23/09/2020

I CORDIER: PADRE E FIGLIO AL SERVIZIO DELLA LEGGE

Per questa penultima tappa del nostro tour rimaniamo nella capitale e incontriamo un personaggio davvero simpatico che dà anche il nome alla serie tv di cui vi voglio parlare: “Il commissario Cordier”. Creata da Alain Page, la serie è andata in onda in Francia fra il 1992 ed il 2005 ed in Italia fra il 1996 ed il 2007 (alcuni canali ancora oggi trasmettono qualche replica). Il titolo originale in francese, “Les Cordier, juge et flic” (letteralmente “I Cordier, giudice e poliziotto”), rivela che il protagonista non è uno solo ma due: Cordier padre e Cordier figlio. Il primo è un poliziotto di altri tempi, con una grande esperienza e tanti anni di lavoro alle spalle. Burbero dal cuore d’oro, francese purosangue, irascibile e insofferente verso la burocrazia, Pierre Cordier, interpretato dal bravissimo e amatissimo Pierre Mondy, è un vero e proprio segugio, testardo e sempre pronto ad andare dritto al punto, senza fronzoli o giri di parole e…con metodi non sempre ortodossi! Per lui ciò che conta è trovare il colpevole e lo fa con tutti i mezzi, buttandosi a capofitto nelle indagini in prima persona ed esigendo lo stesso impegno dai suoi collaboratori. Quando segue una pista non si ferma fino a quando non ha raggiunto il suo scopo: assicurare il criminale di turno alla giustizia. E qui entra in scena il Cordier figlio, ovvero il giudice istruttore Bruno Cordier (che ha il volto di Bruno Madinier). Diametralmente opposto rispetto al padre, Bruno è un giudice scrupoloso ed integerrimo, pacato e capace di affrontare i casi più difficili con professionalità e umanità
al tempo stesso. Single, dongiovanni impenitente, si scontra spesso con il padre, soprattutto per i loro metodi così diversi, ma l’affetto e la stima reciproci hanno sempre la meglio e ciascuno di loro è capace di tornare sui propri passi e di ammettere i propri sbagli…seppur con riluttanza! La famiglia Cordier ha anche altri componenti tutti femminili: Lucia, l’italianissima e simpatica moglie di Pierre e madre di Bruno, che ha il volto della “nostra” Antonella Lualdi; la figlia Myriam, sorella di Bruno, giornalista sempre in cerca di storie originali e paladina delle cause perse; la nipote Lara (figlia del fratello di Pierre) e la piccola Charlotte (figlia di Bruno avuta da una collega a sua insaputa). Le peripezie che i due uomini di casa affrontano con il loro lavoro spesso non sono nulla di fronte ai problemi che devono risolvere fra le mura di casa. Lucia battibecca con Pierre e difende sempre a spada tratta i figli, da buona “mamma-chioccia” made in Italy; Myriam riesce sempre a cacciarsi nei guai a
causa delle sue ricerche giornalistiche o a trovare ragazzi che poi puntualmente la lasciano o si rivelano dei poco di buono…insomma il nostro buon poliziotto, quando torna a casa, vorrebbe tanto rilassarsi e godersi la cena e della buona musica ma raramente ci riesce! La serie è da sempre una delle più seguite in Francia, dove Mondy è sempre stato uno degli attori più amati dai telespettatori di tutte le età. Pur trattando diverse tipologie di crimini, gli episodi di Cordier sono sempre apprezzabili, a volte quasi “leggeri” e per questo adatti anche alle famiglie. Io, lo sapete, prediligo altri generi ma devo ammettere che i Cordier mi sono sempre stati simpatici. Beh! Non ho visto tutti gli episodi però quelli che sono riuscita a seguire sono stati gradevoli. E inoltre, a differenza di altri suoi “colleghi”, Cordier padre ama il buon cibo, in particolare la cucina classica francese e, anche se non sempre lo ammette, adora i piatti italiani che gli prepara la sua Lucia. Per lui la cena è sacra e, al termine di una giornata di lavoro, ciò che preferisce è sedersi a tavola con tutta la famiglia, dopo aver aperto una bottiglia di buon vino. A fine cena, poi, ascoltando Duke Ellington si concede un bicchiere di cognac. Il pranzo, invece, è un optional e spesso è costretto a saltarlo o ad arrangiarsi…allora prende un panino al volo oppure, goloso com’è, si concede un dolce. E per lui ho pensato ad un “must” di Parigi: le crepes suzette. Sono semplici e vengono addolcite con una salsa a base di burro e arancia e “vivacizzate” da un bicchierino di Grand Marnier: un mix di sapori, profumi e consistenze che ricorda proprio la complessità del carattere dei due Cordier. Provatele e non potrete più farne a meno!!!!

