
Proseguendo nella
“carrellata” delle serie TV anni Ottanta, dobbiamo assolutamente dedicare un
pensiero particolare a “Magnum P.I.”, una serie televisiva statunitense, di
genere poliziesco, creata da Donald P. Bellisario e Glen A. Larson, due grandi
firme del genere, e prodotta dal 1980 al 1988. In Italia è approdata sui canali
Mediaset a partire dal 1982 e il suo successo è durato per tutte le otto
stagioni. Inizialmente il protagonista doveva essere un ex agente della CIA,
che lavorava sotto copertura e aveva alle Hawaii la sua base operativa, poi
però l’idea originale è stata modificata, e si è optato per un veterano della
guerra del Vietnam. Nasce così Thomas Sullivan Magnum IV, più semplicemente
Magnum, interpretato dall’affascinante Tom Selleck. Ufficiale di Marina
decorato nella guerra del Vietnam dove combatté prima con i Navy SEAL e poi con
il servizio segreto della Marina stessa (cosa che gli sarà utile in molte delle
sue indagini), dopo una decina d'anni di servizio, si congeda e torna alla vita
civile e decide di intraprendere l'attività di investigatore privato (da

cui il
"P.I.", sigla del termine inglese
Private Investigator). Amante
della bella vita e delle auto sportive (e in genere di tutto ciò che non può
permettersi!), scanzonato e sciupafemmine, Magnum vive nella dépendance di una
lussuosa villa in riva al mare, sull'isola hawaiiana di Oahu, su invito del
padrone di casa, l'eccentrico scrittore di gialli Robin Masters, personaggio
che non appare mai integralmente nella serie ma che, in alcuni episodi si sente
al telefono.
Una curiosità: la voce di Masters è di Orson Welles.
Nell'ultimo episodio avrebbe dovuto mostrarsi e l'identità del misterioso
scrittore sarebbe stata rivelata, ma Welles morì per arresto cardiaco a poche
settimane dalle riprese e il suo personaggio rimase senza volto. In cambio
di questa generosa ospitalità, Magnum si occupa della sicurezza della proprietà,
fra un incarico e l’altro in qualità di investigatore privato. La serie segue
quindi le investigazioni di Magnum che si imbatte in rapimenti, furti e in
omicidi. Alcuni episodi presentano caratteristiche decisamente drammatiche e
trattano di temi importanti come l'antisemitismo, il razzismo, la condizione
dei reduci del Vietnam o la corruzione militare. Altri episodi invece hanno una
caratteristica meno seriosa, pur trattandosi sempre di polizieschi con un caso
da risolvere. Una caratteristica particolare di questa serie TV è il racconto
in soggettiva del protagonista, in stile hard

boiled. La voce fuori campo di
Magnum, infatti, accompagna tutti gli episodi della serie e coinvolge i
telespettatori nei ragionamenti sui casi e nelle sue ipotesi sulle indagini.
Due frasi tipiche che ricorrono spesso sono «è una regola del buon
investigatore che inserirò nel mio manuale...» e «la mia vocina mi diceva
che...». In Magnum P.I., inoltre, sia il protagonista, sia i comprimari fanno
utilizzo per la prima volta della tecnica
camera-look inventata da
Oliver Hardy: lo sguardo dell'attore si volge verso la telecamera cercando la
complicità del pubblico, usando espressioni facciali che indicano ad esempio
perplessità o gioia per essere riusciti in un intento. Come già accennato, Magnum
conduce una vita davvero invidiabile: vive in un posto che egli stesso
definisce un "paradiso terrestre", esce e rincasa quando vuole;
lavora solo quando ne ha voglia; ha il quasi illimitato uso di una Ferrari 308
GTS; nell'appartamento in cui alloggia ha un frigobar sempre fornito di birra;
i suoi clienti sono frequentemente donne belle e benestanti, il tutto a spese
del suo capo. Gli unici "paletti" che ha sono quelli imposti da
Higgins, alias Jonathan Quayle Higgins III, ex sergente maggiore della British
Army, maggiordomo e factotum inglese, che tende a preservare quasi
maniacalmente e in modo tirannico le proprietà di Robin Masters e che, per farlo,
si avvale anche dell'aiuto dei suoi "ragazzi", due dobermann bene
addestrati, Zeus e Apollo. Spesso Magnum e Higgins si scontrano sulla gestione
della villa e dell’auto, sulla vita un po’ dissoluta e troppo mondana
dell’investigatore e sull’estrema rigidità del maggiordomo…e così alcune delle
situazioni che si vengono a creare diventano dei “siparietti”, che divertono il
pubblico e rappresentano uno dei fulcri della comicità insita nella serie.
Questo rapporto di amore-odio, però, lascia spesso il posto anche ad un

