13/04/2022

ILARIA TUTI E TERESA BATTAGLIA: DUE DONNE FORTI DAL FREDDO DELLE MONTAGNE FRIULANE

Ilaria Tuti, classe 1976, è nata e vive a Gemona del Friuli, in provincia di Udine. Ama la fotografia e la pittura e ha conseguito la laurea in Economia e commercio. Ha lavorato per un po’ di tempo come illustratrice per una piccola casa editrice e poi ha deciso di scrivere dei romanzi gialli, creando un personaggio unico e affascinante: Teresa Battaglia, commissario e profiler. Il primo romanzo che la vede protagonista è “Fiori sopra l’inferno”, a cui fanno poi seguito “Ninfa dormiente”, “Luce della notte” e “Figlia della cenere”. Per il momento ho letto solo i primi due…ma vi assicuro che non vedo l’ora di procurarmi e di leggere anche gli altri! Iniziamo, comunque, dal primo, un vero e proprio “caso letterario” che ha riscosso subito un grande successo e si è meritato una “Menzione speciale” al Premio Scerbanenco. La storia si svolge in un paesino (immaginario) delle montagne friulane (anche il paesaggio è uno dei protagonisti
del libro e diventa parte integrante della narrazione). Travenì, come tanti altri, è un paesino chiuso e restio ad accogliere gli estranei, legato ancora alle credenze popolari ed alle tradizioni che si tramandano di padre in figlio. Gli adulti cercano di proteggere il loro tranquillo e rassicurante “tran-tran” e i bambini, nel presente come nel passato, vivono in un mondo tutto loro, fatto di miti, di alleanze, di amicizia e di lealtà. Nei boschi vicini al paese è successo e sta succedendo qualcosa di inquietante, qualcosa che costringerà la Polizia a scavare sempre più a fondo, sia nella natura impervia, sia nel passato di quei luoghi ostili. “Tra i boschi e le pareti rocciose a strapiombo, giù nell’orrido che conduce al torrente, tra le pozze d’acqua smeraldo che profuma di ghiaccio, qualcosa si nasconde. Me lo dicono le tracce di sangue, me lo dice l’esperienza: è successo, ma potrebbe risuccedere. Questo è solo l’inizio. Qualcosa di sconvolgente è accaduto, tra queste montagne. Qualcosa che richiede tutta la mia abilità investigativa. Sono un commissario di polizia specializzato in profiling e ogni giorno cammino sopra l’inferno. Non è la pistola, non è la divisa: è la mia mente la vera arma. Ma proprio lei mi sta tradendo. Non il corpo acciaccato dall’età che avanza, non il mio cuore tormentato. La mia lucidità è a rischio, e questo significa che lo è anche l’indagine. Mi chiamo Teresa Battaglia, ho un segreto che non oso confessare nemmeno a me stessa, e per la prima volta nella vita ho paura”. Questa è la traccia che si trova sulla quarta di copertina del libro e mette subito in chiaro alcuni aspetti del carattere del commissario. Anzitutto la sua specializzazione (è una delle prime e poche profiler italiane) che la porta a documentarsi per conoscere a fondo l’ambiente e le persone che fanno “da sfondo” alla vicenda. È una donna estremamente intelligente, acuta, attenta, capace di empatia e di andare oltre le apparenze e le prove tangibili. È sulla sessantina, ormai sulla strada della pensione, non è atletica ed è diabetica (anche
se nelle sue tasche non mancano mai delle caramelle e, in particolare, delle rotelle di liquirizia!). Si mostra scorbutica e cinica ma il suo cuore, segnato da vecchie ferite mai del tutto rimarginate, è grande. Forte ma anche fragile, capo serio ed esigente e, al contempo, “mamma chioccia” dei suoi uomini, Teresa sta combattendo una lotta interiore che mette a dura prova la sua lucidità e le sue innate e straordinarie doti investigative. Accanto a lei l’anatomopatologo (e amico) Antonio Parri, i suoi due “storici” e fidati collaboratori, Parisi e De Carli, e il procuratore Gardini. Ed infine il nuovo arrivato, l’ispettore Massimo Marini, giovane e inesperto ma con una gran voglia di imparare e di mettersi alla prova, esatta antitesi di Teresa, con la quale si scontra praticamente subito. Anche Massimo nasconde un segreto che continua a tormentarlo e a segnare la sua vita e che lo costringerà ad affrontare i fantasmi del suo passato. Arrivato in provincia dalla città, farà di tutto per inserirsi nella squadra e, soprattutto, per essere accettato e apprezzato dal suo nuovo superiore…ci riuscirà? A voi scoprirlo…perché io mi fermo qui e non vi dirò altro! Leggete i romanzi di Ilaria Tuti e sono sicura che, come è capitato a me, vi troverete subito catapultati in un altro mondo, nelle indagini del commissario Battaglia e nelle vicende degli abitanti di Travenì. Per quanto riguarda il gusto, invece, nei libri che ho letto non c’è traccia di cibo…o meglio…i “nostri” personaggi sono talmente presi dalle indagini da non avere nemmeno il tempo di mangiare…e oltre a questo c’è anche il fatto che Teresa Battaglia è diabetica e la sua unica debolezza è costituita, come già accennato, dalle rotelle di liquirizia e dalle caramelle. Quindi non ho ricette o piatti particolari da proporvi, almeno per quanto riguarda i primi due libri…ma vi prometto che, se ne troverò almeno uno degno di nota nei libri successivi, lo preparerò e tornerò a parlarvi di Ilaria Tuti e di Teresa Battaglia. Nel frattempo, vi invito a procurarvi un bel sacchetto di caramelle (rotelle di liquirizia, gommose, frizzanti…e tutto ciò che più vi piace!), a mettervi comodi sul divano o sulla poltrona e a mangiarle leggendo le avventure del commissario Battaglia…vi piaceranno sicuramente! Alla prossima lettura!