Prima della ricetta, però, un pochino di storia…Anzitutto bisogna dire che, nonostante siano per antonomasia francesi, in realtà le crepes potrebbero essere considerate monegasche. L’origine di questo gustosissimo piatto, infatti, è misteriosa e due sono le versioni più accreditate. La prima narra che siano nate dall’errore fortunato e casuale di un giovane apprendista di nome Henry Charpentier, che lavorava ai fornelli al servizio del grande chef Auguste Escoffier, presso il "Cafè de Paris" di Montecarlo. Secondo la leggenda Charpentier doveva preparare una crepe per un cliente d’eccezione: Edoardo VIII, principe del Galles. Preso dall'emozione avrebbe fatto cadere del liquore sulla crepe che a contatto con il gas si infiammò. Il risultato fu inaspettatamente delizioso e quindi il giovane chef decise di servire ugualmente il dolce al tavolo di Edoardo VIII che chiese addirittura il bis. Il nome Suzette si deve, secondo questa storia, a quello della bellissima figlia di un amico che stava pranzando con il principe. Secondo un’altra leggenda, invece, l’inventore di questo piatto è il maitre Josèph del ristorante "Marivaux" di Parigi nel 1897 che dedicò la ricetta alla bella attrice dell'opera di nome Suzette. Credete pure alla versione che preferite e poi seguite la ricetta!

CREPES SUZETTE - Ingredienti per le crepes: 150 gr farina 00 - 2 uova - 300 ml latte - 40 gr burro - 1 cucchiaio di zucchero - scorza di mezza arancia – 1 bacca di vaniglia 

Per la salsa e per flambare: Scorza di 2 arance - 150 ml di Grand Marnier - 130 gr zucchero - 80 g burro

Preparazione della salsa - Lavate per prima cosa le arance e il limone, asciugateli e aiutandovi con un coltellino ben affilato o con un pelapatate tagliate solo la parte colorata della scorza fino ad ottenere dei filetti sottilissimi, che andrete a mescolare con 4 cucchiai di zucchero e un pochino d’acqua. Spremete il succo, passatelo al colino e versatelo in una casseruola. Aggiungete le scorzette e 50 g di burro. Fate bollire e poi aggiungete l'acqua insaporita agli agrumi. Quando bolle togliete dal fuoco. 

Preparazione dell'impasto: Mettete in una ciotola dai bordi alti la farina setacciata, lo zucchero

semolato, i semi di mezza bacca di vaniglia, un pizzico di sale e il latte. Lavorate il composto con una frusta a mano o con uno sbattitore elettrico fino a che avrà una consistenza liscia e senza grumi. In una terrina a parte sbattete con una forchetta le uova, poi aggiungetele agli altri ingredienti e continuate a mescolare. Sciogliete il burro in un pentolino a fuoco basso e dopo averlo fatto intiepidire aggiungetelo all’impasto per le crepes e mescolate con cura. Aggiungete all’impasto la buccia dell’arancia grattugiata. Mescolate gli ingredienti fino ad ottenere un impasto denso senza grumi e poi copritelo con una pellicola trasparente e lasciatelo riposare per almeno mezz’ora/un’ora in frigorifero. Quando lo riprendete munitevi di una padella da crepe, piatta e con i bordi bassi, scaldatela e cuocete ruotando la padella per distribuire il composto su tutta la superficie. Cuocete su entrambi i lati. Ripiegate le crepe in 4 per ottenere dei piccoli ventagli e immergetele nella casseruola con la salsa precedentemente preparata per farle insaporire. Nel frattempo scaldate il Grand Marnier in un pentolino e poi versatelo nella padella con le crepes, incendiate il liquore e spegnete la fiamma al momento giusto coprendo la padella con un coperchio (lo ammetto...io sono una vera frana a flambare!!! Non sempre si riesce!). Le crepes suzette sono pronte per essere gustate: non esitate e godetevi ogni boccone! Alla prossima settimana con l'ultima tappa del nostro tour!

