18/03/2020

COBRA 11: POLIZIOTTI SPERICOLATI SULLE STRADE DELLA GERMANIA

“Il loro distretto è l'autostrada. I loro nemici: ricattatori, assassini, pirati della strada. La notte non esiste per gli uomini di Cobra 11”. Questa è la frase che introduce la sigla iniziale della serie televisiva tedesca “Squadra Speciale Cobra 11” (titolo originale “Alarm für Cobra 11 – Die Autobahnpolizei”), creata nel 1995 da Claude Cueni e approdata sui nostri schermi quattro anni dopo. La serie è incentrata sulle inchieste di una coppia di commissari appartenenti alla Kripo Autobahn (Polizia autostradale criminale), sezione fittizia della Autobahnpolizei (Polizia autostradale) ed è ambientata prima a Berlino e poi a Colonia e Dusseldorf. Solitamente si parte da un caso che coinvolge l’ambiente stradale e/o autostradale, una trama poliziesco-drammatica che crea anche un po’ di suspense e coinvolge i nostri eroi su quattro ruote, i quali indagano e arrivano alla soluzione…il tutto con inseguimenti spericolati, acrobazie, esplosioni e incidenti a dir poco spettacolari.  È una serie molto longeva, arrivata alla 24° stagione (!), eppure continua ad essere seguita da un buon numero di telespettatori, amanti delle molte scene rocambolesche e delle vicende di questo gruppo di poliziotti, che si ritrovano sempre in mezzo ai guai! Il protagonista principale è il coriaceo commissario Semir Gerkhan (interpretato da Erdoğan Atalay), di origine turca, punto di riferimento indiscusso di tutti i protagonisti e amatissimo
da tutti i fan della serie. Uomo d’azione dai sani principi morali, è astuto e molto intelligente, sempre positivo e propositivo, amante della famiglia, spiritoso e giocherellone, premuroso e attento, capace di pensare prima di agire e di infondere calma e sicurezza a tutta la squadra, anche nei momenti più difficili. La sua onestà, la sua lealtà e la sua amicizia sono le fondamenta sulle quali riesce a costruire importanti relazioni con tutti coloro che lo circondano. Ama il suo lavoro e ancora di più sua moglie Andrea, conosciuta proprio in Centrale, e le loro figlie. Fra alti e bassi (dovuti soprattutto agli orari di lavoro assurdi di Semir ed al fatto che mette spesso a repentaglio la sua incolumità!) la loro storia è un po’ una sorta di filo conduttore che fa da sfondo ai casi ed alle indagini che vengono affrontati nei diversi episodi. Accanto a Semir c’è sempre un partner a lui complementare mentre lui è l’unico sempre presente dalla prima all’ultima stagione. Nel corso degli anni lo affiancano diversi colleghi che escono di scena per varie motivazioni: qualcuno si trasferisce, qualcuno muore in servizio o rischia di farlo e qualcun altro cambia proprio lavoro. Ben, Frank, Alexander, Jan, Chris, Tom, Paul…in tanti sono arrivati e se ne sono andati ma l’unico che rimane è Semir. A capitanare la squadra è sempre una donna: prima il capitano Anna Englehardt e poi Kim Krüger. Entrambe donne forti e coraggiose, capaci di gestire interi distretti…sono, però, completamente inermi davanti ai guai causati da Semir e spesso disperate dopo l’ennesima “strage” di automobili! A completare la squadra ci sono i simpatici Horst "Otto" Herzberger e Dieter Bonrath, sempre insieme e sempre pronti ad aiutare i colleghi, apparentemente imbranati e quasi comici ma preparati e molto seri sul lavoro. E troviamo sempre anche Hartmut Freund, il cervellone dai capelli rossi, tecnico della scientifica ed esperto informatico, vorrebbe partecipare alle indagini sul campo ma il suo aiuto dal laboratorio è troppo prezioso e finisce puntualmente per risultare determinante nelle indagini. Nelle diverse stagioni si aggiungono anche altri personaggi, più o meno importanti, che movimentano e rendono più avvincenti gli episodi della serie. Non ho visto tutti gli episodi ma posso dire che la serie è decisamente fuori dagli schemi. Certo non è avvincente come altre ma permette di passare un’oretta piacevole, in compagnia di una squadra di attori bravi e simpatici che alternano serietà e professionalità a scherzi e battute esilaranti, capaci di mescolare la giusta dose di suspense con un pizzico di humor e una manciata di umanità. Semir, come vi dicevo, è di origine turca e ne va molto fiero. In molte occasioni cerca di far assaggiare una delle tante specialità del suo paese al partner di turno…ma arriva sempre una chiamata, c’è sempre un’emergenza e qualcosa o qualcuno che li interrompono. Così, nella maggior parte dei casi, finiscono per fermarsi ad uno dei tanti chioschi di kebab che si trovano in Germania. E quindi oggi voglio proprio proporvi di mangiare un fantastico e gustosissimo panino kebab!

