LE OSTRICHE sono dei molluschi bivalvi e la storia ci dice che sono stati uno dei primi alimenti consumati dall’uomo, in particolare nel bacino del Mediterraneo. Ce ne sono tracce in molti scavi archeologici e in diverse zone, in particolare vicino alle coste francesi, italiane, greche ed egiziane, dove sono sempre state facilmente reperibili. Una delle prime testimonianze scritte del loro consumo, risale all'impero romano guidato da Nerone, che le divorava e le aveva rese un piatto riservato solo a lui e ai romani più ricchi. Arrivavano dalla Britannia, ricoperte di ghiaccio e acqua marina ma non sempre in buone condizioni, così, per ovviare al problema del trasporto, ci si rivolse al mercato francese, dal quale si diceva arrivassero ostriche migliori. Alla corte di Luigi XIV non potevano mancare e il Re Sole ne proibì il consumo durante i mesi estivi, per evitare che, dopo il trasporto con il clima caldo, arrivassero praticamente immangiabili. Altamente “ecosostenibili”, oggi le ostriche sono allevate soprattutto nelle zone costiere e vicino alle lagune e, grazie alla loro funzione di filtraggio e purificazione delle acque, sono ritenute preziose per la conservazione dell’ecosistema marino. Coltivare le ostriche, però, non è cosa facile: ne esistono infinite varietà diverse per sapore, aspetto e proprietà nutrienti. Come i vigneti hanno i loro “terroir”, le ostriche hanno i cosiddetti “merroir”, a seconda del particolare ambiente naturale nel quale sono allevate. Nel tempo sono sempre state considerate un cibo di lusso, afrodisiaco e destinato solo ai più abbienti e questo ha contribuito a creare aspettative altissime fra tutti coloro che non se le potevano permettere. Oggi sono più accessibili e chi lo desidera può facilmente trovarle ed assaggiarle. Devono essere freschissime…già ma come capire se un'ostrica è fresca o meno e gustarla al suo meglio? Se contiene troppo liquido, la carne ha iniziato a staccarsi dalla conchiglia o la conchiglia è aperta, buttatela via immediatamente! Attenti anche alla temperatura di servizio: quella ideale oscilla tra i 4°C e gli 8°C. Sempre che abbiate deciso di servirle crude, "alla francese", marinate con un po' di scalogno e aceto e accompagnate da pane, burro e ovviamente champagne. Vi avverto però: sia che si tratti di ostriche dalla qualità eccellente o di specie più “dozzinali”, l’approccio con questi simpatici molluschi può non essere dei più semplici. Non solo si pone un problema tecnico sul come aprirle e consumarle…una volta che ci si è riusciti bisogna anche fare i conti con una consistenza e un odore non proprio “allettanti” che non piace a tutti. Le ostriche non hanno mezze misure: o si amano o si odiano! Io le ho assaggiate, seguendo i consigli di persone più esperte di me, al naturale e in altre preparazioni e, cosa non marginale, in diversi momenti della mia vita e quindi del mio senso del gusto…ahimè non è scattata la “scintilla” e posso tranquillamente affermare che non amo particolarmente il loro gusto così forte. Certo un flûte di champagne ti aiuta non poco a mandarle giù ma il mio palato non le ha inserite nella gamma di delizie che ho potuto gustare nei miei primi cinquant'anni! Le ho provate in una pescheria stupenda, insieme a mio padre, freschissime e con una bella spruzzata di limone e un pizzico di pepe…che delusione! Ho provato un leggero senso di nausea e le ho ingoiate in fretta, bevendo poi una gazzosa, visto che ero ancora minorenne (comunque credo che mio padre sia stato contento perché l’ho fatto risparmiare!!!!) Poi le ho “incontrate” di nuovo a Parigi, in un locale esclusivo, servite nel modo più classico, su un letto di ghiaccio e con il limone. Ero con un parigino doc che mi ha guidato passo passo e…beh! Credo che la mia faccia abbia parlato da sola perché ci è rimasto un po’ male e poi le ha mangiate tutte lui!!!! Per fortuna ho potuto consolarmi con le bollicine di un ottimo champagne e con dei meravigliosi gamberoni (che ho apprezzato moltissimo)! Chissà? Magari un giorno proverò di nuovo a mangiarne una, così giusto per capire definitivamente se siamo proprio incompatibili…nel frattempo vi invito, se ancora non l’avete fatto, ad assaggiarle (almeno una!) e poi mi direte se vi sono piaciute o se, invece, la pensate come me. Vi aspetto la prossima settimana per la penultima tappa del nostro tour. À bientôt!!!

Un buon libro, così come un buon piatto, deve attrarre, catturare, coinvolgere, stupire, emozionare...In moltissimi gialli il cibo gioca un ruolo importante a volte fondamentale e i detective usano tutti i loro sensi per risolvere i misteri: tatto, udito, olfatto,vista e gusto...il gusto del delitto...