04/04/2022

"LA CUOCA DI HIMMLER": una donna e la sua storia nella Storia

Franz-Olivier Giesbert è un giornalista, editorialista, biografo, conduttore televisivo e scrittore franco – americano. È nato a Wilmington, negli Stati Uniti, nel 1949 ma le sue origini sono tutte europee: il padre proveniva da una famiglia con radici tedesche ed ebraiche e la madre era una cattolica francese. Franz-Olivier, il cui nome riporta proprio a queste origini, cresce con il desiderio di diventare scrittore e già prima della laurea inizia a pubblicare degli articoli in materia di storia. Le sue prese di posizione rispetto alla politica lo rendono presto un brillante corrispondente dagli USA e uno dei giornalisti più “scomodi” in Francia, ma questo non gli impedisce di fare carriera e di “spaziare” anche in altri campi. Quello che a me interessa in particolare, ovviamente, è la sua attività di scrittore e, più precisamente, il suo libro “La cuoca di Himmler”, pubblicato nel 2013, divenuto subito un “caso editoriale” in Francia e un best-seller in tutto il mondo. Ad essere sincera, sono incappata in questo libro un po’ per caso e un po’ per curiosità. Avevo letto delle recensioni contrastanti ma è stato il titolo ad attirarmi fin da subito…forse perché in sole quattro parole riesce a dirti già molto di quello che ti aspetta una volta iniziata la lettura…che comunque si rivela ben presto molto coinvolgente. Si parla di una donna, più precisamente di una cuoca, che cucina nientemeno che per Himmler…quindi possiamo inserire il romanzo in un momento storico tremendo e preciso. Poi, però, iniziando a leggere si capisce subito che il titolo rivela solo una minima parte di
quello che il libro racconta. La protagonista, Rose, è una donna che nel 2012, all’età di 105 anni, decide di scrivere la sua biografia e lo fa senza mezzi termini e senza nascondere nulla, con una lucidità e una schiettezza uniche. Rose, nata in Armenia nel 1907, racconta la sua storia raccontando tutto il XX° secolo e lo fa con la passione, con la rabbia, con la “fame” di vita che la contraddistinguono e ne fanno una donna forte e vera, con un carattere indomito, forgiato nella sofferenza, una donna capace di amare e di odiare con la stessa intensità. Nel 1915, a soli 8 anni, perde tutta la famiglia nell’orrore del genocidio armeno. E da quel momento la sua infanzia finisce e inizia la sua “avventura” nel mondo. Prima in Turchia, poi in Provenza, a Parigi, negli Stati Uniti, in Cina e di nuovo in Francia, Rose sperimenta sulla sua pelle il massacro degli armeni, l’orrore dell’Olocausto, i deliri del maoismo e la ferocia dell’uomo in tutte le sue declinazioni. “La Storia è una porcheria. Mi ha portato via ogni cosa. I figli. I genitori. Il mio più grande amore. I gatti. Non capisco la deferenza