27/05/2020

A BORDEAUX SULLE TRACCE DEL CRIMINE

Continua la mia “carrellata” delle serie televisive francesi, attraverso le quali conosceremo, oltre ai diversi personaggi e interpreti del piccolo schermo, alcuni dei tanti e prelibati piatti della grande, raffinata e “burrosa” cucina francese. Oggi vi presento “Sulle tracce del crimine”, serie nata nel 2006 e arrivata poi in Italia nel 2011. La “Section de recherches” è un'unità speciale della gendarmeria nazionale, responsabile dei casi più complessi di Bordeaux e della Costa d'Argento. (N.B. So che poi, a partire dall'ottava stagione, le azioni si sposteranno anche a Nizza e Provenza-Alpi-Costa Azzurra, ma io sono ferma alle stagioni precedenti!). Purtroppo questa serie, che pur ha riscosso un notevole successo, è sempre stata trasmessa in orari decisamente impossibili per chi conduce una vita “normale” (o almeno per chi come me ci prova!).  Dopo un breve periodo in cui si riusciva a vederla in prima serata su Rai3, infatti, è stata spostata su altri canali, inizialmente a tarda notte e poi la mattina presto (?!?). La motivazione non mi è chiara ma ho dovuto comunque farmene una ragione e adesso mi capita a volte di vedere uno o due episodi durante le ferie o nelle afose serate in cui di dormire proprio non si parla! La serie è accattivante: rapimenti, sparizioni, ricatti, delitti d'odio e a sfondo sessuale, omicidi…tante sono le tipologie di crimini di cui si occupano gli investigatori di questa squadra, formata da elementi tanto eccezionali quanto “normali”.
Il capo della sezione è il giovane, integerrimo ed affascinante Capitano Enzo Ghemara, di origini magrebine, affiancato dall’esperto ed enigmatico Maggiore Martin Bernier, fulcro e spesso “collante” del gruppo. Bernier ha servito il suo Paese nell’esercito e questo lo ha profondamente segnato e formato, lasciandogli una singolare capacità di calarsi nei panni del criminale di turno e di cogliere le sfumature delle menti più deviate e malate. Non dà mai nulla per scontato e non trascura nessun particolare, né sulla scena del crimine né fra le pagine dei dossier delle vittime e delle persone coinvolte nei vari casi. La sua esperienza ed il suo apparente cinismo, però, non riescono a cancellare completamente la sua umanità e la sua empatia rispetto ai crimini che è chiamato a risolvere e spesso alcune verità lo turbano e lo lasciano sfinito fisicamente e psicologicamente. Con lui troviamo la giovane ed esuberante Mathilde Delmas, sempre pronta all’azione, e Warrant Linsky, madre di una bimba e vedova di un poliziotto, che invece è molto più riflessiva e dotata di grande intuito. A supportare la squadra dalla postazione informatica, anche se preferirebbe stare “sul campo”, è il giovane agente Luc Irrandonea. Un po’ impacciato e timido diventa un fulmine alle prese con la tastiera e fornisce un valido aiuto alla squadra. Dulcis in fundo la “veterana” Nadia Angeli, esperta della scientifica, sempre la prima ad arrivare sulla scena del crimine ed a cogliere i più piccoli dettagli. Al suo occhio non sfugge nulla e spesso sono proprio le sue “indagini al microscopio” a permettere la soluzione dei casi più difficili. Nadia è anche un po’ materna nei confronti dei colleghi, in particolare dei più giovani, e ha sempre una parola per tutti. Sullo sfondo delle azioni la bella città di Bordeaux ed i suoi pittoreschi dintorni, i vigneti, la Côte d'Argent e le gustose specialità locali…anche se tutto ciò non interessa affatto ai nostri impegnatissimi eroi! A parte qualche piccola pausa e qualche tentativo di consumare una cena degna di tale nome, infatti, nessuno di loro mostra un particolare interesse per il cibo…eppure ne avrebbero di prelibatezze da gustare!!! Fra le tante ho voluto scegliere un “dessert” caratteristico della zona: le “poires au Saint-Émilion”. Nonostante il fascino di queste parole francesi, si tratta di semplicissime pere cotte nel vino rosso (certo, non un vino a caso, si intende!!) che prendono il nome dal borgo medievale famoso per i suoi fantastici vigneti, resi unici dalla posizione a metà fra le colline e l’oceano. Si dice che qui il vino abbia un aroma particolare che permane solo se gustato in loco…Certo mi piacerebbe molto fare un giretto in quella bellissima regione per verificare questa “diceria”…nel frattempo posso solo consigliarvi di guardare la serie di cui vi ho parlato e di gustare ogni singolo boccone di queste fantastiche pere ubriache! À la prochaine!

