16/07/2023

DELITTI IN PARADISO: UN ISPETTORE INGLESE CATAPULTATO AI CARAIBI

Il caldo allucinante di questi giorni farà sicuramente sognare a molti di voi una vacanza ai Caraibi, distesi su spiagge bianchissime, davanti ad un mare cristallino, con una bevanda ghiacciata ed un piatto di aragoste o di gamberoni. Beh! Ovviamente posso capirvi, anche se io mi escludo automaticamente perché sogno altre mete (!). E per aiutarvi a rendere ancora più vivide queste immagini idilliache, vi invito a guardare una delle serie comparse sul piccolo schermo negli ultimi anni: “Delitti in paradiso” (Death in Paradise), che a me piace molto. Si tratta di una serie franco-britannica, prodotta dal 2011 ed arrivata in Italia l’anno successivo, creata da Robert Thorogood. Lo schema narrativo alla base è molto semplice: un detective della polizia britannica viene letteralmente catapultato, spesso suo malgrado, a lavorare in un lontano Paese caraibico. Nello specifico di questa serie, il malcapitato di turno lascia l’amato Regno Unito per raggiungere Saint Marie, uno sperduto atollo caraibico, ex colonia francese, ora dipendenza britannica, e gestire il distretto di Honorè. Lo “stravolgimento” non è solo
geografico…è anzitutto climatico e poi psicologico, fisico, umano…insomma al di là delle vere e proprie indagini che sarà chiamato a svolgere, il nostro “british man” si ritrova in una società ed in uno stile di vita che sono diametralmente opposte alle sue. Nelle prime due stagioni l’ispettore è Richard Poole (interpretato da Ben Miller) a cui seguiranno Humphrey Goodman (Kris Marshall) fino alla sesta stagione, Jack Mooney (Ardal O’Hanlon) dalla sesta alla nona ed infine Neville Parker (Ralf Little) dalla nona alla dodicesima, attualmente in corso. Ognuno di loro è un vero e proprio personaggio, con il proprio carattere, il proprio metodo investigativo, le proprie manie e fobie ed una propria storia. Poole, rigido e ligio alle regole, incapace di mentire e di provare empatia, è fin da subito molto sofferente rispetto al trasferimento impostogli dai suoi superiori. Soffre terribilmente il caldo (anche se indossa sempre giacca e cravatta), ha nostalgia della pioggia e dell’umidità del clima londinese, beve ogni giorno il suo tè bollente alle cinque, salvo rari casi dovuti alle indagini, e non ama il lavoro di squadra…suo malgrado, però, si affeziona molto ai suoi collaboratori che, con il tempo, impareranno ad apprezzarlo con tutte le sue manie e la sua apparente scontrosità. Tutt’altra cosa è il suo successore, l’ispettore Goodman, che accoglie, invece, il
nuovo incarico con molto entusiasmo e che, nonostante la sua goffaggine e la balbuzie che lo colpisce quando è teso, cerca in tutti i modi di conoscere gli usi e costumi dell’isola per ambientarsi e viverci al meglio. Lasciata Sait Marie per amore, dopo tre stagioni viene rimpiazzato da Jack Mooney, vedovo e con una figlia, il quale vede in questa nuova destinazione una sorta di nuovo capitolo della sua vita, pur continuando a soffrire per la perdita dell’amatissima moglie. Jack è molto paziente, calmo, riflessivo e ha un approccio alle indagini completamente differente da quello dei suoi predecessori. Il risultato, però, è sempre lo stesso: ogni caso viene alla fine risolto ed il colpevole assicurato alla giustizia. Dopo diversi anni in Paradiso, anche Jack sceglie di tornare in patria per stare vicino alla figlia e lascia, così, il posto a Neville Parker. L’arrivo di Neville sull’isola è quasi comico…non sopporta il caldo e l’accecante luce del sole, odia tutti i tipi di insetti, contro i quali ha una grande scorta di repellenti e creme, che si porta appresso nel suo onnipresente zainetto, insieme ad un dittafono sul quale registra tutto ciò che osserva sulle varie scene del crimine ed a vari accessori che, a suo avviso, possono essere utili. Ciascuno di loro è affiancato da una squadra composta da un sergente, che lo segue come partner in tutti i casi, e da due agenti, solitamente uno senior ed uno junior. Nelle diverse stagioni, anche i componenti della squadra cambiano, lasciando la scena per fare carriera, per motivi personali o familiari, per spostarsi in altre isole…e ognuno di loro lascia sempre un importante ricordo nel comando di Polizia di Saint Marie. Spesso ci sono scene che sono veri e propri siparietti, in cui i vari personaggi giocano ciascuno un ruolo importante. In particolare, si possono citare Dwayne Meyers, agente senior decisamente sopra le righe, che con la sua conoscenza dell’isola e degli isolani (specialmente delle donne da lui perennemente corteggiate!) è una vera e propria ricchezza per le indagini, e i sergenti che si sono avvicendati accanto ai diversi ispettori, tutte donne e tutte in gamba: le due “storiche” Camille e Florence che hanno poi ceduto il posto prima a Madeleine e poi alla giovanissima Naomi. Gli unici due “personaggi fissi” dalla prima stagione sono il commissario Selwyn Patterson, dal carattere burbero, diplomatico e intelligente, pur restando
apparentemente nelle retroguardie, sa quando è il momento di intervenire per supportare la squadra, e Catherine Bordey, affascinante madre del sergente Camille Bordey e proprietaria del bar dove la squadra si riunisce dopo il lavoro o per festeggiare una ricorrenza particolare. Spesso, grazie alla posizione strategica del suo locale ed alle sue conoscenze, riesce a fornire degli importanti contributi alle indagini. Diventerà sindaco di Honorè dopo la quarta stagione, pur continuando a gestire il suo bar. Beh! A dire il vero c’è un terzo personaggio fisso nella serie…si tratta di Harry, una lucertola verde che vive nella casa sulla spiaggia assegnata all’ispettore di turno. Inizialmente guardato con diffidenza, l’animale a volte diventa il “confidente” dei momenti di solitudine dei diversi ispettori, che lo trattano come un vero e proprio coinquilino!! Ma veniamo, ora, all’aspetto che ci interessa di più…i diversi ispettori hanno gusti diversi tra di loro…e mentre Goodman e Mooney, pur rimanendo fedeli alla colazione all’inglese, si dilettano nella degustazione dei patti tipici locali, Poole e Parker fanno molta più fatica ad adattarsi. In particolare, Parker è il grande cruccio di Catherine che, dopo aver provato in tutti i modi a fargli mangiare qualcosa di diverso, si vede costretta a servirgli sempre e solo pollo e patatine!!! Per questa serie, però, che consiglio a tutti, perché è davvero
simpatica e a misura di famiglia (niente scene di violenza, niente parolacce, niente sparatorie…) ho voluto scegliere un piatto tipico che in una delle prime stagioni Dwayne prepara per l’ispettore Mooney: il pollo alla creola. Si tratta di un piatto molto semplice che, però, ha dei sapori e dei profumi intensi che sicuramente saprete apprezzare. Non mi dilungo oltre…ho già scritto molto…vi lascio la ricetta e vi invito a provarla. Fatemi sapere!

