18/12/2019

ARSEN LUPIN, IL LADRO GENTILUOMO DI LEBLANC


Maurice Marie Émile Leblanc (1864 – 1941) fu uno scrittore francese. Nato in Normandia, dopo aver abbandonato gli studi, si spostò a Parigi, dove iniziò a scrivere racconti gialli per i principali periodici francesi. Le sue opere riscuotevano un discreto successo ma non abbastanza e con esse riusciva a malapena a sopravvivere. Nel 1905 creò il personaggio di Arsen Lupin e con lui arrivò la fama. Era il periodo in cui Conan Doyle si imponeva sulla scena europea con il “suo” Sherlock Holmes e Lupin fu visto come una specie di eroe “al contrario”, quasi un antagonista del grande investigatore britannico. Già, perché Lupin era un ladro, anzi, un “ladro gentiluomo”, come lo definiva il suo autore, che non aveva niente a che fare con i comuni ladri fino ad allora conosciuti. Sembra che Leblanc si sia ispirato per questo suo personaggio alla vita di Alexandre Marius Jacob, anarchico francese e ladro geniale. Elegante, intelligente, colto, affascinante, amante dell’arte, delle
donne, del lusso e del gioco, maestro del trasformismo e del furto, abile negli sport e nelle arti marziali, con uno spiccato senso dell’humor, Arsen Raoul Lupin si può definire un moderno Robin Hood. I suoi furti, infatti, sono sempre commessi con astuzia e abilità, senza mai ricorrere alla violenza (da lui aborrita) e sempre ai danni di persone facoltose, inette e prive di scrupoli, arricchitesi sulle spalle di altri, in modo disonesto. Spesso, inoltre, ricorre alle sue “doti” per aiutare qualcuno che ha subìto un torto e cerca in lui un aiuto per avere giustizia. La sua incredibile capacità di travestirsi e di calarsi nei diversi “personaggi” che di volta in volta interpreta, lo aiutano a mettere a segno i suoi colpi, senza che nessuno lo riconosca. Ogni grande eroe per quanto solitario ha comunque qualcuno al suo fianco. E infatti accanto a lui troviamo sempre il fido Grognard, maggiordomo, autista, segretario e tuttofare, che chiama Lupin “il principale” ed è l’unico a conoscere il suo vero volto. È tranquillo, preciso e meticoloso…e sa essere molto discreto sulla intensa vita amorosa di Lupin! Ovunque si trovi ha sempre pronta una bottiglia di champagne da stappare per festeggiare la conclusione di una delle loro avventure. Lupin è seguito dalla polizia di tutta Europa ma è in patria che si trova il suo acerrimo nemico, il commissario Guerchard, iracondo e un po’ goffo, che cerca in tutti i modi di arrestarlo e
finisce sempre per essere ingannato e ridicolizzato. Quando Lupin si spinge fuori dai confini francesi poi, oltre alle autorità internazionali, si trova spesso braccato da Herlock Sholmes e dal suo imbranato “braccio destro” dottor Wilson, che ovviamente sono le due caricature dei più famosi Sherlock Holmes e dottor Watson! Anche loro, però, pur riuscendo ad avvicinarsi a Lupin in diverse occasioni, restano sempre con un pugno di mosche, incapaci di fermarlo e catturarlo. In Italia Arsen diventò Arsenio Lupin e conobbe successo più che per i libri per la serie televisiva ad essi ispirata e andata in onda fra il 1971 ed il 1975, con il bravissimo Georges Descrières. La figura del ladro gentiluomo entrò nel firmamento delle stelle della TV e l’attore ricevette moltissimi premi e riconoscimenti. Ancora oggi viene riproposto ogni tanto sui canali dedicati alle serie “vintage” ed il nome di Lupin è spesso associato a chi si batte contro i malfattori, a sostegno dei più poveri. Anche il “manga”, ovvero il cartone animato giapponese creato nel 1967 da Monkey Punch, “Lupin III” continua ad avere successo da oltre trent’anni. Il personaggio principale è il pronipote del grande Arsen Lupin, degno erede dell’abile avo. Anche attorno a lui gravitano diversi personaggi più o meno legati e ispirati alle avventure del primo Lupin, come ad esempio l’amico Jigen, l’amata Margot ed il nemico numero uno, ossia l’ispettore Zenigata. Dicevo
che Lupin è molto elegante e ha gusti raffinati, beve champagne a qualsiasi ora…ma raramente lo si vede seduto a tavola o intento a mangiare. Io ho visto molti episodi quando ero ragazzina e mi piaceva tantissimo seguire i suoi travestimenti e le sue abili peripezie…nulla era mai come sembrava, anzi, era proprio il contrario! Ed è per questo che ho deciso di abbinare a questo personaggio intramontabile un dolce francese altrettanto intramontabile che è apparentemente al contrario ed è nato da…un errore (!): la tarte tatin! Si narra infatti che mentre Stephanie, una delle due sorelle Tatin, stava preparando in tutta fretta una torta di mele per alcuni clienti (era proprietaria dell'omonimo ristorante di Lamotte-Beuvron) si dimenticò di mettere il guscio di pasta nel fondo dello stampo e che per porvi rimedio le coprì con uno strato di pasta brisée. Il risultato fu talmente apprezzato da diventare ben presto uno dei cavalli di battaglia del locale e una delle icone della pasticceria francese. Non è affatto difficile e vi propongo di cucinarla: farete un figurone!

