10/10/2021

COMMISSARIO KOSTAS CHARITOS, IL FRATELLO GRECO DI MAIGRET

Ho iniziato a leggere il primo libro di Petros Markaris quasi per caso, con un po’ di scetticismo ad essere sincera…ma poi appena ho “incontrato “il commissario Charitos è stato un colpo di fulmine (letterario si intende)!!! Markaris, nato nel 1937 da padre armeno e madre greca, è uno scrittore e sceneggiatore e ha ricevuto diversi premi e onorificenze nel corso della sua carriera.  La grande fama, però, arriva a metà degli Anni Novanta, quando crea il “suo" personaggio: il commissario Kostas Charitos, definito dalla critica internazionale “il fratello greco di Maigret”. Io ho già deciso che pian piano leggerò tutti i libri che lo vedono protagonista e lo consiglio vivamente anche a voi...ma per ora, come da prassi, vi parlerò del primo della serie: “Ultime della notte". Anzitutto qualche parola per presentarvi il protagonista. Pigro, disilluso, fermo in una carriera che poco gli interessa e in un matrimonio stanco, il commissario Charitos in un primo momento potrebbe risultare anche antipatico, poi però man mano che si approfondisce la sua conoscenza, ci si ricrede (almeno per me è stato così).
Vive ad Atene, legge solo i dizionari, odia tutto ciò che è troppo innovativo (non sopporta nemmeno i bancomat!) ed è sposato con Adriana, litigiosa, pessimista, TV dipendente appassionata di telenovela e di shopping e fortunatamente (per lui) ottima cuoca, con la quale ha una figlia, Katerina, unica grande gioia e orgoglio della sua vita, che vede troppo poco perché studia legge a Salonicco. Beh, a dire il vero ci sono anche altre cose che il nostro commissario brontolone mal sopporta: la burocrazia, le riunioni con il capo, il capo (!), le bugie, i criminali (in particolare chi fa soffrire i più deboli e indifesi) e i giornalisti. Già, i giornalisti...sempre a caccia di notizie e sempre pronti ad attaccare la Polizia e a travisare ogni singola parola, utilizzandola per fare audience in televisione o per vendere più copie dei loro giornali, senza pensare nemmeno lontanamente alle conseguenze delle loro affermazioni e delle loro allusioni. Tutto viene spettacolarizzato, sbattuto in prima pagina, soprattutto la sofferenza e la morte. E in questa sua prima avventura Charitos si deve occupare proprio dell’omicidio di una delle giornaliste più famose e agguerrite della TV greca, Ghianna Karaghiorghi. Il commissario è solo uno dei tanti che la odiavano e dovrà faticare non poco a trovare il suo assassino. Così, insieme al brigadiere Thanasis, uomo decisamente poco brillante e dalle dubbie capacità, Charitos deve obbedire ai superiori e mettere da parte un’indagine già in corso per buttarsi a capofitto in quella che diventa una vera e propria caccia all’assassino della cinica reporter. E anche se può essere pigro e poco incline all’azione, il nostro commissario ama e rispetta il suo lavoro e vuole che ogni ad ogni vittima venga assicurata giustizia, quindi il colpevole deve essere arrestato, chiunque egli sia. Si ritroverà a dover affrontare testimoni reticenti e bugiardi, segreti nascosti da tanti e da tanto, coinvolgimenti di illustri insospettabili, corruzione, malaffare, strani e inspiegabili “incroci” con l’indagine precedentemente e frettolosamente sospesa…e si vedrà attaccare da più fronti. Da una parte i giornalisti, come sempre occupati a coglierlo in fallo e a dimostrare l’incapacità della Polizia, seguendo proprie indagini parallele e nascondendo informazioni importanti, e dall’altra i suoi diretti superiori, che gli alitano sul collo e lo invitano alla prudenza, più preoccupati dell’opinione pubblica e del coinvolgimento di personaggi importanti che non della giustizia e della verità. E a casa non va di certo meglio: Adriana lo assilla perché è poco presente e le riserva poche attenzioni e lui si rifugia fra le pagine dei suoi dizionari, per cercare un po’ di pace. Ma a dargli il colpo finale è l’adorata figlia, quando gli comunica che non potrà venire a casa per le ormai prossime festività natalizie…Insomma il buon Charitos sembra avere tutto e tutti contro e
quindi non gli resta che fare ciò che gli viene meglio: sistemare tutti i pezzi di questo intricato puzzle e chiudere il caso. Sullo sfondo, quasi in secondo piano ma tutt’altro che marginale, la città di Atene. Caotica e pulsante, moderna e vittima di un’urbanizzazione selvaggia, afflitta da immensi ingorghi, che alterna, come tutte le metropoli, quartieri belli e tranquilli a quartieri brutti e malfamati. Markaris ne parla come di un palcoscenico sul quale tutti i personaggi si muovono, entrando e uscendo di scena quasi casualmente, senza un ordine preciso e senza seguire un copione. E quella che emerge è l’umanità, quella vera, con le sue debolezze e i suoi punti di forza, con le luci e le ombre, le gioie e i dolori, i valori e le devianze, la vita e la morte. Nessuno fa niente per niente, tutti si muovono con un preciso scopo: quello di prevalere sull’altro. Ciascuno con le proprie motivazioni, più o meno importanti, legate al bene o al male. Markaris ci presenta una serie di personaggi bianchi e una di personaggi neri…ma poi ne mette qualcuno colorato, qua e là, per farci capire che non tutti sono uguali, quasi per rincuorarci, per darci una speranza, per dirci che in fondo qualcuno di “meno uguale” c’è sempre. Come vi dicevo vi invito a leggere questo e gli altri libri di questo autore, capace di coinvolgere i suoi lettori dalla prima all’ultima pagina, per mettersi a fianco del suo commissario. E per quanto riguarda il gusto? Kostas Charitos è un vero amante del cibo ed è ghiotto di tutti i piatti tipici della cucina greca. Il suo preferito, però, è quello che sua moglie riesce a preparare ancora meglio di sua madre: la gemistà. Si tratta di un piatto tipico della cucina greca, appunto, che ha origini antichissime, a base di verdure e riso. Può essere mangiato sia caldo che freddo e viene realizzato soprattutto durante i mesi estivi in quanto è più facile reperire gli ingredienti freschi. Charitos ne mangerebbe a chili e quindi ho deciso di provare a cucinarlo…beh! Devo dire che mi è piaciuto e sono sicura che lo rifarò, magari con qualche “accorgimento” in base ai miei gusti. A voi, ovviamente, propongo la ricetta originale.