Ricetta pollo alla creola

Ingredienti per 4 persone: 1,5 kg di pollo a pezzi - 500 g di verdure miste (a piacere fra patate, peperoni, cipollotti, zucchine, melanzane…) - 250 g di farina – basilico – aromi misti - 2 cucchiai di spezie cajun - 250 ml di yogurt greco - 1 peperoncino rosso - 25 g di burro - 2 cucchiaini di granulare di brodo di pollo - 2 cucchiaini di paprika dolce – olio evo – sale - pepe              

Iniziate mischiando Ia farina setacciata con le spezie cajun, il basilico sminuzzato e Ia paprica. Passatevi i pezzi di pollo, impanandoli bene e tenete da parte il mix che avanza. Scaldate l’olio in una grande padella e rosolatevi i pezzi di pollo impanati, 4/5 minuti per parte, finché saranno croccanti e dorati, quindi sgocciolateli e metteteli da parte, in caldo. Lasciate nella padella solo 2 cucchiai del fondo di cottura del pollo (tenete da parte il fondo rimasto) e rosolatevi il misto di verdure con il peperoncino, mescolando, quindi trasferite il tutto in una pirofila che vada in forno e disponetevi sopra il pollo rosolato messo da parte. Bagnate con 250 ml di acqua, coprite e infornate a 180° per 40 minuti. Spolverizzate con il brodo granulare di pollo, aggiungete Io yogurt e infornate per altri 20 minuti. In un pentolino, fate fondere il burro a bagnomaria e amalgamatevi il mix di spezie rimasto, mescolando finché il composto risulterà dorato, incorporatevi il fondo di cottura del pollo tenuto da parte, stemperando, se necessario, con poca acqua, in modo da ottenere una salsa densa e omogenea, che accompagnerà il pollo. Sfornate il pollo e servitene una porzione calda e generosa ad ogni commensale, insieme alla salsa e a delle fette di pane abbrustolite, leggermente imburrate e aromatizzate con del rosmarino. Non so se vi sentirete trasportati ai Caraibi ma vi assicuro che il profumo ed il sapore di questo piatto porteranno il vostro gusto direttamente in paradiso! Buon appetito e alla prossima!