10/09/2020

ALICE NEVERS: PROFESSIONE GIUDICE

Proseguiamo nel nostro tour de France virtuale e torniamo a fare tappa nella capitale, dove lavora il giudice istruttore Alice Nevers, interpretata dall’affascinante Marine Delterme. La serie è ispirata ai romanzi di Noëlle Loriot e viene trasmessa con successo in Francia dal 2002 ed in Italia dal 2010. Le stagioni finora sono diciassette ma per il momento da noi sono arrivate solo le prime dodici…una cosa curiosa: le prime sei serie sono state trasmesse parzialmente. Il motivo?!?!? Boh!!! Ma non perdiamoci in quisquilie e veniamo a noi. Anche questa, così come la maggior parte delle serie di cui vi ho parlato, ha per protagonista una donna. Alice è bellissima, intelligente, colta, elegante, raffinata, una professionista affermata che ha dovuto faticare non poco per fare carriera in un mondo prevalentemente maschile e maschilista. E ce l’ha fatta! Sì, perché è una tipa davvero tosta e dietro ai suoi occhioni da “femme fatale” nasconde un carattere forte ed una fermezza insospettabile. Ogni episodio presenta un caso di omicidio, rapimento, estorsione…e le indagini vengono affidate al “bel tenebroso” comandante Frédéric Marquand, che ha il volto di Jean-Michel Tinivelli. Poliziotto esperto e ottimo investigatore, attraente e scanzonato, Marquand è da sempre innamorato di Alice, con la quale c’è un’ottima intesa lavorativa e…non solo! Pur essendo diametralmente opposti, Alice e Frédéric finiscono sempre ed irrimediabilmente per attrarsi e poi
allontanarsi e questo loro rapporto “altalenante”, insieme alle loro vite ed alle persone che li circondano, fa da sfondo alla serie. Le “scaramucce” e le battute che si scambiano servono spesso solo a stemperare un po’ della tensione dovuta alle indagini e non impediscono loro di risolvere anche i casi più spinosi. Accanto a Marquand troviamo il tenente “di turno”, personaggio che è cambiato diverse volte nelle diverse stagioni, mentre il fedelissimo ed efficientissimo cancelliere tuttofare del giudice Nevers è l’impeccabile Édouard Lemonnier (l’attore Jean Dell), sostituito, dopo il pensionamento, dall’altrettanto impeccabile e simpatico nipote Victor (Guillaume Carcaud).  Alice ha un figlio, Paul, avuto dall’intensa e “pericolosa” relazione con Mathieu Brémont, latitante e primo grande amore del giudice, che ha messo a dura prova il suo cuore, la sua carriera e il suo rapporto con Marquand. Ad aiutarla poi c’è suo padre, sempre pronto a fare il nonno a tempo pieno e ad abbracciarla nei momenti più difficili. Il comandante, invece, “paga” il suo passato di incallito dongiovanni affrontando varie ex che ricompaiono nei momenti più inadatti e si scopre padre quando sua figlia è ormai adulta. Nel tentativo di recuperare il tempo perduto rischierà più volte di perdere Alice e attraverserà una forte crisi che lo porterà a mettere in discussione le sue scelte. Tutto questo,
ovviamente, succede fra un caso e l’altro e aumenta il coinvolgimento dei telespettatori, curiosi di vedere come andrà a finire fra i due! Devo dire che si tratta di una serie molto interessante, con un taglio diverso rispetto a tante altre, più giudiziario che poliziesco e mi è sempre piaciuta. Non ci sono scene di violenza né volgarità e si indaga nelle pieghe più nascoste delle persone coinvolte, siano esse vittime o criminali…perché tutte hanno una cosa in comune per Alice Nevers: meritano giustizia. Spero che riprendano a trasmettere anche le altre stagioni e di riuscire a vederle…anche per capire come andrà a finire fra Alice e Frédéric! Nel frattempo pensiamo al gusto…già! Facile a dirsi! Non si vedono praticamente mai Alice e Marquand a tavola, al massimo prendono la colazione da asporto al bar o bevono qualcosa di caldo dalle immancabili macchinette fuori dalla sala interrogatori. Solo una volta hanno espresso il desiderio di godersi una serata con ostriche e champagne…ma ancora non ce l’hanno fatta! Quindi ho concesso loro, almeno nelle pagine del mio blog, un bel vassoio delle migliori ostriche e una bottiglia di pregiate bollicine. Dello champagne parleremo in altre occasioni. Questa volta ho deciso di documentarmi un po’ e di capire perché questo famoso (e costoso) mollusco è così ambito da tante persone…