sentimento
di affetto e di stima reciproca che si evidenzia nei momenti di difficoltà.
Magnum nelle sue “avventure” può contare sempre sull’amicizia e sull’aiuto di
due suoi ex commilitoni. Il primo è Theodore "T.C." Calvin, pilota di
elicotteri, tornato alle Hawaii, dopo il servizio militare in Vietnam e un
matrimonio fallito. Ha un'impresa di trasporto aereo ed infatti Magnum utilizza
spesso, per gli spostamenti più urgenti, l'elicottero Hughes 500D, pilotato
dall'amico (altra curiosità: una gag ricorrente è la rottura del vetro a causa
di un foro di proiettile sparato contro l'elicottero, vetro che T.C. dovrà
sostituire mettendolo in conto a Magnum il quale, probabilmente, non riuscirà
mai a saldare il debito che continua ad aumentare!). L’altro compagno di
avventure è Orville Wright Richard, chiamato familiarmente "Rick" per
via della sua passione per Humphrey Bogart e Casablanca. Ex mitragliere in
Vietnam sull'elicottero di T.C., dove ha conosciuto Magnum, si è ritirato alle
Hawaii, insieme al "padrino" Rampino, mafioso di Chicago. Gestisce un
club esclusivo e aiuta il detective mettendogli soprattutto a disposizione i
suoi contatti con la mala, ma anche con la polizia. Gli altri personaggi ricorrenti
sono il tenente della Omicidi della Polizia di Honolulu, Yoshi Tanaka,
l’assistente procuratore distrettuale Carol Baldwin, Mac Reynolds tenente della
Navy Intelligence Agency, e Michelle Hue, ex moglie di Magnum. Indimenticabile
è anche l’iconica sigla di testa, scritta da Mike Post e Pete Carpenter, che è
probabilmente una delle sigle di telefilm più nota al mondo. Oltre alla birra,
che condivide con gli amici, non si vede spesso Magnum consumare un vero e
proprio pasto…mentre è molto più facile trovarlo a sorseggiare un cocktail
colorato e ghiacciato in riva al mare o nel giardino della villa. Così, in
questi giorni che vedono un inizio d’autunno ancora (troppo!) “contaminato” dal
caldo estivo, ho deciso di proporvi proprio uno di questi, di un singolare colore
blu. Si tratta del “Blu Hawaii”, la cui origine non è del tutto chiara…Tutto
inizia nel 1957 alle Hawaii, ovviamente, dove, da dietro il bancone del bar dello
sfarzoso Hilton Hawaiian, il leggendario bartender Harry Yee vede arrivare ogni
giorno frotte di turisti, pronti a godersi il paradiso hawaiiano e desiderosi
di provare gusti esotici. Interpellato da una nota azienda di Blue Curaçao,
coglie l’occasione per creare un cocktail ispirato al colore del mare e lo
chiama come la famosa canzone del 1937 “Blue Hawaii”, cantata da Bing Crosby.
Accolto inizialmente con grande entusiasmo, però, il drink rimane un prodotto
locale e non “decolla”. Il vero successo arriva nel 1961, quando Elvis Presley
sbanca i botteghini con la commedia musicale “Blue Hawaii”. Molti si dissero
convinti che il cocktail originale fosse nato proprio in seguito al successo
del film e non dall’estro di Yee…fatto sta che dagli anni Sessanta questo
cocktail è arrivato fino ai giorni nostri, rimanendo fra i primi dieci
consumati in queste fantastiche isole. Ma eccovi la “ricetta” di questa
bevanda.

La versione
originale del Blue Hawaii è composta da vodka, rum, Blue Curaçao, succo
d’ananas e un mix agro-dolce che si può preparare facilmente a casa con acqua,
zucchero e succo di lime. Esiste qualche variante che non include la vodka e
contiene invece crema di cocco e qualche volta panna...io, però, vi consiglio,
come sempre, di provare l’originale…poi ciascuno potrà modificarlo a suo
piacimento!
Prendete uno
shaker e iniziate…• 20 ml rum bianco • 20 ml vodka • 15 ml Blue Curaçao • 30 ml
Sweet & Sour Mix (miscelare 1 parte di zucchero con 1 parte di acqua, poi
aggiungere succo fresco di lime) • 90 ml succo fresco di ananas
Mettete tutti
gli ingredienti in uno shaker, agitate e versate all’interno di un calice
Hurricane colmo di ghiaccio. Decorate con una fetta di ananas e una ciliegina. Per
un risultato più autentico e gustoso, il succo di ananas andrebbe preparato
fresco, utilizzando un estrattore. Tranquilli coloro che non sono abituati a “shakerare”:
è possibile utilizzare un frullatore al posto dello shaker, inserendo oltre
agli ingredienti il ghiaccio e frullando finché non rimangono più residui di
ghiaccio solido. Ora non vi resta che mettervi comodi e gustarlo pian piano,
magari leggendo o guardando una puntata di Magnum P.I., che è facile trovare
sui canali dedicati al vintage o on line. Alla prossima!
Nessun commento:
Posta un commento