27/09/2019

PETRA DELICADO, ISPETTRICE DELLA POLIZIA DI BARCELLONA


Alicia Giménez-Bartlett (classe 1951) è stata soprannominata l’Andrea Camilleri della Spagna e questo probabilmente potrebbe già bastare per annoverarla fra i più grandi scrittori di romanzi gialli contemporanei…ma ormai mi conoscete e sapete che devo “toccare con mano” per essere sicura e quindi ho iniziato a leggere un paio dei suoi libri. Beh! Magari non arriva al grande Camilleri (almeno non per me!) ma devo ammettere che è brava. Da sempre impegnata nel sociale, contro i soprusi di ogni genere e contro la discriminazione delle donne nella società e sul lavoro, la Giménez-Bartlett ha scritto molti libri e saggi in proposito ed è sempre stata in prima linea in diverse battaglie portate avanti dalle femministe spagnole, in particolare nei difficili anni Settanta. Negli anni Novanta fa un “incontro” che le cambierà la vita: legge “Quel che rimane”, uno dei fantastici romanzi di Patricia Cornwell, con protagonista Kay Scarpetta, e decide di creare anche lei un “suo” personaggio…donna, ovviamente! Così nasce Petra Delicado, ispettrice della Polizia di Barcellona, protagonista di dieci libri, che la fa
conoscere anche al di fuori della penisola iberica, in Europa e Oltreoceano, e le permette di vincere diversi premi letterari del genere. Il successo continua anche sul piccolo schermo, grazie alla serie tv (al momento non ancora arrivata in Italia) alla quale lavora la stessa Giménez-Bartlett, pur continuando a dedicarsi alla scrittura di altro genere. Al momento non si conoscono le intenzioni della scrittrice circa eventuali nuovi romanzi con protagonista la sua eroina ma…chi può dirlo?!? Non sono pochi gli autori che fanno sparire e poi tornare i loro personaggi. Nel frattempo io vado avanti a leggere, anche perché i libri di Alicia mi piacciono. Ma chi è Petra Delicado? Già il nome è tutto un programma, è un ossimoro che presenta subito la persona che lo porta. Petra è una donna affascinante, dura, idealista e molto sensibile, sempre molto attenta a nascondere la propria fragilità dietro una maschera di risolutezza e di sarcasmo. Decisa e molto competente, sul lavoro è spesso brusca e non guarda in faccia a nessuno, arrivando a risultare antipatica anche ad alcuni colleghi. Femminista, progressista, insofferente rispetto alle regole ed ai riti, non sopporta i compromessi e quando inizia un’indagine non si ferma finché non ha trovato il colpevole. Anche nella vita privata è abbastanza “irregolare”: due divorzi, relazioni complicate, rapporti difficili…Petra è un vulcano e fatica a reggere la monotonia. Le fa da “contraltare” il suo partner sul lavoro, il viceispettore Fermin Garzòn, vedovo e un po’ più vecchio di lei, diametralmente opposto al suo capo ma, proprio per questo, perfettamente complementare. Bonario, pratico, esperto, semplice, amante del buon cibo e del buon vino, chiacchierone e oratore particolarmente brillante, Fermin è, però, capace di diventare molto duro sul lavoro e non sopporta chi mente. I due si
intendono molto bene, grazie alla professionalità, alla stima reciproca ed alla grande ironia che li accomuna. Barcellona, la città in cui vivono e lavorano, è un’altra protagonista della serie ma rimane sempre sullo sfondo, presente ma non definita. L’ambientazione è quasi sempre nei sobborghi o in periferia perché, come ammesso dalla stessa Giménez-Bartlett, lo scopo è quello di non distrarre il lettore, di non tediarlo con inutili e minuziose descrizioni di luoghi e zone che può riconoscere ma tenerlo accanto agli investigatori, fissare il suo sguardo e la sua attenzione sul come, sul chi, sul perché piuttosto che sul dove. L’autrice preferisce scendere nei particolari riguardanti gli interrogatori o soffermarsi sulle discussioni fra Petra e Fermin, che cercano di sbrogliare la matassa, piuttosto che spiegarci dove si è svolto il crimine. E vi consiglio vivamente di leggere i suoi libri, perché sono davvero coinvolgenti e capaci di regalare momenti di svago, soprattutto grazie alla leggerezza delle tante battute e delle scaramucce fra i due colleghi protagonisti, che spesso litigano come una vecchia coppia di sposi e si punzecchiano a vicenda, un po’ anche per stemperare la tensione dell’indagine in cui sono coinvolti. I momenti che preferisco, però, nei libri della serie dell’ispettrice Delicado sono quelli in cui lei e Garzòn si ritrovano a mangiare insieme! Sono, infatti, entrambi amanti della buona cucina, soprattutto del pesce e del buon vino; in particolare Fermin non riesce a ragionare se non mangia come si deve sia a pranzo che a cena. E così li troviamo spesso fuori, in una delle tipiche trattorie spagnole, a mangiare qualche specialità locale o a casa, ora di uno ora dell’altra, a consumare un pasto o uno spuntino improvvisato fra un interrogatorio e l’altro. E così fra una paella, una tapa, una morcilla e un bicchiere di buon vino, gli indizi cominciano a seguire una logica e a portare verso la soluzione del caso. Avrei potuto lanciarmi in una delle tante preparazioni citate nei libri ma ho notato che sulla tavola di entrambi i nostri poliziotti-buongustai spagnoli l’elemento principale è sempre uno: la semplicità! E così ho deciso di proporvi una semplice e coloratissima insalata tiepida di mare con verdure, che metterà d’accordo spagnoli e italiani ma soprattutto chi, come me, ama il gusto!