RICETTA “POIRES AU ST EMILION”

Ingredienti: 4 Pere coscia (o kaiser ma piccole) - 300 ml Vino rosso (meglio se uno dei tanti “chateaux”…della zona di Bordeaux on va sans dire!) - 200 ml Acqua - 200 g Zucchero di canna -1 stecca di cannella (o 2 cucchiaini di quella in polvere) - 2 Chiodi di garofano - Succo di un’arancia

Mettete l’acqua e il vino in una pentola insieme allo zucchero e fatelo sciogliere a fuoco basso. Aggiungete la stecca di cannella, il succo d’arancia e i chiodi di garofano e fate raggiungere il bollore. Sbucciate le pere intere lasciando il picciolo e quando acqua e vino bolliranno immergetele e fatele cuocere per 20 minuti circa fino a che saranno cotte (se preferite, una volta lavate accuratamente, si può anche lasciare la buccia).La cottura potrebbe durare qualche minuto in più se le pere fossero grandi. Quando saranno totalmente cotte toglietele dalla pentola e mettetele in un piatto. Rimettete la pentola con acqua e vino su fuoco e fate cuocere, mescolando, ancora per 10 minuti circa in modo che la salsa si restringa e caramelli un pochino. Spegnete il fuoco, lasciate raffreddare qualche minuto e servite le pere al vino con la loro salsa. Sono ottime gustate in inverno ma anche quando fa meno freddo è sufficiente lasciarle intiepidire e vi sorprenderanno! Alla prossima!


