18/09/2019

IL COMMISSARIO CUCCI: UN RUNNER NELLA QUESTURA DI MILANO


Luciano Cosimo Carluccio è nato a Zurigo nel 1966, si è laureato in Chimica a Firenze, vive e lavora in provincia di Milano, come ricercatore in una società petrolifera…e questo al momento è tutto ciò che si sa di questo scrittore. Beh! Del resto non serve sapere altro per apprezzare la sua bravura, il suo stile narrativo schietto e coinvolgente, la sua capacità di farti “vivere” i suoi libri e di catapultarti in una Milano vera, autentica, viva e pulsante. Già perché è proprio questo che mi ha colpito delle sue tre opere: una volta che ho iniziato a leggere le prime pagine ho dovuto arrivare alla fine e una volta letto il primo libro ho dovuto leggere anche gli altri. Sarà che sono di Milano e che ho vissuto proprio vicino ad alcune delle zone che fanno da sfondo alle sue storie, sarà che il protagonista mi è simpatico e sarà pure che mi sono “imbattuta” in Carluccio per caso, tramite una collega…fatto sta che i suoi libri mi hanno proprio “preso”! In tutti e tre i suoi scritti, Carluccio affronta temi forti, molto attuali e spesso il confine fra il bene e il male non è così netto e viene superato anche da chi dovrebbe, invece, tenerlo più marcato. “Perline colorate” (2013), “Rifiuti particolari” (2016) e “Perfidi inganni” (2018) sono i titoli dei tre gialli, tutti con un unico protagonista: il commissario Cosimo Cucci, detto Mino. Originario della Puglia, single (almeno nella prima avventura…), Cucci è schivo, metodico, pignolo, rigoroso, attento al minimo dettaglio sul lavoro e nella vita. È ancora scosso dal fallimento di un’importante operazione, durante la quale sei dei suoi uomini hanno perso la vita ed in seguito alla quale è stato trasferito dall’Antidroga alla Omicidi. Runner appassionato, ogni
mattina, puntuale come un orologio svizzero, si alza all’alba per correre nel Parco di Trenno poi torna a casa, si prepara e va in Questura. Durante la corsa pensa al caso che sta seguendo, cercando di fare ordine fra le varie prove acquisite, le testimonianze ascoltate e i tanti piccoli dettagli che sembrano fuori posto. E, a poco a poco, ogni tessera del puzzle trova la sua collocazione e la verità emerge, portando con sé un gusto amaro, a volte acido. Le indagini di Cucci, però, ci fanno conoscere e apprezzare anche la sua grande umanità, la sua capacità di empatia, il suo disgusto per gli arrampicatori sociali, il suo rispetto per l’onestà e per la diversità, il suo desiderio di giustizia unito al profondo senso del dovere. Accanto a lui troviamo i suoi uomini più fidati: l’assistente capo Carmine Esposito e il viceispettore Libero Centamore, sempre pronti a seguirlo e ad assecondare le sue richieste, anche quelle apparentemente stravaganti. E, al di fuori della Questura, i suoi amici e corregionali Santino e Luce, rispettivamente gestore e cuoca del ristorante “Il saraceno”, che hanno a cuore il giovane commissario e, in particolare, il suo stomaco! Luce, con grande senso materno, lo trova sempre sciupato e gli prepara dei piatti tipici della cucina pugliese, che lui apprezza e gusta con sano appetito, accompagnati da un buon vino! Che soddisfazione! Meno male che ogni tanto si trovano ancora dei protagonisti che sanno godere della buona tavola! Sinceramente mi sono trovata un po’ in imbarazzo a scegliere uno dei piatti di cui si parla nei libri di Carluccio e, siccome sono anch’io un po’ pignola, mi sto preparando per cercare di riprodurne uno in modo degno di Luce…magari in occasione del prossimo libro!!! Nel frattempo, visto che anche il clima mi impedisce di “lasciarmi andare” in cucina come vorrei (!), ho deciso di
proporvi una ricetta preparata proprio dal commissario Cucci in persona: le friselle (o frise) con i  pomodori. Mi sono documentata e ho scoperto che c’è molta storia dietro questo piatto semplice e gustoso che è tanto amato e non solo in Puglia! Le sue origini risalgono ai tempi dei Crociati, che le inserivano nel loro vettovagliamento in vista delle lunghe spedizioni. Le friselle, infatti, si prestano ad una lunga conservazione e, per questo, sono sempre state utilizzate dai contadini e, soprattutto, dai pescatori che si limitavano a bagnarle con l’acqua del mare per poi farcirle con pomodorini e altre verdure o ad utilizzarle per accompagnare le zuppe di pesce. Si tratta, in pratica, di grandi taralli di grano duro o di orzo, cotti nel forno, tagliati a metà in senso orizzontale e messi di nuovo in forno. Per questo hanno una parte liscia e una ruvida. Sono tante le possibili farciture di questa specie di “pane biscottato” ma direi che la più classica è quella che vede le friselle servite con pomodorini, sale e olio. Io vi propongo la mia versione, vicina ma non identica a quella del buon commissario Cucci.

FRISELLE, POMODORI E CIPOLLOTTI
Ingredienti: friselle (due o più a persona…dipende dalla grandezza delle friselle e…da chi avete a
tavola!!!) – pomodori – cipollotti freschi – sale – pepe – olio evo – olive (a piacere)
Anzitutto preparate un piatto con un po’ di acqua leggermente salata (Io ho aggiunto anche un po’ di acqua dei pomodori), perché bisogna “sponzare” le friselle, bisogna cioè bagnarle, immergendole nell’acqua. Questo passaggio è molto importante: infatti in base a come si preferiscono, più croccanti o più morbide, si devono lasciare immerse per circa 30 sec o 1 minuto. Dopo averle ammorbidite si può iniziare a condirle. Ho preparato i pomodori, tagliandoli a piccoli pezzettini, e li ho uniti ai cipollotti, li ho conditi con olio evo, sale, pepe e origano e li ho posati sulle friselle. (Volendo si possono unire delle olive, del formaggio o altro, a vostro piacimento). Infine ho versato un filo di olio e le ho servite con una burratina e un bel bicchiere di vino bianco ghiacciato! Che buone! Vi assicuro che le rifarò presto, magari cercando anche di fare proprio le friselle, anziché comprarle già pronte. Per ora è andata benissimo così. E allora buon appetito e alla prossima!

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