
Ho iniziato a leggere il primo libro di Petros Markaris
quasi per caso, con un po’ di scetticismo ad essere sincera…ma poi appena ho
“incontrato “il commissario Charitos è stato un colpo di fulmine (letterario si
intende)!!! Markaris, nato nel 1937 da padre armeno e madre greca, è uno
scrittore e sceneggiatore e ha ricevuto diversi premi e onorificenze nel corso
della sua carriera. La grande fama,
però, arriva a metà degli Anni Novanta, quando crea il “suo" personaggio:
il commissario Kostas Charitos, definito dalla critica internazionale “il
fratello greco di Maigret”. Io ho già deciso che pian piano leggerò tutti i libri
che lo vedono protagonista e lo consiglio vivamente anche a voi...ma per ora,
come da prassi, vi parlerò del primo della serie: “Ultime della notte".
Anzitutto qualche parola per presentarvi il protagonista. Pigro, disilluso,
fermo in una carriera che poco gli interessa e in un matrimonio stanco, il
commissario Charitos in un primo momento potrebbe risultare anche antipatico, poi
però man mano che si approfondisce la sua conoscenza, ci si ricrede (almeno per
me è stato così).

Vive ad Atene, legge solo i dizionari, odia tutto ciò che è troppo
innovativo (non sopporta nemmeno i bancomat!) ed è sposato con Adriana, litigiosa,
pessimista, TV dipendente appassionata di telenovela e di shopping e
fortunatamente (per lui) ottima cuoca, con la quale ha una figlia, Katerina, unica
grande gioia e orgoglio della sua vita, che vede troppo poco perché studia
legge a Salonicco. Beh, a dire il vero ci sono anche altre cose che il nostro commissario
brontolone mal sopporta: la burocrazia, le riunioni con il capo, il capo (!), le
bugie, i criminali (in particolare chi fa soffrire i più deboli e indifesi) e i
giornalisti. Già, i giornalisti...sempre a caccia di notizie e sempre pronti ad
attaccare la Polizia e a travisare ogni singola parola, utilizzandola per fare
audience in televisione o per vendere più copie dei loro giornali, senza
pensare nemmeno lontanamente alle conseguenze delle loro affermazioni e delle
loro allusioni. Tutto viene spettacolarizzato, sbattuto in prima pagina,
soprattutto la sofferenza e la morte. E in questa sua prima avventura Charitos si
deve occupare proprio dell’omicidio di una delle giornaliste più famose e
agguerrite della TV greca, Ghianna Karaghiorghi. Il commissario è solo uno dei
tanti che la odiavano e dovrà faticare non poco a trovare il suo assassino. Così,
insieme al brigadiere Thanasis, uomo decisamente poco brillante e dalle dubbie
capacità, Charitos deve obbedire ai superiori e mettere da parte un’indagine
già in corso per buttarsi a capofitto in quella che diventa una vera e propria
caccia all’assassino della cinica reporter. E anche se può essere pigro e poco
incline all’azione, il nostro commissario ama e rispetta il suo lavoro e vuole
che ogni ad ogni vittima venga assicurata giustizia, quindi il colpevole deve
essere arrestato, chiunque egli sia. Si ritroverà a dover affrontare testimoni reticenti
e bugiardi, segreti nascosti da tanti e da tanto, coinvolgimenti di illustri
insospettabili, corruzione, malaffare, strani e inspiegabili “incroci” con
l’indagine precedentemente e frettolosamente sospesa…e si vedrà attaccare da
più fronti. Da una parte i giornalisti, come sempre occupati a coglierlo in
fallo e a dimostrare l’incapacità della Polizia, seguendo proprie indagini
parallele e nascondendo informazioni importanti, e dall’altra i suoi diretti superiori,
che gli alitano sul collo e lo invitano alla prudenza, più preoccupati dell’opinione
pubblica e del coinvolgimento di personaggi importanti che non della giustizia
e della verità. E a casa non va di certo meglio: Adriana lo assilla perché è
poco presente e le riserva poche attenzioni e lui si rifugia fra le pagine dei
suoi dizionari, per cercare un po’ di pace. Ma a dargli il colpo finale è
l’adorata figlia, quando gli comunica che non potrà venire a casa per le ormai
prossime festività natalizie…Insomma il buon Charitos sembra avere tutto e
tutti contro e