INSALATA TIEPIDA DI MARE CON VERDURE

Ingredienti per 6/8 persone: 800 gr di polpo - 600 gr di calamari - 1 kg di vongole - 1 kg di cozze - 300 gr di gamberi - 2 spicchi di aglio – un peperone rosso - olio evo - 1 limone – prezzemolo – sale – pepe – vino bianco  

Iniziate con il preparare una marinata mettendo in una ciotolina il prezzemolo tritato, l'aglio tagliato a pezzetti, sale, pepe, succo di limone e olio. Pulite i calamari togliendo le interiora e il gladio, e sciacquate sotto l'acqua corrente. Staccate e spellate le sacche ed eliminate la parte con gli occhi. Cuocete i calamari in acqua bollente per 15 minuti circa. Pulite il polpo, svuotando le sacche e spellandolo. Cuocete il polpo in acqua bollente per 40 minuti circa. Tagliate a pezzetti i tentacoli dei
polpi e le sacche dei calamari. Spazzolate bene le cozze e togliete le "barbe" e fate spurgare le vongole lasciandole per un'ora in acqua salata. Cuocete le vongole e le cozze in 2 padelle separate con un po’ di vino bianco. Coprite e fate cuocere a fiamma alta per qualche minuto, in modo da far aprire le valve. Appena le cozze e le vongole saranno pronte, filtrate l'acqua dei frutti di mare e tenetela da parte. Nel frattempo portate a bollore un po’ di acqua con un cucchiaio di aceto, lavate, pulite e tagliate a piccole falde il peperone e buttatele nell’acqua. Dopo 10/12 minuti scolate il peperone e fatelo saltare per 5/10 minuti con un pochino di sale e un filo di olio in una padella antiaderente: deve rimanere un po’ al dente e non deve bruciare. Iniziate ora ad assemblare la vostra insalata di mare. In un'ampia zuppiera disponete i calamari tagliati a rondelle, il peperone, le vongole e le cozze. Infine aggiungete il polpo tagliato a tocchetti e la marinata. Mescolate l'insalata di mare aggiungendo l’acqua filtrata dei frutti di mare (mi raccomando: tiepida non calda!), aggiustate di sale e pepe se necessario, e servite con pane casereccio e del vino bianco frizzante e freschissimo. Questo piatto non si gusta solo con il palato ma anche con gli occhi e il naso: i colori e il profumo, infatti, ve lo faranno assaporare ancora di più! E allora buon appetito, anzi “Que aproveche!”

