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Nell’ultimo
giorno prima della pensione, l’ispettore Ashwin Chopra scoprì di aver ereditato
un elefante…” Inizia così il primo libro di Vaseem Khan “L’inaspettata
eredità dell’ispettore Chopra” sottotitolato “Il primo caso dell’agenzia
investigativa Baby Ganesh”. E direi che, già dalle prime righe, promette di
essere decisamente originale. Non appena ho letto il titolo e ho visto la
copertina tutta colorata di questa opera prima…beh! Mi conoscete ormai: non ho
saputo resistere. Sarà che adoro tutto ciò che è indiano, sarà che mi sono
molto simpatici gli elefanti, sarà pure che spesso, anzi, spessissimo, mi
lascio influenzare dal primo colpo d’occhio…fatto sta che questo libro mi ha
colpito e attirato, l’ho letto tutto d’un fiato e vi assicuro che è davvero
spassoso! Sì, spassoso! Certo, è un racconto poliziesco ma in alcuni tratti è
quasi comico, permeato dalla simpatia dei suoi personaggi, ciascuno con un
carattere particolare. Ma andiamo per ordine…Anzitutto l’autore. Vaseem Khan, nato
a Londra nel 1973 da genitori indiani, si è laureato in Economia e Finanza, ha
lavorato diversi anni in India e poi è tornato in pianta stabile nel Regno
Unito, lavorando

per il Dipartimento di Sicurezza e Scienze criminologiche dello
University College di Londra. Fra le sue passioni, i primi tre posti sono
occupati dalla letteratura, dal cricket e dagli elefanti. Ed è proprio un
elefante il personaggio “quasi” principale di questo suo romanzo d’esordio, che
gli ha subito permesso di conquistare critica e pubblico. L’elefante in
questione è un cucciolo, il “piccolo” Ganesh, che viene lasciato in eredità ad
un ispettore della polizia di Mumbai proprio nell’ultimo giorno di lavoro,
prima della pensione anticipata. Già, perché Ashwin Chopra, ispettore
coscienzioso e integerrimo, anglofilo, poliziotto “nel midollo”, innamorato
della grande Mumbai e della sua adorata e stravagante moglie Archana (Poppy per
lui e per gli amici), dopo più di vent’anni di lavoro si vede costretto ad
anticipare la pensione a causa di un problema cardiaco. Il responso medico non ha
lasciato scampo quando, qualche mese prima, era miracolosamente sopravvissuto
ad un attacco di cuore “non si tratta di una cosa molto grave ma potrebbe
diventarlo…il prossimo episodio potrebbe essere fatale”, aveva detto il
cardiologo e Poppy era quasi svenuta. In quel momento l’ispettore Chopra aveva capito
che la sua vita sarebbe irrimediabilmente cambiata. E per l’ennesima volta
aveva sentito l’acidissima suocera, che viveva in casa con lui e Poppy,
rivolgersi alla figlia dicendole che aveva proprio fatto male a sposarlo, che
avrebbe dovuto scegliere ben altro partito eccetera eccetera…Così vediamo il
buon Chopra che, con la tristezza nel cuore, sale per l’ultima volta sull’auto
di servizio guidata dal suo fidato collaboratore Rangwalla, diretto alla
stazione di polizia dove per tanto tempo ha cercato di far rispettare la legge
e di stare sempre dalla parte della giustizia. Pensava che avrebbe trascorso la
giornata salutando i colleghi, fingendosi sorpreso davanti alla piccola
festicciola che da settimane stavano preparando (teoricamente di nascosto…ma a
lui non sfugge mai niente!!), raccogliendo le sue poche cose e sistemando le
ultime scartoffie…invece proprio in quell’ultimo giorno si trova davanti ad un
caso di omicidio goffamente camuffato da incidente. Le sue grandi doti di
segugio e la sua innata capacità di “vedere oltre” le apparenze lo mettono
subito in allerta, pronto ad entrare in azione. Non gli è concesso: il caso
viene