LE OSTRICHE sono dei molluschi bivalvi e la storia ci dice che sono stati uno dei primi alimenti consumati dall’uomo, in particolare nel bacino del Mediterraneo. Ce ne sono tracce in molti scavi archeologici e in diverse zone, in particolare vicino alle coste francesi, italiane, greche ed egiziane, dove sono sempre state facilmente reperibili. Una delle prime testimonianze scritte del loro consumo, risale all'impero romano guidato da Nerone, che le divorava e le aveva rese un piatto riservato solo a lui e ai romani più ricchi. Arrivavano dalla Britannia, ricoperte di ghiaccio e acqua marina ma non sempre in buone condizioni, così, per ovviare al problema del trasporto, ci si rivolse al mercato francese, dal quale si diceva arrivassero ostriche migliori. Alla corte di Luigi XIV non potevano mancare e il Re Sole ne proibì il consumo durante i mesi estivi, per evitare che, dopo il trasporto con il clima caldo, arrivassero praticamente immangiabili. Altamente “ecosostenibili”, oggi le ostriche sono allevate soprattutto nelle zone costiere e vicino alle lagune e, grazie alla loro funzione di filtraggio e purificazione delle acque, sono ritenute preziose per la conservazione dell’ecosistema
marino. Coltivare le ostriche, però, non è cosa facile: ne esistono infinite varietà diverse per sapore, aspetto e proprietà nutrienti. Come i vigneti hanno i loro “terroir”, le ostriche hanno i cosiddetti “merroir”, a seconda del particolare ambiente naturale nel quale sono allevate. Nel tempo sono sempre state considerate un cibo di lusso, afrodisiaco e destinato solo ai più abbienti e questo ha contribuito a creare aspettative altissime fra tutti coloro che non se le potevano permettere. Oggi sono più accessibili e chi lo desidera può facilmente trovarle ed assaggiarle. Devono essere freschissime…già ma come capire se un'ostrica è fresca o meno e gustarla al suo meglio? Se contiene troppo liquido, la carne ha iniziato a staccarsi dalla conchiglia o la conchiglia è aperta, buttatela via immediatamente! Attenti anche alla temperatura di servizio: quella ideale oscilla tra i 4°C e gli 8°C. Sempre che abbiate deciso di servirle crude, "alla francese", marinate con un po' di scalogno e aceto e accompagnate da pane, burro e ovviamente champagne. Vi avverto però: sia che si tratti di ostriche dalla qualità eccellente o di specie più “dozzinali”, l’approccio con questi simpatici molluschi può non essere dei più semplici. Non solo si pone un problema tecnico sul come aprirle e consumarle…una volta che ci si è riusciti bisogna anche fare i conti con una consistenza e un odore non proprio “allettanti” che non piace a tutti. Le ostriche non hanno mezze misure: o si amano o si odiano! Io le ho assaggiate, seguendo i consigli di persone più esperte di me, al naturale e in altre preparazioni e, cosa non marginale, in diversi momenti della mia vita e quindi del mio senso del gusto…ahimè non è scattata la “scintilla” e posso tranquillamente
affermare che non amo particolarmente il loro gusto così forte. Certo un flûte di champagne ti aiuta non poco a mandarle giù ma il mio palato non le ha inserite nella gamma di delizie che ho potuto gustare nei miei primi cinquant'anni! Le ho provate in una pescheria stupenda, insieme a mio padre, freschissime e con una bella spruzzata di limone e un pizzico di pepe…che delusione! Ho provato un leggero senso di nausea e le ho ingoiate in fretta, bevendo poi una gazzosa, visto che ero ancora minorenne (comunque credo che mio padre sia stato contento perché l’ho fatto risparmiare!!!!) Poi le ho “incontrate” di nuovo a Parigi, in un locale esclusivo, servite nel modo più classico, su un letto di ghiaccio e con il limone. Ero con un parigino doc che mi ha guidato passo passo e…beh! Credo che la mia faccia abbia parlato da sola perché ci è rimasto un po’ male e poi le ha mangiate tutte lui!!!! Per fortuna ho potuto consolarmi con le bollicine di un ottimo champagne e con dei meravigliosi gamberoni (che ho apprezzato moltissimo)! Chissà? Magari un giorno proverò di nuovo a mangiarne una, così giusto per capire definitivamente se siamo proprio incompatibili…nel frattempo vi invito, se ancora non l’avete fatto, ad assaggiarle (almeno una!) e poi mi direte se vi sono piaciute o se, invece, la pensate come me. Vi aspetto la prossima settimana per la penultima tappa del nostro tour. À bientôt!!! 