10/09/2020
ALICE NEVERS: PROFESSIONE GIUDICE
Proseguiamo nel
nostro tour de France virtuale e torniamo a fare tappa nella capitale, dove
lavora il giudice istruttore Alice Nevers, interpretata dall’affascinante
Marine Delterme. La serie è ispirata ai romanzi di Noëlle Loriot e viene
trasmessa con successo in Francia dal 2002 ed in Italia dal 2010. Le stagioni finora
sono diciassette ma per il momento da noi sono arrivate solo le prime dodici…una
cosa curiosa: le prime sei serie sono state trasmesse parzialmente. Il
motivo?!?!? Boh!!! Ma non perdiamoci in quisquilie e veniamo a noi. Anche
questa, così come la maggior parte delle serie di cui vi ho parlato, ha per
protagonista una donna. Alice è bellissima, intelligente, colta, elegante,
raffinata, una professionista affermata che ha dovuto faticare non poco per
fare carriera in un mondo prevalentemente maschile e maschilista. E ce l’ha
fatta! Sì, perché è una tipa davvero tosta e dietro ai suoi occhioni da “femme
fatale” nasconde un carattere forte ed una fermezza insospettabile. Ogni
episodio presenta un caso di omicidio, rapimento, estorsione…e le indagini
vengono affidate al “bel tenebroso” comandante Frédéric Marquand, che ha il
volto di Jean-Michel Tinivelli. Poliziotto esperto e ottimo investigatore,
attraente e scanzonato, Marquand è da sempre innamorato di Alice, con la quale
c’è un’ottima intesa lavorativa e…non solo! Pur essendo diametralmente opposti,
Alice e Frédéric finiscono sempre ed irrimediabilmente per attrarsi e poi
allontanarsi e questo loro rapporto “altalenante”, insieme alle loro vite ed
alle persone che li circondano, fa da sfondo alla serie. Le “scaramucce” e le
battute che si scambiano servono spesso solo a stemperare un po’ della tensione
dovuta alle indagini e non impediscono loro di risolvere anche i casi più
spinosi. Accanto a Marquand troviamo il tenente “di turno”, personaggio che è
cambiato diverse volte nelle diverse stagioni, mentre il fedelissimo ed efficientissimo
cancelliere tuttofare del giudice Nevers è l’impeccabile Édouard Lemonnier
(l’attore Jean Dell), sostituito, dopo il pensionamento, dall’altrettanto
impeccabile e simpatico nipote Victor (Guillaume Carcaud). Alice ha un figlio, Paul, avuto dall’intensa
e “pericolosa” relazione con Mathieu Brémont, latitante e primo grande amore
del giudice, che ha messo a dura prova il suo cuore, la sua carriera e il suo
rapporto con Marquand. Ad aiutarla poi c’è suo padre, sempre pronto a fare il
nonno a tempo pieno e ad abbracciarla nei momenti più difficili. Il comandante,
invece, “paga” il suo passato di incallito dongiovanni affrontando varie ex che
ricompaiono nei momenti più inadatti e si scopre padre quando sua figlia è
ormai adulta. Nel tentativo di recuperare il tempo perduto rischierà più volte
di perdere Alice e attraverserà una forte crisi che lo porterà a mettere in
discussione le sue scelte. Tutto questo, ovviamente, succede fra un caso e
l’altro e aumenta il coinvolgimento dei telespettatori, curiosi di vedere come
andrà a finire fra i due! Devo dire che si tratta di una serie molto interessante,
con un taglio diverso rispetto a tante altre, più giudiziario che poliziesco e
mi è sempre piaciuta. Non ci sono scene di violenza né volgarità e si indaga
nelle pieghe più nascoste delle persone coinvolte, siano esse vittime o
criminali…perché tutte hanno una cosa in comune per Alice Nevers: meritano
giustizia. Spero che riprendano a trasmettere anche le altre stagioni e di
riuscire a vederle…anche per capire come andrà a finire fra Alice e Frédéric!
Nel frattempo pensiamo al gusto…già! Facile a dirsi! Non si vedono praticamente
mai Alice e Marquand a tavola, al massimo prendono la colazione da asporto al
bar o bevono qualcosa di caldo dalle immancabili macchinette fuori dalla sala
interrogatori. Solo una volta hanno espresso il desiderio di godersi una serata
con ostriche e champagne…ma ancora non ce l’hanno fatta! Quindi ho concesso
loro, almeno nelle pagine del mio blog, un bel vassoio delle migliori ostriche
e una bottiglia di pregiate bollicine. Dello champagne parleremo in altre
occasioni. Questa volta ho deciso di documentarmi un po’ e di capire perché
questo famoso (e costoso) mollusco è così ambito da tante persone…
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Per apprezzare le ostriche, capirle e apprezzarle bisognerebbe mangiare le ostriche di scoglio,quelle che si staccano con lo scalpello e il martello, si tirano su dall’acqua, si aprono le valve, una sciacquata in acqua di mare, una spruzzata di limone o lime e si mandano giù assaporando un aroma che solo loro anno. Le ostriche coltivate LE BELON, sanno di ferro, hanno un sapore forte che per ammortizzarlo ha bisogno di un Campari o analogo, sono due mondi totalmente differenti, la stessa diversità che esiste tra una perla vera e una coltivata
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