assegnato ad un altro ispettore che non andrà in pensione dal giorno dopo
e che probabilmente archivierà il caso in meno di una settimana. Davanti alla
madre della vittima, però, che chiede giustizia per il giovane figlio ucciso in
modo brutale, l’ispettore Chopra promette che troverà il colpevole, anche da
pensionato, anche senza la divisa, perché un poliziotto è un poliziotto finché
campa. E dal giorno dopo, incapace di stare fermo e inerte come ci si
aspetterebbe da lui, l’ispettore in pensione Ashwin Chopra inizia ad indagare
per conto suo, affiancato nientemeno che dal “piccolo” Ganesh, che lo segue in
giro per la città. Ben presto le sue indagini lo porteranno a scoprire un giro
di corruzione che arriva fin dentro le fila della polizia, coinvolgendo
funzionari e alte cariche della città, arrivando a toccarlo da vicino e a fargli
provare rabbia, tristezza e tanta amarezza. Nonostante la serietà del caso e i
pericoli affrontati, le indagini di Chopra e Ganesh trasportano il lettore nelle
vie della brulicante Mumbai, piena di contrasti e di persone, pronta ad
inghiottire chiunque nel suo marasma. La caparbietà e la calma di Chopra, che
indaga senza sosta, la gelosia e le sofferenze di Poppy, per il suo istinto
materno spezzato dalla sterilità, la tenerezza di Ganesh, che si rivelerà
essere un elefante speciale, la fedeltà di Rangwalla, affezionato al suo ormai
ex capo, i giochi e le urla dei bambini, i traffici più o meno leciti dei commercianti,
gli occhi dei malavitosi e quelli delle persone “per bene”…tutti concorrono a
rendere questa avventura intrigante e coinvolgente, parlando di un paese e di
un popolo che sono unici. Questo di Khan è un libro che mi sento di consigliare
a chi vuole leggere qualcosa di “diverso”, di divertente e profondo allo stesso
tempo, a chi riesce a capire il serio che cela il faceto e viceversa. E sono
sicura che, come me, amerete Chopra e tutti gli altri e, come me, vorrete
leggere le altre indagini dell’agenzia investigativa Baby Ganesh. E il gusto?
Vi starete chiedendo che ne è del gusto…signori, siamo in India! Siamo nella
terra delle spezie, dei colori e dei profumi che esaltano i sapori! Poppy è una
cuoca sopraffina che vizia il palato e lo stomaco del suo amato Ashwin,
preparandogli piatti tipici della cucina indiana (che io adoro!). E fra questi
ho scelto uno di quelli più conosciuti: le samosa. Si tratta di triangoli
croccanti ripieni di verdure, carne o pesce. Quelle più conosciute sono fritte,
ripiene di verdure e con un mix di spezie diverso per ogni regione, città,
quartiere, famiglia…Praticamente ne esistono una marea di versioni, ciascuna
con un sapore unico! Io vi propongo quelle più “classiche” che ho assaggiato a
New Delhi tanti anni fa. Le ho rifatte usando la pasta sfoglia già pronta e le
ho cotte al forno, anziché friggerle (Se le preferite fritte usate la fillo, mi
raccomando). Mi sono venute bene e le ho proprio gustate. Provateci anche voi e
poi fatemi sapere cosa ne pensate.
SAMOSA
VEGETARIANI
Ingredienti
per circa 6/8 Samosa – Un rotolo di
pasta sfoglia - 250 g di patate - 80 g di piselli - 60 g di
cipolla - 1
cucchiaino di zenzero in polvere - 1 cucchiaino di semi di cumino - 1
cucchiaino di curcuma - 1 cucchiaino di semi di coriandolo - 1 cucchiaino di
Garam Masala - Qualche fogliolina di menta fresca - Olio di semi e sale q.b.
Iniziate
lessando le patate in una pentola capiente. Sistemate le patate in pentola e
coprite con abbondante acqua fredda e dal momento in cui l’acqua sarà a bollore
contate circa 20-30 minuti; fate la prova forchetta e se i rebbi entreranno
senza difficoltà allora potrete scolarle. Pelate le patate mentre sono ancora
calde, lasciatele raffreddare leggermente e tagliatele a cubetti di 1cmx1cm
circa. Tagliate anche la cipolla a fettine sottili e a questo punto scaldate
due cucchiai abbondanti d’olio di semi (se preferite potete usare anche il
ghee, molto popolare nella cucina indiana) in una padella antiaderente e
aggiungete le cipolle, le patate e i piselli. Lasciate rosolare fino a

che le
cipolle non saranno leggermente appassite. Quindi aggiungete tutte le spezie
(se qualcuna non vi piace potete non metterla, ovviamente!) e amalgamate tutto
per bene cercando anche di schiacciare leggermente parte delle patate (se il
ripieno risultasse troppo asciutto aggiungete un mezzo bicchiere d’acqua mentre
cuoce). Una volta che il ripieno sarà ben omogeneo spegnete il fuoco e
lasciatelo raffreddare completamente. Tagliate la pasta sfoglia in 6/8 quadrati
uguali, prendete un cucchiaio di ripieno e ponetelo dentro ogni quadrato,
cercando di non esagerare altrimenti non riuscirete a chiuderli. Chiudeteli
formando dei triangoli, disponeteli sulla teglia, rivestita con carta da forno,
e cuoceteli a 180° per circa 15/20 minuti, controllandoli ogni tanto per
evitare che diventino troppo scuri. Ed eccoli pronti!! Mangiateli super caldi
appena usciti dal forno perché saranno croccantissimi. Potete servirli con una
crema a base di yogurt o della maionese o…semplicemente così…finiranno in un
batter d’occhio! E provate a sbizzarrirvi creando la vostra versione, giocando
con le verdure e le spezie che più vi piacciono! Buon appetito e alla prossima!

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