21/05/2020

CHLOÉ SAINT-LAURENT: UNA STRAVAGANTE CRIMINOLOGA NELLA POLIZIA PARIGINA


Oggi vorrei parlarvi di una serie televisiva che mi sta davvero appassionando: Profiling (Profilage in francese). Forse perché adoro i profiler (vedi i miei post precedenti su Criminal Minds…), forse perché mostra un approccio diverso alle indagini rispetto a quello “classico” americano o semplicemente perché è una serie fatta proprio bene e curata nei minimi dettagli, capace di coinvolgermi, di tenermi incollata allo schermo fino all’ultima scena e di farmi aspettare con curiosità l’appuntamento settimanale…fatto sta che sto seguendo l’ottava stagione (attualmente in onda sul canale “Giallo”) e non me ne perdo un episodio! (Vi consiglio vivamente di guardarla e di andarvi a cercare le altre serie, magari per farvi una “maratona” e mettervi in pari!). La protagonista è Chloé Saint-Laurent, interpretata magistralmente da Odile
Vuillemin, criminologa decisamente sopra le righe e con un passato pesante che, suo malgrado, segna ancora la sua vita ed il suo lavoro. Chloé viene assegnata come consulente alla squadra di polizia investigativa guidata prima dal commissario Matthieu Perac, nelle prime due stagioni, e poi dal commissario Thomas Rocher in quelle successive, e composta dai tenenti Fred Kancel e Hippolyte de Courtène. Il suo arrivo, fortemente voluto dall’esperto, paterno e lungimirante comandante Grégoire Lamarck, non è ben visto dal resto del gruppo che, inizialmente, le è quasi completamente ostile. Bizzarra, sempre apparentemente con la testa altrove, testarda, insofferente alle regole ed agli stereotipi, Chloé piomba letteralmente sulle scene dei delitti con abiti e accessori dai colori sgargianti, che lei ama e che la contraddistinguono, osservando in modo quasi maniacale ogni singolo dettaglio. La sua capacità di immedesimarsi prima nella vittima e poi nel suo carnefice, estraniandosi da tutto e da tutti, lasciano spesso spiazzati i colleghi che, tuttavia, a poco a poco imparano ad apprezzarla e a riconoscere le sue incredibili doti, la sua grande preparazione e professionalità e la sua capacità di arrivare alla verità, anche e soprattutto quando questa è scomoda, quasi incredibile e colpisce dritta
allo stomaco. Il silenzioso Rocher (interpretato dall’affascinante Philippe Bas), molto più attento alle intuizioni ed alle deduzioni di Chloé rispetto al suo predecessore, nonostante il suo carattere molto chiuso riesce ad instaurare un ottimo rapporto di fiducia prima e di amicizia poi con questa esuberante ragazza dai capelli rossi che lo affianca per affrontare assassini, rapitori, aggressori e serial killer. Con l’inseparabile grande borsa gialla al braccio e i suoi borbottii, Chloé diventa ben presto parte integrante della squadra (praticamente la sua famiglia) e riuscirà anche ad affrontare i suoi demoni interiori e a riconciliarsi con sé stessa e con la sua storia, vivendo diversi e inaspettati colpi di scena. Come accennato, oltre a Rocher e a Lamarck, il gruppo è formato da Fred, ex alcolista che si mostra come una poliziotta “dura”, mascolina e pronta all’azione per nascondere la sua fragilità e sensibilità, e da Hippolyte, mago dell’informatica con un cognome e una famiglia “ricca e scomoda” alle spalle, più avvezzo a maneggiare una tastiera piuttosto che una pistola. I due vivono una storia di amore-odio che prosegue con alti e bassi nelle varie stagioni (…e sulla quale non aggiungo altro per non spoilerare ed attirare l’ira di chi ancora deve mettersi “in pari” con le diverse serie!). Ci sono anche altri personaggi che intrecciano le loro storie con quelle della squadra e spesso non sono così “marginali” come sembra ma lascio a voi scoprirli… cito solo la piccola Lily, orfana adottata da
Chloé, e Adele Delettre, ragazza difficile e criminologa come Chloé, alla quale è molto legata. E per quanto riguarda il gusto? Beh! Signori miei siamo a Parigi! Il commissariato in cui si muovono i nostri protagonisti sorge sulle rive della Senna, proprio dietro a Notre Dame, e spesso Chloé si siede sulla banchina per riflettere o per fare una piccola pausa durante le indagini. Ma la criminologa non ama cucinare, anzi, non ne è proprio capace (!). E anche gli altri non stanno molto a “perdere tempo” con il cibo, a parte Hippolyte che, davanti al pc, ingurgita baguette ripiene di qualsiasi cosa e cibo-spazzatura di ogni tipo ed è tutt’altro che un gourmet! Per fortuna Chloé è golosissima e ogni mattina si presenta al lavoro con dei dolcetti che condivide e gusta insieme ad una tazza di tè. Fra tutti quelli che mangia, i più ricorrenti sono le ciambelle al forno…e quindi che ciambelle siano!
RICETTA CIAMBELLE AL FORNO
INGREDIENTI (per circa 25/30 ciambelle): 230 ml di latte - 60 g di zucchero semolato - 1 uovo - 450 g di farina 00 + quella per la lavorazione – 12/15 g di lievito di birra fresco - 100 g di burro morbido a pomata
1 bustina di vanillina oppure i semi di 1/2 bacca di vaniglia - un pizzico di sale
PER LA GUARNIZIONE: zucchero semolato - burro sciolto