DÖNER KEBAB

Il kebab è un piatto a base di carne, tipico della cucina turca, divenuto popolare in tutto il mondo grazie alle immigrazioni dal Medio Oriente.  In Turchia viene chiamato “döner kebab”, cioè “kebab che gira”, con riferimento allo spiedo verticale rotante sul quale la carne viene infilzata e fatta abbrustolire, facendola ruotare sull'asse del girarrosto. Il kebab è da sempre considerato un piatto “da passeggio”, proprio per l’abitudine di mangiarlo per strada, tipica della Turchia e della Germania, il primo paese europeo nel quale si è diffuso proprio per la forte immigrazione turca. Sono tante le varianti che hanno avuto origine da diversi paesi mediorientali. C’è il kebab a base di agnello, quello di manzo, di pollo o di vitello, mai di maiale, animale vietato dall’Islam. La carne, tagliata a fettine, viene sagomata e infilzata nello spiedo verticale, fino a formare un grosso cilindro alla cui sommità vengono poi infilzate parti grasse che, sciogliendosi e scolando, evitano l'eccessivo abbrustolimento ed essiccamento della carne. Lo spiedo viene poi fatto ruotare vicino a una fonte di calore, che una volta consisteva in brace rovente sistemata in griglie disposte verticalmente intorno allo spiedo e che oggi è invece un'apposita macchina che produce calore tramite resistenze elettriche o bruciatori a gas. Prima di essere cucinata, la carne viene condita con varie spezie, che le conferiscono l’inconfondibile sapore mediterraneo. Insieme ad un misto di verdure crude e colorate, alla salsa piccante ed a quella a base di yogurt, la carne viene servita su un piatto o, più comunemente, in un panino o in una piadina. Anche qui in Italia, soprattutto negli ultimi decenni, si sono molto diffuse le gastronomie turche che sfornano kebab e riscuotono successo, in particolare fra i giovanissimi (probabilmente perché, oltre ad essere un piatto sfizioso, ha in media un basso costo che lo rende molto accessibile e fruibile). A me piace molto il kebab, ogni morso è un’esplosione di gusto, esaltato dalle spezie e dai contrasti con le verdure e le salse. Non è un piatto che si può riprodurre facilmente in “versione casalinga” ma è facilissimo trovare un “kebabbaro” di fiducia! Io ve lo consiglio senz’altro! Sapete? Anni fa sono stata in Turchia con una carissima amica, ed il primo kebab l’ho mangiato proprio là. Io e Lucia abbiamo passato dei momenti bellissimi e visto posti stupendi, da Istanbul alla Cappadocia, e ovviamente abbiamo molto apprezzato anche la gustosa e speziata cucina turca (beh! È mia amica…quindi deve avere un buon senso del gusto!!!). Certo, il kebab ha tutto un altro sapore se lo gusti guardando il Bosforo…ma vi assicuro che lo si può apprezzare anche a Cinisello Balsamo, soprattutto se è fatto bene ed abbinato ad una birra fresca!