18/09/2019

IL COMMISSARIO CUCCI: UN RUNNER NELLA QUESTURA DI MILANO


Luciano Cosimo Carluccio è nato a Zurigo nel 1966, si è laureato in Chimica a Firenze, vive e lavora in provincia di Milano, come ricercatore in una società petrolifera…e questo al momento è tutto ciò che si sa di questo scrittore. Beh! Del resto non serve sapere altro per apprezzare la sua bravura, il suo stile narrativo schietto e coinvolgente, la sua capacità di farti “vivere” i suoi libri e di catapultarti in una Milano vera, autentica, viva e pulsante. Già perché è proprio questo che mi ha colpito delle sue tre opere: una volta che ho iniziato a leggere le prime pagine ho dovuto arrivare alla fine e una volta letto il primo libro ho dovuto leggere anche gli altri. Sarà che sono di Milano e che ho vissuto proprio vicino ad alcune delle zone che fanno da sfondo alle sue storie, sarà che il protagonista mi è simpatico e sarà pure che mi sono “imbattuta” in Carluccio per caso, tramite una collega…fatto sta che i suoi libri mi hanno proprio “preso”! In tutti e tre i suoi scritti, Carluccio affronta temi forti, molto attuali e spesso il confine fra il bene e il male non è così netto e viene superato anche da chi dovrebbe, invece, tenerlo più marcato. “Perline colorate” (2013), “Rifiuti particolari” (2016) e “Perfidi inganni” (2018) sono i titoli dei tre gialli, tutti con un unico protagonista: il commissario Cosimo Cucci, detto Mino. Originario della Puglia, single (almeno nella prima avventura…), Cucci è schivo, metodico, pignolo, rigoroso, attento al minimo dettaglio sul lavoro e nella vita. È ancora scosso dal fallimento di un’importante operazione, durante la quale sei dei suoi uomini hanno perso la vita ed in seguito alla quale è stato trasferito dall’Antidroga alla Omicidi. Runner appassionato, ogni
mattina, puntuale come un orologio svizzero, si alza all’alba per correre nel Parco di Trenno poi torna a casa, si prepara e va in Questura. Durante la corsa pensa al caso che sta seguendo, cercando di fare ordine fra le varie prove acquisite, le testimonianze ascoltate e i tanti piccoli dettagli che sembrano fuori posto. E, a poco a poco, ogni tessera del puzzle trova la sua collocazione e la verità emerge, portando con sé un gusto amaro, a volte acido. Le indagini di Cucci, però, ci fanno conoscere e apprezzare anche la sua grande umanità, la sua capacità di empatia, il suo disgusto per gli arrampicatori sociali, il suo rispetto per l’onestà e per la diversità, il suo desiderio di giustizia unito al profondo senso del dovere. Accanto a lui troviamo i suoi uomini più fidati: l’assistente capo Carmine Esposito e il viceispettore Libero Centamore, sempre pronti a seguirlo e ad assecondare le sue richieste, anche quelle apparentemente stravaganti. E, al di fuori della Questura, i suoi amici e corregionali Santino e Luce, rispettivamente gestore e cuoca del ristorante “Il saraceno”, che hanno a cuore il giovane commissario e, in particolare, il suo stomaco! Luce, con grande senso materno, lo trova sempre sciupato e gli prepara dei piatti tipici della cucina pugliese, che lui apprezza e gusta con sano appetito, accompagnati da un buon vino! Che soddisfazione! Meno male che ogni tanto si trovano ancora dei protagonisti che sanno godere della buona tavola! Sinceramente mi sono trovata un po’ in imbarazzo a scegliere uno dei piatti di cui si parla nei libri di Carluccio e, siccome sono anch’io un po’ pignola, mi sto preparando per cercare di riprodurne uno in modo degno di Luce…magari in occasione del prossimo libro!!! Nel frattempo, visto che anche il clima mi impedisce di “lasciarmi andare” in cucina come vorrei (!), ho deciso di
proporvi una ricetta preparata proprio dal commissario Cucci in persona: le friselle (o frise) con i  pomodori. Mi sono documentata e ho scoperto che c’è molta storia dietro questo piatto semplice e gustoso che è tanto amato e non solo in Puglia! Le sue origini risalgono ai tempi dei Crociati, che le inserivano nel loro vettovagliamento in vista delle lunghe spedizioni. Le friselle, infatti, si prestano ad una lunga conservazione e, per questo, sono sempre state utilizzate dai contadini e, soprattutto, dai pescatori che si limitavano a bagnarle con l’acqua del mare per poi farcirle con pomodorini e altre verdure o ad utilizzarle per accompagnare le zuppe di pesce. Si tratta, in pratica, di grandi taralli di grano duro o di orzo, cotti nel forno, tagliati a metà in senso orizzontale e messi di nuovo in forno. Per questo hanno una parte liscia e una ruvida. Sono tante le possibili farciture di questa specie di “pane biscottato” ma direi che la più classica è quella che vede le friselle servite con pomodorini, sale e olio. Io vi propongo la mia versione, vicina ma non identica a quella del buon commissario Cucci.

FRISELLE, POMODORI E CIPOLLOTTI
Ingredienti: friselle (due o più a persona…dipende dalla grandezza delle friselle e…da chi avete a
tavola!!!) – pomodori – cipollotti freschi – sale – pepe – olio evo – olive (a piacere)
Anzitutto preparate un piatto con un po’ di acqua leggermente salata (Io ho aggiunto anche un po’ di acqua dei pomodori), perché bisogna “sponzare” le friselle, bisogna cioè bagnarle, immergendole nell’acqua. Questo passaggio è molto importante: infatti in base a come si preferiscono, più croccanti o più morbide, si devono lasciare immerse per circa 30 sec o 1 minuto. Dopo averle ammorbidite si può iniziare a condirle. Ho preparato i pomodori, tagliandoli a piccoli pezzettini, e li ho uniti ai cipollotti, li ho conditi con olio evo, sale, pepe e origano e li ho posati sulle friselle. (Volendo si possono unire delle olive, del formaggio o altro, a vostro piacimento). Infine ho versato un filo di olio e le ho servite con una burratina e un bel bicchiere di vino bianco ghiacciato! Che buone! Vi assicuro che le rifarò presto, magari cercando anche di fare proprio le friselle, anziché comprarle già pronte. Per ora è andata benissimo così. E allora buon appetito e alla prossima!