quindi non gli resta che fare ciò che gli viene meglio:
sistemare tutti i pezzi di questo intricato puzzle e chiudere il caso. Sullo
sfondo, quasi in secondo piano ma tutt’altro che marginale, la città di Atene.
Caotica e pulsante, moderna e vittima di un’urbanizzazione selvaggia, afflitta
da immensi ingorghi, che alterna, come tutte le metropoli, quartieri belli e
tranquilli a quartieri brutti e malfamati. Markaris ne parla come di un
palcoscenico sul quale tutti i personaggi si muovono, entrando e uscendo di
scena quasi casualmente, senza un ordine preciso e senza seguire un copione. E
quella che emerge è l’umanità, quella vera, con le sue debolezze e i suoi punti
di forza, con le luci e le ombre, le gioie e i dolori, i valori e le devianze,
la vita e la morte. Nessuno fa niente per niente, tutti si muovono con un
preciso scopo: quello di prevalere sull’altro. Ciascuno con le proprie
motivazioni, più o meno importanti, legate al bene o al male. Markaris ci
presenta una serie di personaggi bianchi e una di personaggi neri…ma poi ne
mette qualcuno colorato, qua e là, per farci capire che non tutti sono uguali,
quasi per rincuorarci, per darci una speranza, per dirci che in fondo qualcuno
di “meno uguale” c’è sempre. Come vi dicevo vi invito a leggere questo e gli
altri libri di questo autore, capace di coinvolgere i suoi lettori dalla prima
all’ultima pagina, per mettersi a fianco del suo commissario. E per quanto
riguarda il gusto? Kostas Charitos è un vero amante del cibo ed è ghiotto di
tutti i piatti tipici della cucina greca. Il suo preferito, però, è quello che
sua moglie riesce a preparare ancora meglio di sua madre: la gemistà. Si tratta
di un piatto tipico della cucina greca, appunto, che ha origini antichissime, a
base di verdure e riso. Può essere mangiato sia caldo che freddo e viene realizzato
soprattutto durante i mesi estivi in quanto è più facile reperire gli
ingredienti freschi. Charitos ne mangerebbe a chili e quindi ho deciso di
provare a cucinarlo…beh! Devo dire che mi è piaciuto e sono sicura che lo
rifarò, magari con qualche “accorgimento” in base ai miei gusti. A voi,
ovviamente, propongo la ricetta originale.
GEMISTÀ (γεμιστά)
Ingredienti per
3-4 persone: 4 pomodori maturi - 4 peperoni verdi varietà corno - 10
cucchiai da minestra colmi di riso (carnaroli o arborio) – 1 cipolla bianca - 1
½ cucchiaio da minestra di uvetta nera - 1 ½ cucchiaio da minestra di pinoli - 7-
8 foglioline di menta fresca tritata - un pizzico abbondante di menta secca - 2
cucchiai da minestra di prezzemolo tritato – sale – pepe - olio evo - una
manciata abbondante di formaggio grattugiato (casera, caciocavallo, fontina,
asiago, provolone... sceglietevene voi uno che vi piace!) - 2 patate medie - 1
lattina di polpa di pomodoro – sale - pan grattato - una tazzina da caffè olio
evo

Una
premessa: pomodori e peperoni vanno scelti per quanto possibile della stessa
dimensione per avere una cottura uniforme. I pomodori ramati, quelli che
vengono anche definiti a grappolo, vanno benissimo per questa ricetta,
importante però è che siano maturi e sodi. I peperoni verdi, invece, devono
essere della varietà corno. Sceglieteli possibilmente dritti, senza curvature e
di circa 10-12 cm. di lunghezza. Iniziate
lavando e asciugando pomodori e peperoni. Prendete i pomodori, tagliate una
calotta dalla parte del picciolo e con un cucchiaino svuotateli con attenzione
per non romperli. Svuotateli senza lasciare troppa polpa attaccata alle pareti
ma nemmeno ridurli a carta velina. Polpa e succhi vanno raccolti in una
ciotola. Tagliate una calotta anche ai peperoni e puliteli da eventuali semi e
filamenti. Mettete intanto in ammollo in acqua fredda l’uvetta per 10 minuti, tritate
la polpa dei pomodori che sono stati svuotati e raccolti nella bacinella
insieme ai succhi e tostate a secco i pinoli per 2 minuti in una padella
antiaderente. Tritate la cipolla e mettetela in una padella antiaderente, versandovi
abbondante olio evo. Stufatela a fiamma bassa per 5-6 minuti, aggiungete i
pinoli e procedete con la cottura per circa 2 minuti. Unite il riso e insaporite,
girando spesso per 2 o 3 minuti. A questo punto versate la polpa dei pomodori
che sono stati svuotati insieme ai succhi raccolti, salate, pepate e unite
l’uvetta scolata, il prezzemolo, la menta fresca e quella secca. Mescolate e
cuocete fino a quando non venga assorbita la maggior parte dei liquidi,
lasciando il riso morbido “all’onda” (in genere 5 – 6 minuti sono sufficienti).
Ritirate dal fuoco e aggiungete il formaggio, grattugiato

grossolanamente.
Mescolate bene, assaggiate e nel caso aggiustate di sale.
Farcitura, assemblaggio e cottura: Tagliate le patate
a spicchi e salatele leggermente. Con un cucchiaio riempire le verdure fino a
tre quarti, senza pigiare la farcitura (il riso si gonfierà ulteriormente
durante la cottura e deve avere lo spazio necessario per non rischiare di
strabordare). A questo punto accendete il forno a 180 gradi. Una volta farcite
tutte le verdure copritele con la loro calotta e sistematele nella teglia. I
pomodori vanno messi in piedi mentre i peperoni essendo lunghi e stretti vanno
sistemati sdraiati. Attenzione quindi a metterli con la calotta verso le pareti
della teglia per non rischiare che si sposti durante la cottura. Sistemate gli
spicchi di patate negli interstizi. Allungate la polpa di pomodoro con 150 ml
di acqua e versate tutto nella teglia. Spargete un poco di sale su tutte le
verdure e del pangrattato sulla calotta dei pomodori. Fate un abbondante giro
di olio evo, coprite con della carta stagnola e infornate per 50 minuti
irrorando con il sughetto del fondo dopo 25 minuti. Trascorsi i 50 minuti,
togliete la carta stagnola, irrorate di nuovo e continuate la cottura per altri
45 minuti, irrorando dopo 20 minuti. Ultimata la cottura, togliete dal forno e
aspettate almeno un’ora prima di servire: le verdure hanno bisogno di riposare
per amalgamare ed esaltare tutti i sapori. Gustate questo piatto
accompagnandolo con della feta e un bicchiere di vino bianco fresco e…καλή
όρεξη (kalì òrexi = buon appetito)!

Molto appetitoso sia la ricetta, sia il libro
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