08/01/2023

IMPASTO PERFETTO – La prima indagine di Carlo Castelli

Roberto Valentini, classe 1960, è emiliano e le sue importanti radici si ritrovano nelle pagine dei suoi libri. Nella sua biografia si legge “…Siccome nella vita bisogna cercare di fare quello che piace, commise la leggerezza di iscriversi a Lettere Moderne, a Bologna. Nel 1985 si laureò con il massimo dei voti con una tesi su Cesare Beccaria e Alessandro Verri assegnatagli dal prof. Ezio Raimondi, padre intellettuale che lo introdusse al pensiero di Popper e Heidegger, alla critica di Bachtin e Lotman, agli scritti di Benjamin e Barthes, alle osservazioni di Gombrich e Longhi. Di nascosto però frequentava anche le lezioni al Dams, dove seguendo un seminario sulla letteratura hard boiled, scoprì quelli che sarebbero diventati i numi tutelari della sua poetica nera: Dashiell Hammet, Raymond Chandler, James M. Cain e le loro versioni cinematografiche degli anni Quaranta”. Dopo la laurea avrebbe voluto fare lo scrittore ma, in attesa di realizzare questo suo sogno, iniziò a lavorare nell’ufficio marketing di una grande azienda di ceramica e, successivamente, entrò come socio in un’agenzia di comunicazione, dove lavora tutt’ora, alternando il suo impiego al “mestiere” di scrittore, appunto. Il suo primo romanzo, ambientato nel mondo del distretto ceramico sassolese, uscì nel 1999 e venne poi ristampato nel 2001 con il titolo
di “Impasto Perfetto”, per la collana Impronte di Todaro editore, diretta da Tecla Dozio. L’incontro con Tecla Dozio ha contribuito in modo decisivo al suo destino di autore. Al primo romanzo con protagonista il giornalista-motociclista Carlo Castelli ne seguirono altri tre: Terre Rosse (2002) che ha come sfondo la Maranello del mito Ferrari; Nero Balsamico (2005) che indaga tra le preziose botti dell’Aceto Balsamico di Modena e Nella città di cemento (2009), che solleva il velo sulle infiltrazioni camorristiche nell’economia del nord. “Roberto scrive di notte, quando i pensieri si mescolano al vino, e riscrive di giorno, negli spazi lasciati liberi dalla sua attività di imprenditore. A chi gli chiede perché scrive, sobbarcandosi la fatica immane di questa doppia vita, risponde che scrive perché non riesce a farne a meno e che comunque non è una domanda da fare”. Tornando ai suoi scritti, oggi vi voglio parlare del primo “Impasto perfetto”, quello che racconta della prima indagine di Carlo Castelli, giornalista che dai reportage internazionali è finito, suo malgrado, nella cronaca locale. Castelli, infatti, complice l’essere figlio di un grande giornalista noto a tutte le principali testate nazionali, ha un inizio di carriera folgorante. Lavora a Milano e, articolo dopo articolo, riesce ad entrare nei “giri” giusti, conoscendo persone importanti e famose, bazzicando la “Milano da bere” e cavalcando l’onda del successo… fino a quando la dirigenza del giornale per cui lavora viene coinvolta e travolta da tangentopoli. Carlo a quarant’anni lascia Milano e ritorna a Modena, cercando di vivere dignitosamente, occupandosi di cronaca locale e coltivando le sue passioni: il buon vino (è infatti un eccellente sommelier), la moto e la buona musica. Ad allietare la sua vita di apparente single, ci sono i momenti passati con Zeba, la sua misteriosa ed affascinante compagna, conosciuta nell’ambiente della moda, che corre da lui fra un viaggio di lavoro e l’altro. La vicenda del romanzo prende il via con l’omicidio di un magnate della ceramica, assassinato nel suo stabilimento di Sassuolo in modo brutale. Ovviamente il direttore della “Gazzetta Modenese” affida a Carlo l’incarico di indagare e di tenere aggiornati i lettori circa le mosse della Polizia. E Castelli, dapprima solo incuriosito, si butta a capofitto nel caso, incontrando personaggi curiosi e misteriosi, conoscenti della vittima o emersi dal suo passato. E così, fra pranzi a base di tortellini, cotechino, lambrusco e altre specialità del modenese, riesce a mettere insieme i pezzi di un puzzle davvero difficile e incredibilmente diabolico. Arrivare al colpevole lo metterà in pericolo e l’articolo per il giornale gli costerà non poco…ma Carlo Castelli ormai ha capito che quella dell’investigazione è un’altra delle sue passioni. Anche lui, quindi, entra giustamente e di diritto nel panorama degli investigatori “dilettanti” della letteratura gialla italiana degli ultimi vent’anni. Lo stile di Valentini è semplice, diretto e scorrevole e le pagine scivolano via, portando il lettore direttamente in quelle terre abitate da lavoratori, da gente schietta che parla ancora il dialetto e che si lascia andare alle confidenze davanti ad un buon piatto e ad un buon bicchiere. A differenza di altri libri, fra le pagine di “Impasto perfetto” ho trovato molto gusto e buon cibo...e ho avuto l’imbarazzo della scelta ma, visto il periodo delle feste appena concluso e dato che ancora non sono in piena forma per stare troppo ai fornelli…ho optato per un saporito e gustosissimo cotechino. Beh!
Quello di Modena è IGP…quindi non si può sbagliare e io l’ho abbinato alle lenticchie, non tanto per la tradizione ma perché le adoro! E allora vi consiglio di gustarlo così oppure accompagnato da spinaci al burro, da un soffice purè o da qualsiasi altra verdura vi piaccia…c’è anche chi lo avvolge nella pasta sfoglia o nella pasta brisé…o ancora chi lo abbina ad una crema di zucca…insomma scegliete voi come gustarlo: è un piatto talmente buono che potrebbe semplicemente finire in un bel panino caldo, magari con un filo di senape! L’importante è non lasciarlo solo…lui vuole sempre un buon vino, meglio se rosso e corposo, meglio ancora se un buon lambrusco…anche quello modenese…on va sans dire! E allora buona lettura, buona degustazione e ancora buon anno! Alla prossima!

 

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