L'impasto è il vero segreto di queste ciambelle al forno: sembra molto semplice ma richiede molta attenzione. In una ciotola versate il latte, sbriciolate il lievito di birra, unite lo zucchero semolato e mescolate con una frusta. Aggiungere l’uovo, il pizzico di sale, la vanillina (o i semi di mezza bacca di vaniglia) e continuate a mescolare per amalgamare bene. Incorporate, un po’ per volta, la farina setacciata e trasferite l’impasto sul piano di lavoro. Continuate a impastare fino a ottenere un panetto compatto. Allargate il panetto con le mani e distribuite sulla superficie dei pezzettini di burro morbido: impastate fino al completo assorbimento, cercando di non “scaldare” troppo l’impasto. Infarinate il piano di lavoro e ripetere
l’operazione tante volte fino a quando avrete incorporato tutto il burro. Lavorate l’impasto energicamente: il risultato sarà un panetto lucido, liscio, elastico e leggermente appiccicoso. Sistemate il panetto in una ciotola, coprite con un canovaccio o della pellicola trasparente e fate lievitare in un luogo tiepido per circa 1 o 2 ore. Una volta pronto, adagiate il panetto sul piano di lavoro infarinato e con un mattarello stendetelo per ottenere una sfoglia spessa circa 1 cm. Ritagliate le ciambelle utilizzando un coppapasta del diametro di 8 cm e, per il buco centrale, una bocchetta per pasticceria di 3 cm. Impastate nuovamente i ritagli avanzati, fate lievitare qualche minuto il panetto ottenuto, stendetelo con il matterello e ricavate altre ciambelle. Rivestite con carta forno una teglia e sistemate le ciambelle leggermente distanziate l’una dall’altra. Fate lievitare coperte con un canovaccio sino al raddoppio in un ambiente tiepido: ci vorranno circa 2 ore. Cuocete le ciambelle in forno già caldo a 180°C statico per circa 15/20 minuti. Per guarnire le ciambelle, fate sciogliere a bagnomaria un pezzetto di burro. Spennellate con il burro fuso le ciambelle appena sfornate e passatele nello zucchero semolato. Le ciambelle al forno sono pronte! Chloé le abbina sempre ad un tazzone di tè caldo ma voi potete abbinarle anche ad un’altra bevanda…sempre che non finiscano prima che vi siate decisi! Alla prossima!

06/05/2020

LOANO, LA BERTA E…L’IMPORTANZA DELLE ACCIUGHE!


