Carlo De
Filippis vive e lavora a Chieri, sulle colline torinesi. Ha esordito nel 2015
con "Le molliche del commissario", primo volume della serie che ha come
protagonista Salvatore Vivacqua. “
Nato a Palermo, laureato in
Giurisprudenza, 90 chili per un metro e settantacinque, possente ma senza
pancia, con più cicatrici che capelli e un carattere quadrato come la sua
stazza”, Vivacqua ha lasciato la sua amata Sicilia per fare carriera al nord.
Commissario di Polizia prima a Bergamo e poi a Torino, il nostro protagonista è
sposato da più di vent’anni con Assunta, con la quale ha due figli, Fabrizio e
Grazia, e…raccoglie molliche! Sì, avete capito bene, molliche!
"C'è
sempre una mollica, anche piccola, basta avere occhi buoni per trovarla":
è questa, infatti, la frase che il commissario Vivacqua ripete come un mantra
ogni volta che si trova alle prese con un nuovo caso. E Salvatore Vivacqua -
Totò per gli amici - sa bene che dove c'è un delitto c'è sempre anche una
traccia che il colpevole si è lasciato dietro. In questo romanzo di esordio il commissario
si trova alle prese con due efferati omicidi e dovrà faticare non poco per risolverli.
Da una parte il brutale omicidio di Don Riccardo, sacerdote molto benvoluto, dedito
ai più deboli e bisognosi, e

dall’altra la morte di una ricca e nobile musicista,
avvenuta apparentemente durante un gioco erotico. Nel bel mezzo delle indagini,
poi, i suoi uomini più fidati, per seguire una pista, vengono coinvolti in un
altro caso e tutta la squadra finirà sotto inchiesta. Non solo: la signora Rosa
Marangio, una vecchia vedova siciliana conoscente di Assunta, arriva a Torino dicendo
di aver affrontato il viaggio per cercare una cosa…senza dire, però, di cosa si
tratta. Insomma una brutta settimana per il commissario e due indagini che non riesce a risolvere!
E, come se tutto questo non bastasse, Vivacqua ha mal di denti e sua moglie gli
rinfaccia continuamente di non aver accettato un lavoro nella sicurezza privata, decisamente
meno pericoloso del suo e più remunerativo (…pur sapendo che il “suo” Totò non
lascerà mai la Polizia!) Vivacqua dovrà scavare nel passato e rimestare nel torbido
per risolvere i casi e assicurare i colpevoli alla giustizia, non senza
rimanere con un po’ di amaro in bocca, perché la verità non sempre è bella e piacevole. Beh! Non scendo oltre nei particolari perché non
voglio rischiare di rivelare troppo a chi vorrà ascoltare il mio consiglio e
leggerà il libro. Inizialmente sembra l’ennesimo romanzo giallo, un po’
scontato, un po’ lento, con l’ennesimo poliziotto siciliano…ma vi assicuro che
non è così! Man mano che si procede nella lettura, la narrativa di De Filippis
riesce a coinvolgere il lettore pagina dopo pagina, in un’altalena di colpi di
scena e buchi nell’acqua, fino ad arrivare all’epilogo e alla soluzione. Ho
apprezzato sia lo stile dell’autore sia la simpatia sorniona del suo commissario
e sono sicura che leggerò anche i due libri successivi a questo, sempre con
Vivacqua protagonista: “Il paradosso di Napoleone” e “Uccidete il

Camaleonte”. Ovviamente,
da buon siciliano, Salvatore Vivacqua ama il buon cibo e il buon vino e fa
onore, quando riesce a concederselo, alla cucina di sua moglie. Fra i vari
piatti citati e consumati fra una pista e l’altra, Totò descrive e apprezza
particolarmente le polpette al sugo di Assunta, non fritte ma cotte
direttamente in padella e affogate nel sugo. Si tratta di un piatto saporito,
colorato e molto semplice da fare. E quindi ho deciso di riproporvele invitandovi
a farle e ad assaggiarle.
POLPETTE AL
SUGO ALLA SICILIANA
Ingredienti per
4 persone. Per le polpette: 200 gr carne di manzo macinata - 200 gr carne
di maiale macinata - 1 Uovo – Latte - 2 fette di pane raffermo - 2 cucchiai di
Parmigiano grattugiato - 2 cucchiai di Pecorino grattugiato - 1 mazzetto di prezzemolo
– Sale Per il sugo:
400 ml di Passata di pomodoro - 1 rametto di rosmarino - ½ Cipolla - Olio evo –
Sale – pepe
Prendete le
fette di pane raffermo e fatele ammollare in abbondante latte. Una volta che si
saranno

ammorbidite ben bene, togliete la crosta, strizzate per bene
per rimuovere il latte in eccesso e sbriciolate la mollica di pane, tenendola da parte. Prendete una ciotola
e unite le due carni macinate. Aggiungete l’uovo, il prezzemolo tritato, e il
formaggio grattugiato infine la mollica di pane sbriciolata e un pizzico
di sale e cominciate ad impastare il tutto. Una volta che tutti gli ingredienti
saranno ben amalgamati, cominciate a fare delle polpette delle dimensioni simili
a quelle di un’albicocca (o più grandi se preferite). In una casseruola,
mettete un filo d’olio, la cipolla tritata e il rosmarino fresco. Fate
soffriggere la cipolla e non appena sarà dorata aggiungete la passata di
pomodoro. Aggiustate di sale e pepe e coprite con un coperchio. Quando
il sugo comincerà a sobbollire, aggiungete le polpette una dopo l’altra.
Lasciate cuocere il tutto a fuoco lento per circa 40 minuti con il coperchio,
controllando di tanto in tanto la cottura. Qualcuno preferisce fare prima
rosolare un po’ le polpette e dopo unire il sugo…direi che si tratta di
dettagli…il risultato sarà sicuramente eccezionale! Servite le polpette ben
calde, con del pane fragrante ed un buon bicchiere di vino. Buon appetito e
alla prossima!

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