TARTE TATIN

Ingredienti (per uno stampo da 20/22 cm): 250 g di pasta brisée (se non volete farla potete acquistarla già pronta) - 4-5 mele golden medie - 180 g di zucchero - 50 g di burro - 1 limone - 1 pizzico di sale

Imburrate il fondo dello stampo e cospargetelo con lo zucchero. Sbucciate le mele, tagliatele a spicchi e spruzzatele con il succo di limone per evitare che anneriscano. Disponete le mele nello stampo con la parte concava rivolta verso l’alto. Cuocete le mele nello stampo a fiamma moderata per circa 20 minuti, fino a quando lo zucchero sarà diventato caramellato. Levate lo stampo dal fuoco e lasciate raffreddare. Preriscaldate il forno a 220°. Trasferite la pasta brisée sulle mele, spingete i bordi di pasta verso il fondo dello stampo aiutandovi con un coltellino o un leccapentole. Cuocete la tatin nella parte bassa del forno per circa 20 minuti. Sfornatela, attendete 5 minuti, quindi rovesciatela su di un piatto. Servitela tiepida e, se volete, accompagnatela con un po’ di panna cosparsa di cannella o un po’ di gelato alla vaniglia…si volatilizzerà più velocemente di Lupin!

04/12/2019

CUORE E BATTICUORE: AMORE E DELITTI A LOS ANGELES


«Questo è il mio capo, Jonathan Hart, un miliardario che si è fatto da sé. Un tipo molto in gamba. Questa è la signora Hart, gran bella donna, veramente degna di lui. Ah dimenticavo, io sono Max; mi occupo di loro... e non è una cosa facile, perché il loro hobby è...il delitto!» Cominciava così la sigla del telefilm e le parole venivano pronunciate da Max, maggiordomo, cuoco e autista di casa Hart, a Los Angeles. Sto parlando della serie televisiva statunitense “Cuore e batticuore” (“Hart to Hart”), creata da Sidney Sheldon, andata in onda dal 1979 al 1984 negli USA ed approdata con grande successo in Italia nel 1981. I due protagonisti sono Jonathan Hart (Robert Wagner), ricco ed affascinante uomo d’affari, e la bellissima moglie Jennifer (Stephanie Powers), brillante giornalista freelance con un’unica grande sofferenza: quella di non poter dare figli al suo adorato marito. Innamoratissimi, praticamente perfetti, amanti della bella vita e del pericolo, si trovano spesso coinvolti in casi di contrabbando, furto, spionaggio aziendale e internazionale o, più comunemente, omicidio. Vivono in una fantastica villa a Bel Air e con loro c’è sempre il fedelissimo e preziosissimo Max (interpretato dal grande Lionel Stander) che, oltre a ricoprire varie mansioni quotidiane, viene talvolta coinvolto nelle indagini dei suoi datori di lavoro. I vari casi non si svolgono solo a Los Angeles: il più delle volte i coniugi Hart si trovano immischiati in un crimine commesso in giro per il mondo, durante uno dei loro numerosi viaggi di lavoro o di piacere. E così, fra un party ed un tuffo in piscina, ad un vernissage o durante un galà di beneficenza, le loro capacità investigative li portano ad affrontare spietati assassini o trafficanti senza scrupoli. Ovviamente l’intelligenza, la tenacia, lo spirito di osservazione e il loro affiatamento fanno sempre in modo che tutto si risolva per il meglio e che il bene trionfi sul male, come nei più classici film “made in USA”! E credo sia questo il segreto del successo di questa serie: non ci sono scene violente, niente parolacce e spesso la tensione della trama viene “alleggerita” con delle battute o delle gag. La scena finale di ogni episodio, poi, mostra Jennifer e Jonathan che, tornati nella loro villa, festeggiano la soluzione del caso brindando e baciandosi appassionatamente, sotto gli occhi del piccolo Freeway, il loro onnipresente e vivace cagnolino. Il gusto degli Hart è fuori discussione in ogni campo e anche a tavola: Max prepara loro pranzi e cene ottime e salutari e quando viaggiano sono capaci di destreggiarsi in ogni situazione, assaporando i piatti tipici del paese che li accoglie…ma sono rari i