Nicoletta Retteghieri è una scrittrice e cantautrice genovese, laureata in lingue straniere. Come cantautrice, attività per la quale utilizza lo pseudonimo di Draky, ha lavorato in radio, inciso due CD e preso parte a numerosi spettacoli musicali. Come scrittrice, invece, ha scritto poesie e racconti, in particolare di genere thriller e, ad oggi, ha pubblicato tre romanzi gialli: “L’importanza delle acciughe” (2011), “La legge del baccalà” (2016) e “Crimini e farinata” (2019). Appassionata gastronoma ed enigmista, è una grande collezionista di maialini (ne ha quasi 900!!!) e uno dei suoi sogni è quello di aprire un museo del maiale (A tale proposito, cerca volonterosi sponsor!). Nei suoi sopra citati romanzi si respira la tipica brezza marina di una delle perle della Riviera Ligure: Loano. Già, perché a Loano Nicoletta (cito dalla nota introduttiva del primo libro) ha passato “interminabili estati, a volte anche rompendomi le palle, diciamolo, ma ho imparato ad amarla, a conoscerla…” . E sua mamma, la signora Anna Maria Bianca Berta Siccardi, è originaria proprio di Loano ed è colei che l’ha trascinata nella ridente cittadina anno dopo anno e che ha ispirato il personaggio principale dei suoi romanzi: la Berta! I suoi libri, praticamente, sono un vero e proprio tributo ad entrambe: Loano e sua mamma. 
Ma vediamo di conoscere meglio questa moderna Miss Marple ligure…La signora Berta Riccardi, conosciuta da tutti come “la Berta”, appunto, è un’arzilla vedova settantenne, curiosa e testarda, con una passione sfrenata per i gialli e gli enigmi. E questa sua passione va di pari passo con una forte tenacia ed un naturale talento investigativo, talento che ha trasmesso anche al suo unico e adorato figlio, l’indolente sciupafemmine Davide Traverso, agente immobiliare, che si lascia volentieri coinvolgere nelle indagini di mammà ed altrettanto volentieri si auto invita da lei a pranzo, sicuro di gustare uno dei piatti liguri che la Berta cucina con grande abilità. Involontario compagno di avventure della Berta, invece, è Roddy, un gerbillo del deserto, ghiotto di baci di dama e sempre pronto ad uscire dalla sua gabbia per seguire la sua padrona…ignaro dei guai in cui questa andrà a cacciarsi! A “completare” la squadra c’è Marco Castello, il pingue giornalista amico di Davide, caotico e imbranato ma all’occorrenza capace di sorprendente arguzia, mentre a “sopportare” tutti c’è sempre il bonario maresciallo Marmotta, con i suoi goffi sottoposti, che poco tollera ingerenze nei suoi casi ma poi si arrende, perché conosce e rispetta (non senza una certa invidia…) l’incredibile fiuto della Berta. Nella prima delle loro avventure i nostri “eroi” hanno a che fare con uno spietato assassino, pronto a tutto pur di rimanere nell’ombra e portare avanti il suo piano criminale: la Berta e i suoi “uomini” dovranno impegnarsi ed ingegnarsi non poco per riuscire a smascherarlo e ad assicurarlo alla giustizia. E così, mentre Davide si deve destreggiare fra due donne agguerrite e desiderose delle sue “virili attenzioni”, la Berta segue una pista che la porta sul balcone di un losco e irascibile individuo, Marco si infila in un groviglio di guai e il maresciallo Marmotta non sa quali pesci pigliare per risolvere questo brutto caso…
Roddy li osserva e tiene stretto fra le zampine una prova che si rivelerà decisiva per le indagini. Non aggiungo altro per non rovinarvi la lettura, che vi consiglio davvero spassionatamente. La Retteghieri riesce a coinvolgere i suoi lettori nelle indagini pur facendoli divertire e sorridere e, credetemi, non è cosa da poco! Al momento ho letto solo il primo ma leggerò sicuramente anche gli altri due, sicura del fatto che mi regaleranno dei bei momenti. E poi la Berta mi è proprio simpatica! Non solo è, come dicevo, una sorta di moderna Miss Marple (e dunque una grande conoscitrice dell’animo umano) ma ama la buona tavola e si diletta a cucinare piatti prelibati. 
Nel suo “repertorio” troviamo il coniglio alla ligure, i carnosi pomodori del suo orto, i fragranti canestrelli e le immancabili acciughe, che il “suo” Davide adora fritte, nella tipica preparazione rivierasca. Sì, possiamo ben dire che la fantastica Berta ha un gran senso del gusto e sa utilizzare ed esaltare tutti i sapori, in particolare quelli della sua terra. E anche quando deve prepararsi una cena “solitaria” e frugale non si limita ad aprire la dispensa ma si prepara le acciughe sottolio con pane e burro: un tripudio di gusto e semplicità! Oggi ho voluto scegliere proprio questo “spuntino” che sa di mare e di casa, di dolce e salato, di autentico e di familiare. Leggendo le avventure della Berta, insieme ad un bicchiere di buon vino fresco, provate a prendere una fetta di pane, magari di quello “sciapo”, spalmatela con del burro morbido e adagiatevi sopra due o tre acciughe sottolio (se poi le avete preparate voi ancora meglio!). Scoprirete che ogni morso vi regalerà una piccola emozione e vi accompagnerà nelle viuzze di Loano, a scoprire tanti piccoli angoli di quiete e di gusto. Buona lettura e buona degustazione! Alla prossima settimana!