare il colpevole di turno…alla fine l’importante non è quello che non si è fatto ma quello che si è riusciti a fare, alla fine l’importante è riuscire a restare umani e a scegliere sempre il bene. Ok, ora però basta altrimenti mi metto a piangere!!! Veniamo al gusto…beh! Da questo punto di vista la serie è un vero disastro!!! Gli agenti del BAU non hanno mai tempo per fermarsi, trangugiano caffè, mangiano al volo hamburger o cibo da asporto, lasciato puntualmente a metà sulle varie scrivanie…l’unica che ogni tanto riesce a regalarsi una “coccola” dolce è la mitica Penelope (e la adoro anche per questo!), che ama in particolare i muffin e la golosa e coloratissima (come lei) torta Red Velvet…quindi ho avuto poca scelta e ho dovuto cimentarmi in questa ricetta. Il suo nome significa “velluto rosso” ed è un dolce americano dal gusto paradisiaco… oltretutto, è dello stesso colore del logo della serie. E allora ecco a voi la dolcissima 
RED VELVET CAKE
Ingredienti per la torta: 300 g di zucchero - 120 g di burro morbido - 2 uova grandi - 260 g di latticello (125 g di yogurt magro + 135 g di latte parzialmente scremato o intero+ 1 cucchiaino di succo di limone) - 1 o 2 cucchiai di colorante alimentare rosso -  2 cucchiai molto rasi di cacao amaro (circa 15 g) -  275 g di farina 00 setacciata - 1 cucchiaino di bicarbonato - 1 cucchiaino di aceto bianco - 1 cucchiaino di vaniglia
Per la crema al mascarpone: 250 g di mascarpone - 250 ml di panna fresca da montare - 80 g di zucchero a velo - mezzo cucchiaino di vaniglia - lamponi o fragole per guarnire (opzionale)
Iniziate facendo il latticello. In una caraffa mescolate lo yogurt con il latte ed il succo di 1 cucchiaino di limone e fate riposare per 30 minuti a temperatura ambiente. Passate poi alla torta. Nella planetaria o in una ciotola con le fruste elettriche montate il burro morbido con lo zucchero e la vaniglia fino ad avere un composto chiaro e spumoso. Aggiungete al composto di burro, un uovo leggermente sbattuto e, impastando a velocità media, un cucchiaio di farina, in questo modo l'impasto non si "straccerà". Quando il primo uovo si è amalgamato, aggiungete il secondo sempre leggermente sbattuto e un altro cucchiaio di farina preso sempre dal totale. Aggiungete il colorante al latticello che avete preparato in precedenza. Potete aggiungere altro colorante più avanti, se il composto non dovesse essere sufficientemente rosso. Setacciate il cacao ed aggiungetelo alla farina precedentemente setacciata. Con le fruste in movimento a velocità medio-bassa aggiungete metà del latticello all'impasto e subito dopo la metà della miscela di cacao e farina. Ripetete il procedimento fino alla fine degli ingredienti, pulendo con un leccapentole le pareti della ciotola tra un'aggiunta e l'altra. In una ciotolina mescolate il bicarbonato con l'aceto: si formerà una leggera schiuma che dovrete subito aggiungere all'impasto. Mescolate brevemente fino ad avere un impasto ben amalgamato e liscio. A questo punto potete aggiungere altro colorante alimentare, se necessario.
Dividere l'impasto in 3 teglie, precedentemente imburrate e infarinate, dal diametro di 18 cm o fate cuocere il dolce in uno stampo unico da 22 cm. Cuocete le torte in forno caldo a 170° per circa 25-30 minuti, se optate per lo stampo unico prolungate la cottura per altri 15 minuti (prima di sfornare fate sempre la prova stecchino, che deve uscire asciutto). Lasciate intiepidire le basi nella tortiera per 15 minuti, poi trasferitele su una griglia per farle raffreddare completamente. Per la crema al mascarpone. Mettete la ciotola e le fruste in freezer in modo che la vostra crema si monti velocemente. Con le fruste a velocità minima montate il mascarpone insieme alla panna fresca e lo zucchero a velo. Aumentate la velocità man mano e fermatevi appena avrete un composto cremoso, perché se lo lavorate troppo rischiate di trasformare la vostra bella crema in burro. Componete ora il dolce. Rifilate le basi per avere strati tutti uguali. Se avete fatto un’unica base, tagliatela in tre strati, facendo attenzione a non romperla. Mettete la prima base su di un'alzata. Con l'aiuto di una sac à poche usa e getta con punta tonda di medie dimensioni applicate uno strato uniforme di farcia. Posizionate la seconda base e procedete come avete fatto in precedenza. Ultimate il dolce con l'ultima base di torta, mettete un leggero strato di crema solo al centro, fate tanti ciuffetti di crema al mascarpone lungo la circonferenza, con l'aiuto di una spatola o con il dorso inumidito di un cucchiaino stendete un ciuffetto alla volta verso il centro. Infine decorate la torta con fragole o lamponi, a vostro piacimento. È un dolce di grande effetto scenico, perché è colorato e goloso: nessuno saprà resistere e vi converrà fare attenzione perché può creare dipendenza!!!!! Alla prossima!