04/07/2023

STARSKY & HUTCH: DIRETTAMENTE DAGLI ANNI SETTANTA SUL “POMODORO A STRISCE”

I mitici anni Settanta hanno visto nascere, oltre a molte belle persone (!) amche diverse serie televisive, in particolare negli USA, che poi hanno avuto un grande boom di consensi anche al di fuori degli States. Fra le tante che hanno entusiasmato moltissimo i telespettatori italiani, portando nelle loro case le avventure dei più disparati tipi di poliziotti, investigatori privati e avvocati, una delle mie preferite era e rimane quella di “Starsky & Hutch”. Prodotta dalla “coppia d’oro” della produzione statunitense, formata da Aaron Spelling e Leonard Goldberg, la serie è andata in onda fra il 1975 ed il 1979 ed è sbarcata in Italia, sulla RAI, a partire dal 1979. Fin dai primi episodi, i due poliziotti hanno ottenuto un grande successo e solo il ritiro dalla serie di uno dei due protagonisti ha segnato la fine delle riprese, dopo la quarta stagione. Questo, comunque, non ha impedito che la serie venisse trasmessa in replica negli anni successivi, ottenendo sempre una buona audience. Anche negli ultimi anni, con l’avvento dei canali del digitale terrestre dedicati alle serie “vintage”, è stata riproposta e fatta apprezzare ai più giovani che, per ovvi motivi anagrafici, non potevano conoscerla. Ma cerchiamo di capire, per chi ancora non lo sa, chi si cela dietro i due nomi che danno il titolo alla serie, ambientata a Bay City, fittizia cittadina della California. Il primo è il “moro” David Michael Starsky (interpretato da Paul Michael Glaser). È il classico poliziotto “di strada”, arrivato in accademia dopo un’infanzia difficile, segnata dall’omicidio del padre e da una gioventù “bruciata” nella guerra del Vietnam. Casinista, impulsivo, disordinato, scanzonato, ha una folta chioma di riccioli neri, mangia solo ciò che acquista nei fast food, non si separa mai dall'automatica Smith & Wesson modello 59 calibro 9, nascosta sotto il suo inseparabile giubbotto di pelle marrone (solo a volte rimpiazzato da un cardigan di lana bianco, grigio e
nero), e porta scarpe sportive di colore celeste con strisce bianche marca Adidas modello "Vintage SL 76". Importantissimo: guida una fiammante Ford Gran Torino del 1975 rossa con strisce bianche di lato che chiama “pomodoro a strisce” e della quale è gelosissimo. Suo partner è “il biondo” Kenneth Hutchinson, più noto come Hutch (interpretato da David Soul) e diametralmente opposto a lui. Hutch viene da una famiglia più agiata e ha scelto di entrare in Polizia dopo aver abbandonato l’università. È l’intellettuale della coppia di sergenti, riservato, un po’ timido, riflessivo, cerca di fare attività fisica e di seguire una dieta macrobiotica…per poi finire a condividere i pasti ben poco “salutari” del collega! A differenza di Starsky, la sua arma è una poderosa rivoltella Colt Python .357 Magnum con canna da 6" e guida una Ford Galaxie 500 del 1973 piuttosto malmessa, che però non cambierebbe con nessun'altra auto. Pur essendo profondamente diversi per carattere e stile di vita, Starsky e Hutch sono legati da una profonda e fraterna amicizia e riescono a risolvere brillantemente i casi a loro affidati. Spesso indagano nei bassifondi, portando alla luce storie di soprusi, di indigenza, di difficoltà che rendono molto labile il confine fra il bene e il male. Lo sfruttamento minorile, la violenza domestica, il razzismo, l’omofobia, la prostituzione…sono solo alcuni dei temi affrontati nei vari episodi e spesso far rispettare la legge non rende meno amara la verità. L’umanità e le emozioni dei due protagonisti sono sempre espresse e li rendono più “vicini” alla realtà rispetto agli eroi stereotipati di altre serie. Fra gli altri personaggi importanti della serie, è doveroso menzionare quelli che sono una presenza costante e che lavorano a stretto contatto con i nostri due poliziotti: il capitano Harold Dobey (che ha il volto di Bernie Hamilton), che li ha voluti nel suo distretto e che, pur dovendo richiamarli e far loro ogni tanto una “lavata di capo”, sa bene che sono i suoi migliori elementi ed è loro molto affezionato, e l’originalissimo Huggy Bear, informatore della polizia (interpretato da Antonio Fargas), proprietario di un bar denominato The Pits ('Le fosse'), ubicato nei bassifondi cittadini, e sempre al corrente di tutti i traffici illeciti della città. Ero una ragazzina quando guardavo gli episodi di questa serie ed ero letteralmente affascinata dai due protagonisti. Durante un episodio mi “innamoravo”
dell’umorismo e dell’umanità di Starsky ed in quello successivo ero “rapita” dalla sensibilità e dal sorriso di Hutch…e adoravo guardare i rocamboleschi inseguimenti a bordo della loro auto rossa, con la quale riuscivano sempre a raggiungere i colpevoli per poi assicurarli alla giustizia. Inoltre non c’erano scene particolarmente violente né dialoghi “farciti” di parolacce, quindi avevo il permesso di guardare la serie che, fortunatamente, piaceva anche ai miei. Ovviamente già allora ero incuriosita da ciò che mangiavano i due, in particolare Starsky, che passava dagli hot dog alle patatine fritte, dalle ciambelle ai classici hamburger, che all’epoca ancora non erano così noti e alla portata di tutti come lo sono oggi. Vi ho già proposto in passato la mia versione degli hamburger americani fatti in casa (http://www.ilgustodeldelitto.it/2018/05/rizzoli-isles-la-strana-coppia-della.html) quindi oggi vi propongo semplicemente una variante, con i burger buns colorati (I panini per hamburger, noti anche come burger buns, sono dei sofficissimi panini, di media dimensione dalla forma tonda, di origine americana, che solitamente vengono utilizzati nel continente d’oltreoceano come panini farciti per la realizzazione dei famosi hamburger!)  Se poi preferite farcirli diversamente rispetto al “solito” hamburger...beh! Sbizzarritevi e gustateli come meglio credete. Alla prossima!