GEMISTÀ (γεμιστά)

Ingredienti per 3-4 persone: 4 pomodori maturi - 4 peperoni verdi varietà corno - 10 cucchiai da minestra colmi di riso (carnaroli o arborio) – 1 cipolla bianca - 1 ½ cucchiaio da minestra di uvetta nera - 1 ½ cucchiaio da minestra di pinoli - 7- 8 foglioline di menta fresca tritata - un pizzico abbondante di menta secca - 2 cucchiai da minestra di prezzemolo tritato – sale – pepe - olio evo - una manciata abbondante di formaggio grattugiato (casera, caciocavallo, fontina, asiago, provolone... sceglietevene voi uno che vi piace!) - 2 patate medie - 1 lattina di polpa di pomodoro – sale - pan grattato - una tazzina da caffè olio evo

Una premessa: pomodori e peperoni vanno scelti per quanto possibile della stessa dimensione per avere una cottura uniforme. I pomodori ramati, quelli che vengono anche definiti a grappolo, vanno benissimo per questa ricetta, importante però è che siano maturi e sodi. I peperoni verdi, invece, devono essere della varietà corno. Sceglieteli possibilmente dritti, senza curvature e di circa 10-12 cm. di lunghezza. Iniziate lavando e asciugando pomodori e peperoni. Prendete i pomodori, tagliate una calotta dalla parte del picciolo e con un cucchiaino svuotateli con attenzione per non romperli. Svuotateli senza lasciare troppa polpa attaccata alle pareti ma nemmeno ridurli a carta velina. Polpa e succhi vanno raccolti in una ciotola. Tagliate una calotta anche ai peperoni e puliteli da eventuali semi e filamenti. Mettete intanto in ammollo in acqua fredda l’uvetta per 10 minuti, tritate la polpa dei pomodori che sono stati svuotati e raccolti nella bacinella insieme ai succhi e tostate a secco i pinoli per 2 minuti in una padella antiaderente. Tritate la cipolla e mettetela in una padella antiaderente, versandovi abbondante olio evo. Stufatela a fiamma bassa per 5-6 minuti, aggiungete i pinoli e procedete con la cottura per circa 2 minuti. Unite il riso e insaporite, girando spesso per 2 o 3 minuti. A questo punto versate la polpa dei pomodori che sono stati svuotati insieme ai succhi raccolti, salate, pepate e unite l’uvetta scolata, il prezzemolo, la menta fresca e quella secca. Mescolate e cuocete fino a quando non venga assorbita la maggior parte dei liquidi, lasciando il riso morbido “all’onda” (in genere 5 – 6 minuti sono sufficienti). Ritirate dal fuoco e aggiungete il formaggio, grattugiato
grossolanamente. Mescolate bene, assaggiate e nel caso aggiustate di sale. Farcitura, assemblaggio e cottura: Tagliate le patate a spicchi e salatele leggermente. Con un cucchiaio riempire le verdure fino a tre quarti, senza pigiare la farcitura (il riso si gonfierà ulteriormente durante la cottura e deve avere lo spazio necessario per non rischiare di strabordare). A questo punto accendete il forno a 180 gradi. Una volta farcite tutte le verdure copritele con la loro calotta e sistematele nella teglia. I pomodori vanno messi in piedi mentre i peperoni essendo lunghi e stretti vanno sistemati sdraiati. Attenzione quindi a metterli con la calotta verso le pareti della teglia per non rischiare che si sposti durante la cottura. Sistemate gli spicchi di patate negli interstizi. Allungate la polpa di pomodoro con 150 ml di acqua e versate tutto nella teglia. Spargete un poco di sale su tutte le verdure e del pangrattato sulla calotta dei pomodori. Fate un abbondante giro di olio evo, coprite con della carta stagnola e infornate per 50 minuti irrorando con il sughetto del fondo dopo 25 minuti. Trascorsi i 50 minuti, togliete la carta stagnola, irrorate di nuovo e continuate la cottura per altri 45 minuti, irrorando dopo 20 minuti. Ultimata la cottura, togliete dal forno e aspettate almeno un’ora prima di servire: le verdure hanno bisogno di riposare per amalgamare ed esaltare tutti i sapori. Gustate questo piatto accompagnandolo con della feta e un bicchiere di vino bianco fresco e…καλή όρεξη (kalì òrexi = buon appetito)!

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