imbecille che la specie umana le riserva.” Questa è una delle tante affermazioni di Rose che, accanto alla lista delle persone che ha più amato, ne ha stilata una di chi, fin da bambina, le ha fatto del male o ne ha fatto a chi amava. E spunta nome per nome, perpetrando l’unica giustizia che conosce: la vendetta. Uccidere, amare, cucinare…Rose fa tutto in modo quasi perfetto, buttandosi a capofitto in ogni esperienza, sperimentando tutto in prima persona. E nei vari flashback presenti nel libro riesce a guardare al passato e a vivere il presente utilizzando sempre la sua personale scala di valori, chiamando ogni cosa con il suo nome e sempre con la disarmante e nuda verità. Non vado oltre perché vorrei davvero invitarvi a leggere questo romanzo, che non si può chiudere in un solo genere, anzi! È un romanzo storico? Sì ma non solo… È un giallo? Beh, anche….È un romanzo d’amore?...forse un pochino...È una biografia? Si, anche questo si può dire…È un libro di cucina? Non proprio ma il cibo e la sua preparazione sono fortemente presenti…insomma…dovete proprio leggerlo per capire cosa intendo! Per quanto riguarda il gusto…non si può in alcun modo dire che Rose non ne abbia, anzi, il suo palato è raffinato e lei è una cuoca sublime, che si cimenta in veri e propri piatti gourmet. Io, però, ho scelto di andare a “pescare” una ricetta semplice della sua infanzia, il plaki, un piatto che ancora oggi viene cucinato in diverse varianti. Quella che vi propongo è la versione della nonna di Rose e sono certa che vi piacerà.

RICETTA PLAKI DELLA NONNA – Ingredienti per 4 persone – 1 chilo di fagioli bianchi grandi tipo “Spagna” (o 4 scatole se preferite quelli già cotti) – quattro/cinque carote – tre/quattro gambi di sedano – 1 cipolla – 2/3 pomodori maturi (4/5 se piccoli) – uno spicchio di aglio (a piacere) – prezzemolo – olio evo – sale – pepe – acqua q.b.

In una casseruola fate appassire con un filo d’olio evo la cipolla affettata sottile e lo spicchio d’aglio sbucciato e intero. Unite le carote a rondelle, fatele rosolare qualche minuto, quindi aggiungete il sedano, i pomodori tagliati a dadini, i fagioli (già precedentemente lessati) e coprite il tutto con un po’ d’acqua (quanto basta per coprire le verdure). Lasciate cuocere a fuoco lento per un’oretta circa. Aggiungete sale e pepe e terminate la preparazione con il prezzemolo tritato: si sprigionerà un profumo incredibile! Servite il piatto condito con un filo d’olio e accompagnatelo con pane (fresco o tostato) e un bicchiere di vino bianco. Il plaki si può gustare sia caldo che a temperatura ambiente e va bene per tutte le stagioni. C’è chi lo preferisce asciutto, chi un po’ più più brodoso…una cosa è certa: è un piatto davvero semplice, gustoso e decisamente salutare! Provatelo e…buon appetito!