02/09/2020

IL COMANDANTE FLORENT: UNA DONNA A CAPO DEI GENDARMI

Dopo la meritata pausa estiva, eccoci di nuovo in Francia per proseguire il nostro “tour virtuale” delle città che ospitano le serie televisive francesi di ieri e di oggi. Non mancano molte tappe al nostro tour, a differenza di quello vero, il mitico Tour de France che è appena iniziato e che sta entusiasmando gli appassionati delle due ruote. Per il post di oggi arriviamo nello Yonne, un dipartimento francese della regione Borgogna-Franca Contea, nel nord est della Francia e il capoluogo, Auxerre, è una pittoresca
cittadina medievale sulle rive del fiume Yonne, da cui prende appunto il nome la regione, fra colline e vigneti. In questo tranquillo scenario sono ambientati gli episodi della serie tv “Il comandante Florent”, trasmessa in Francia dal 1996 al 2008 ed in Italia dal 2005 al 2008 (tutt’ora vanno in onda sporadicamente le repliche). La serie, sviluppatasi in undici stagioni, vede protagonista una brigata di gendarmi guidata da Isabelle Florent, interpretata dall’affascinante Corinne Touzet, attrice molto amata oltralpe. Isabelle è una donna energica, intelligente e tenace che ha dovuto conquistare il suo posto e grado faticando il doppio dei suoi colleghi, crescendo un figlio da sola e dimostrando la sua preparazione ed il suo valore direttamente sul campo, a fianco dei suoi uomini. La sua schiettezza, la sua capacità di giudizio, il suo amore per la giustizia e il suo spiccato intuito investigativo la aiutano ad affrontare le situazioni più estreme e a portare la sua squadra alla soluzione dei diversi casi. La gendarmeria, nel bene e nel male, è la sua famiglia e il lavoro è la sua vita. E suo figlio Nicolas cresce in questo ambiente, circondato dall’affetto dei gendarmi di turno. Alcuni di loro 
sono personaggi “fissi” che ritroviamo in tutte le stagioni: il biondo “sciupafemmine” Pierre Roussillon, intraprendente e sempre pronto all’azione, l’aggiunto Francis Rivière, apparentemente un po’ “tonto” ma sorprendentemente capace nelle indagini, sposato e innamoratissimo della “sua” Christine. E ancora Playton, pacioso esperto in indagini scientifiche, il giovane Cluzeau, volonteroso e un po’ irruento, ed infine l’affascinante capitano Philippe Kremen, vecchia fiamma di Isabelle (…non proprio spenta…!). Ognuno di loro prova rispetto e affetto per il comandante e ciascuno di loro, con il proprio carattere, dona vivacità ai vari episodi, in cui si affrontano crimini di tutti i tipi, dall’omicidio al furto, dal ricatto al rapimento, dall’aggressione alla frode…tutto nell’apparente quiete della campagna francese. Ovviamente ogni caso viene brillantemente risolto dai “nostri eroi”, spesso con salvataggi e inseguimenti rocamboleschi ma sempre con poca violenza e tanta, tanta umanità.
Purtroppo per i già noti problemi di programmazione dei vari canali italiani, non sono ancora riuscita a vedere tutte le stagioni di questa serie…chissà se prima o poi ci riuscirò?!? Quelle che ho visto, però, mi sono piaciute abbastanza. Beh! Non posso dire che mi hanno entusiasmato o coinvolto come altre di cui ho già parlato ma tutto sommato la serie non è male. Neanche a dirlo tutti i gendarmi, Isabelle in testa, non hanno molto tempo per il cibo…o almeno non quanto vorrebbero. Christine, la moglie di Rivière, ogni tanto cerca di organizzare una cena o di preparare qualcosa per tutta la brigata…ma poi succede qualcosa che impedisce loro di sedersi a tavola e di soddisfare stomaco e palato. Fra le tante specialità locali che ho trovato “spulciando” i ricettari francesi, mi sono lasciata tentare da una in particolare: la flamusse bressanne. Questo nome così interessante identifica una semplice e golosissima torta paesana alle mele e ormai sapete che io adoro tutto ciò che contiene le mele! Si tratta di un dolce che veniva preparato in campagna, per dare un po’ di energia ai contadini che rientravano dai campi, utilizzando ingredienti semplici e genuini. Ogni famiglia aveva una propria ricetta con una particolare “variante” ma la preparazione base era la stessa per tutti e, con il passare del tempo, è diventato un piatto tipico delle feste paesane. Ho pensato di abbinarlo al comandante Florent perché, come lei, unisce la dolcezza dei suoi ingredienti e la loro forza ed il risultato mette d’accordo tutti. Vi consiglio di provarla e sono sicura che vi piacerà! E allora tutti in cucina!