04/03/2020

I BASTARDI DI PIZZOFALCONE: UNA STORIA DI RISCATTO FRA I VICOLI DI NAPOLI

Vi ho già parlato del bravissimo Maurizio De Giovanni e del “suo” commissario Ricciardi. Forse, però, molti lo conoscono di più per altri personaggi da lui creati e che hanno riscosso un enorme successo sia fra le pagine dei suoi libri sia sul piccolo schermo. Si tratta dei “Bastardi di Pizzofalcone” ed è proprio di loro che voglio parlarvi oggi. Siamo a Napoli e il commissariato di Pizzofalcone è appena stato teatro di una brutta storia, la peggiore: quattro poliziotti che vi lavoravano erano corrotti ed implicati in un traffico di droga...praticamente dei bastardi. La Questura decide di rimpiazzarli con dei “soggetti problematici”, cioè con dei poliziotti che, in un modo o nell’altro, sono diventati scomodi e poco graditi in altri reparti…praticamente altri bastardi,
pur se in altro senso. In questo modo i superiori pensano che l’ormai agonizzante commissariato arriverà più speditamente al fallimento ed alla conseguente chiusura. E così il comando viene affidato al commissario Luigi Palma, sempre positivo e gioviale, separato e appassionato del suo lavoro, il quale si ritrova a gestire una squadra apparentemente già perdente, composta da soggetti che non potrebbero essere più diversi ed incompatibili fra loro. Giuseppe Lojacono, ispettore proveniente dalla Sicilia, allontanato perché accusato (ingiustamente) da un pentito di essere un informatore della mafia. Ha perso tutto: la sua carriera, la stima dei colleghi, la famiglia…gli rimangono la sua professionalità e le sue grandi capacità investigative. Francesco Romano, burbero, “sanguigno”, con un carattere impetuoso e
violento che lo ha portato ad aggredire un sospettato e ha rovinato il suo matrimonio. Alessandra Di Nardo, “Alex”, introversa e riflessiva, da sempre succube del padre, generale dell’esercito in pensione che avrebbe preferito un figlio maschio, al quale nasconde la sua omosessualità. La sua passione per le armi le ha fatto rischiare di uccidere il suo capo che l’ha “spedita” a Pizzofalcone. Marco Aragona, giovane agente raccomandato perché “figlio di papà”, si atteggia a detective delle serie tv americane ma deve dimostrare di fare sul serio, in quanto gli è stata data un’ultima possibilità per tenere la divisa. A completare la squadra ci sono due veterani del commissariato, risultati estranei ai traffici illeciti dei loro colleghi: Giorgio Pisanelli e Ottavia Calabrese. Il primo è la memoria storica di Pizzofalcone, conosce benissimo il quartiere e le persone che lo abitano. Vedovo e completamente dedito al lavoro, è ossessionato da una serie di morti sospette, catalogate come suicidi, sulle quali indaga da tempo per conto proprio. Ottavia, invece, è l’esperta informatica del gruppo e considera il lavoro, oltre che una missione, una sorta di scappatoia dalla pesantezza della sua vita privata, segnata da un figlio autistico e da un marito inerte ed asfissiante. Ciascuno di loro si
ritrova catapultato in una situazione difficile, con colleghi che non avrebbe mai scelto ma tutti hanno un solo, fondamentale obiettivo: riscattarsi e dimostrare a chi li ha messi in un angolo di essere dei bravi ed onesti poliziotti. Ci sono anche altri personaggi che ruotano intorno a loro, più o meno importanti ma tutti con il loro specifico posto e le loro sfumature. Fra gli altri la PM Laura Piras, intransigente, energica e fortemente attratta da Lojacono; Marinella, figlia di Lojacono in piena crisi adolescenziale; Frate Leonardo, amico e confidente del buon Pisanelli e tanti altri. Sullo sfondo, poi, la stupenda e tormentata città di Napoli, con i suoi vicoli stretti dove tanti vedono e pochi parlano ma dai quali alla fine emerge un’umanità pulsante ed appassionata. A poco a poco i nostri “bastardi” iniziano a conoscersi e ad apprezzarsi, a risolvere dei casi difficili e a farsi notare dai “piani alti”. La chiusura del commissariato si allontana ed il gruppo diventa sempre più una vera squadra, affiatata ed efficiente, nella quale ciascuno può essere sé stesso e ricoprire il proprio ruolo. Dai fantastici libri di De Giovanni è stata tratta la serie televisiva trasmessa dalla Rai, che ha riscosso grande successo ed è già alla terza stagione. Tutti gli attori sono davvero bravissimi! Chi ha letto i libri e ha poi guardato la serie ha ritrovato un’interpretazione magistrale dei diversi personaggi, primo fra tutti (lasciatemelo dire!) quel gran figo di Alessandro Gassmann, che interpreta Lojacono, seguito da Carolina Crescentini (Laura Piras) e da Massimiliano Gallo (Luigi Palma), per citare solo i più famosi. Penso che abbiate capito che vi consiglio vivamente di leggere i libri dei Bastardi e, se vi capita, di guardare anche la fiction perché è uno dei rari casi in cui la seconda è degna dei primi! A questa bellissima squadra ho voluto abbinare una delle ricette tradizionali napoletane: la pasta patate e provola.
Mi chiederete per quale motivo…beh! Per fare questo piatto viene utilizzata la pasta mista, composta da diversi formati di pasta appunto, che insieme alle patate ed alla provola si amalgamano e creano un giusto contrasto tra morbido e croccante. Penso di poter paragonare i bastardi di Pizzofalcone, così diversi fra di loro, alla pasta mista: alla fine il risultato è sorprendente e molto, molto gustoso! Provatela!

RICETTA PASTA PATATE E PROVOLA
Ingredienti per 4 persone: 350 gr patate – 250 gr pasta mista – 100 gr provola – 4 pomodorini - rosmarino – 1 litro brodo vegetale - 1 mazzetto prezzemolo tritato finemente - olio extravergine d’oliva – sale – pepe – aglio (se si desidera)
Lavare e sbucciare le patate e tagliarle a dadini. In una casseruola versare un filo l’olio extra vergine di oliva e aggiungere una testa d’aglio (se si desidera). Soffriggere per un po’ e aggiungere i cubetti di patate, qualche ago di rosmarino e i pomodorini (servono a dare un po' di colore). Togliere l’aglio, coprire le patate con il brodo e portare a bollore. Calare la pasta mista, portandola a cottura (se necessario aggiungere altro brodo). Nel frattempo tagliare la provola a dadini piccoli. Una volta che la pasta risulterà cotta, spegnere il fuoco, aggiustare di sale e pepe, condire con un filo d’olio evo e mescolare facendo addensare il fondo di cottura. Unire, infine, la provola e il prezzemolo continuando a mescolare. Una volta che sarà mantecata, servire la pasta guarnendo con un altro filo d’olio e un rametto di rosmarino. Questo piatto è semplice e gustoso e sarebbe un vero delitto non provarlo! Buon appetito!