momenti in cui riescono a godersi un pasto in santa pace! Per questo ho deciso di rifarmi ad uno dei loro “semplici spuntini da scena finale”: crostini di pane con caviale! Si tratta di un piatto semplicissimo: prendete del pane e tostatelo leggermente, spalmatevi del burro e adagiatevi due cucchiaini di caviale. Accompagnatelo con una flûte di champagne rigorosamente fresco o con della vodka ghiacciate e gustatelo lentamente, in dolce compagnia…o da soli!!! Qualche cenno storico e curiosità?!? Per esempio lo sapevate che il caviale è ricchissimo di proteine, vitamine (A, E, D, acido pantotenico, riboflavina e B12), sali minerali e acidi grassi omega3, che aiutano a combattere il colesterolo "cattivo"?!? Contiene inoltre molte sostanze nutritive e antiossidanti che fanno bene anche a pelle e capelli. La parola è di origine turca “havyar” e si trova già nei ricettari delle corti rinascimentali italiane. La presenza del caviale nel mondo risale a circa 200 milioni di anni fa, con la comparsa degli storioni sulla Terra. Sì, perché, per chi ancora non lo sapesse, il caviale è un alimento che si ottiene attraverso la lavorazione e la salatura delle uova delle diverse specie di storione, cioè di pesci che appartengono alla famiglia Acipenseridae. Le prime testimonianze si trovano in numerosi reperti e scritti egizi, greci e latini. Fino a poche decine di anni fa, sia il Po che altri grandi fiumi dell’Europa occidentale consentivano una piccola produzione locale di caviale ma la pesca dello storione e la conservazione delle sue uova ha una forte tradizione fra i Cosacchi dell’Ural e del Volga. Il caviale diventò una prelibatezza della corte e dell’aristocrazia di Mosca e di Pietroburgo a partire dal Settecento, quando i Cosacchi iniziarono a donare ogni anno allo Zar il primo caviale raccolto a primavera. Nell'Ottocento furono gli aristocratici russi a diffonderne la moda a Parigi, facendolo conoscere alla borghesia francese che fino ad allora non lo conosceva. Nel 1953 l’Unione Sovietica, erede del monopolio zarista sulla produzione di caviale, donò all’Iran le pescherie che gestiva sulla sponda persiana del Mar Caspio. Da quella data esiste sui mercati mondiali, oltre a quello russo anche il tipo iraniano. Si trovano in commercio anche uova provenienti da altri pesci, ad esempio il salmone o il lompo, ma per legge non possono essere chiamate "caviale". (In Italia il nome da utilizzare è "succedaneo del caviale"). Si tratta comunque di prodotti molto gustosi e con prezzi decisamente più abbordabili del caviale, e ne costituiscono un ottimo sostituto. La zona più produttiva del mondo è quella del Mar Caspio, che comprende Russia, Iran, Azerbaigian, Kazakistan e Turkmenistan ed esistono tantissimi tipi di caviale: il più famoso è sicuramente il Beluga, ma ci sono molte altre varietà, ognuna dal sapore e dalle caratteristiche differenti, come l'Ossietra e il Sevruga. Come riconoscere il migliore? In genere, il colore chiaro e le uova grandi e omogenee indicano una superiore qualità del caviale; inoltre, un buon caviale non deve mai puzzare di pesce né avere un sapore troppo salato (altrimenti significa che è illegale, in quanto il sale viene utilizzato per conservarlo quando non vengono rispettati i canoni della “catena del freddo” durante il trasporto!). Il miglior modo di servirlo è direttamente nella latta su una base di ghiaccio ed è opportuno manipolarlo il meno possibile, per non alterarne il sapore. Per la stessa ragione non si dovrebbero usare cucchiaini o coltelli di metallo, ma speciali cucchiaini d’osso, madreperla oppure…d’oro ovviamente! Non so se vi piace e so bene che è anche particolarmente costoso ma credo sia una delle specialità da assaggiare almeno una volta nella vita e ve lo consiglio vivamente! Alla prossima e  до свидания (Do svidaniya…che in russo significa “Arrivederci”).