RICETTA DEI BURGER BUNS

Ingredienti per circa 10/12 panini: 250 gr di farina 00 - 250 gr di farina manitoba - 125 gr di latte (tiepido) - 125 gr di acqua (tiepida) - 50 gr di burro (ammorbidito) - 20 gr di zucchero - 17 gr di lievito di birra (fresco) - 1 cucchiaino di miele - 10 gr di sale**Per spennellare: 1 tuorlo d’uovo - 1 cucchiaio di latte - q.b. di semi di sesamo (o semi di papavero) Per colorarli di: nero 50 gr di carbone vegetale – verde: 60 gr di spinaci lessi (o 50 gr di farina di spinaci) – giallo: curcuma e zafferano – rosso: 50 gr di farina di barbabietola o concentrato di pomodoro

Iniziate a sciogliere il lievito nell’acqua tiepida. In una ciotola riunite le farine, lo zucchero, l’acqua nella quale avete sciolto il lievito, il latte e il miele. Lavorate gli ingredienti con una impastatrice

planetaria munita di gancio o energicamente a mano. Quando l’impasto appare abbastanza compatto unite anche il burro ammorbidito a pezzi e lavorate fin quando non otterrete un impasto morbido ed elastico. (Se state utilizzando una impastatrice lavorate fin quando l’impasto non si sarà staccato dalle pareti della ciotola, per agganciarsi al gancio). Aggiungete anche il sale e lavorate ancora l’impasto per qualche minuto. A fine lavorazione formate un panetto morbido e compatto con l’impasto lavorato, creando una sfera. Trasferite l’impasto in una ciotola di vetro capiente, copritelo con la pellicola e lasciatelo riposare fino al raddoppio (almeno 2-3 ore). Se volete colorarlo dividete prima l’impasto in quattro parti ed inserite in ciascuno l’ingrediente relativo al colore scelto e poi fateli riposare. Riprendete l’impasto e dividetelo in pezzetti del peso di 80 gr l’uno per fare 10/12 panini. Modellate i pezzi di impasto formando delle belle sfere. Sistemate i panini su una teglia con la chiusura rivolta verso il basso, abbastanza distanziati tra di loro. Coprite i panini con la pellicola senza schiacciarli e lasciateli riposare un’oretta. Trascorso questo tempo spennellate la superficie dei panini con il tuorlo d’uovo sbattuto con il latte e distribuitevi i semi di sesamo o semi di papavero. Infornate i panini in forno preriscaldato a 200°C per 15 minuti circa, poi sfornateli e lasciateli intiepidire. Ora potete utilizzarli per preparare dei fantastici hamburger classici o farcirli a vostro piacere! Buon appetito!