15/04/2020

CALLADINE E BAYLISS: INDAGINI NEL NORDOVEST INGLESE


Non si sa molto di Helen H. Durrant ma secondo me è un’autrice che merita un posto di rilievo nel panorama della letteratura gialla britannica. Ambienta i suoi libri nella zona in cui vive e lavora, il Nordovest dell’Inghilterra, un luogo che la scrittrice conosce bene e che si trova tra due contee, tra la città e le colline. Questo posto, ricco di insediamenti industriali e scorci di lussureggiante campagna, è fonte di ispirazione per lei, tanto che è proprio qui che si muovono Calladine e Bayliss, i due detective protagonisti di una serie thriller di successo. Il suo è uno stile nudo e crudo, che sa arrivare nei meandri più oscuri e pericolosi della mente e dei sobborghi poveri, ricchi solo di disperazione e di violenza. Il suo primo libro “Il silenzio della morte” si presenta subito come un thriller decisamente fuori dal comune, pieno di “pugni nello stomaco” e di colpi di scena e capace di tenere il lettore incollato alle sue pagine, dalla prima all’ultima, senza sosta. Il navigato ispettore Tom Calladine e la giovane sergente Ruth Bayliss vengono chiamati nel parco giochi del complesso di case popolari di Hobfield, dove viene fatta una macabra scoperta: un sacchetto con delle dita mozzate. I due formano professionalmente una coppia molto affiatata e si buttano a capofitto nelle
indagini, sfidando la rete della criminalità organizzata che sfrutta giovani innocenti, abbandonati dalla società in balìa delle varie gang. Devono mettersi sulle tracce dell’assassino prima che tutto il quartiere venga sopraffatto dalla violenza. Si tratta di un regolamento di conti o c’è sotto altro? L’istinto di Calladine gli suggerisce che il caso nasconde qualcosa di decisamente brutto e insieme a Bayliss ed al resto della loro squadra battono con perizia tutte le possibili piste. Ben presto si trovano coinvolti in una lotta contro il tempo, fino a trovarsi in un sentiero che passa pericolosamente vicino alle loro vite… Ovviamente mi fermo qui e vi invito a leggere questo thriller: sono sicura che vi piacerà. Anche Calladine e Bayliss, purtroppo, presi dal ritmo serrato delle indagini, fanno parte della lunga schiera di poliziotti che sembrano vivere d’aria, incapaci di fermarsi a mangiare qualcosa…quindi ho deciso di scegliere una delle specialità anglosassoni che vengono solitamente proposte nei pub, ottime per accompagnare una pinta di birra: le jacket potatoes. Si tratta di patate medio-grandi, cotte nel forno o sul barbecue e poi farcite. La loro principale caratteristica è il mantenimento della buccia e la cottura nella carta stagnola, mentre la farcitura varia a seconda del luogo e delle preferenze (formaggio, pancetta, uova, prosciutto, fagioli, cipolle…). Io vi propongo una delle tante varianti e vi suggerisco di gustarle ancora calde, per non perdere il gusto, obviously!

JACKET POTATOES
Ingredienti: 4 patate medio-grandi - 100 g di pancetta affumicata - • 100 g di formaggio emmenthal – sale – pepe -  cipollotti freschi
Lavate bene le patate e strofinatele con un canovaccio pulito in modo da pulire bene la buccia. Avvolgete ogni patata con carta stagnola. Posizionate le patate su una teglia rivestita di carta forno ed infornatele in forno già caldo a 200°C per 50/60 minuti. Controllate la cottura infilando un coltello prima di sfornare e se serve proseguitela ancora per 10 minuti. A parte, intanto, rosolate la pancetta e i cipollotti in una padella fino al grado di cottura desiderato e tagliate il formaggio in pezzetti piccoli. Una volta cotte, sfornate le patate ed incidetele direttamente sulla stagnola con due tagli a croce, aprite un poco i lembi e scavate le patate con un cucchiaino. Fate attenzione a non scavare troppo e bucare le patate sul fondo o dai lati. Riempite le patate con un cucchiaino di pancetta, del cipollotto e con il formaggio che si scioglierà con il calore della patata. Servite immediatamente ed accompagnatele con una bella birra inglese o un bicchiere di vino rosso: il loro gusto vi conquisterà! Buon appetito e buona lettura!