FLAMUSSE BRESSANNE

Ingredienti per la base: 250 gr. farina - 1 uovo - 125 gr. burro - 75 gr. zucchero semolato - 1 bicchiere vino bianco secco - 1 pizzico sale ** Per la farcia: 500 gr. mele - 3 uova - 80 gr. zucchero - 50 gr. burro - 1 tazza latte - 1 tazza panna fresca - 1 bustina zucchero vanigliato

Impastare la farina insieme allo zucchero, al burro, all'uovo, al vino bianco e al sale. Lavorare fino ad ottenere un composto omogeneo e morbido, quindi formare una palla e mettere a riposare per 1 ora. Passato il tempo di riposo, stendere l'impasto e disporlo in una tortiera tonda (meglio se con bordo alto), imburrata e infarinata, formando un bordo di circa 3/4 cm d'altezza. Ricoprire con la carta forno e versarvi all'interno i fagioli secchi. Cuocere in forno preriscaldato a 200°-210° per circa 15 minuti, quindi sfornare ed eliminare fagioli e carta forno. Preparare poi la farcia:
sbucciare le mele, privarle del torsolo e affettarle, quindi scottarle nel burro caldo. Lasciarle sgocciolare e raffreddare. Nel frattempo sbattere le uova in una terrina, insieme allo zucchero semolato e a quello vanigliato. Unire il latte e la panna e mescolare energicamente, meglio se con una frusta elettrica. Passare infine tutto al colino. Disporre le mele sulla superficie della torta, quindi irrorarle con il composto. Rimettere in forno la torta per 20-25 minuti circa. Lasciare che la flamusse bressanne intiepidisca prima di sformarla e servirla ancora tiepida, insieme ad un bicchiere di vino dolce ben fresco e gustatela in compagnia di buoni amici o di un buon libro! Alla prossima!