09/01/2019

MILANO: FA PAURA LA 90!


Francesco Gallone, milanese classe 1978, vende fiori al mercato di Segesta e scrive perché a scuola aveva 5 in italiano, come lui stesso ha dichiarato! Autore di noir, irriverente, ama Milano e la odia allo stesso tempo. Riccardo Besola, milanese classe 1974, lavora nel settore pubblicitario televisivo, adora Scerbanenco, maestro del noir italiano, e scrive sia da solo che “in trio”. Andrea Ferrari, milanese classe 1977, lavora in un centro anziani e ha scritto diversi libri gialli ambientati nella sua città. Ha creato i personaggi del detective Brandelli e dell’investigatore Bossi oltre, naturalmente, a quelli di cui ha scritto insieme a Besola e Gallone.
Questi tre scrittori contemporanei hanno ottenuto un discreto successo, sia singolarmente sia insieme e mi sono piaciuti, quindi leggerò altri loro libri. Fra i tanti ho scelto di iniziare da quello che più mi attirava: “Milano fa paura la 90 – Il delitto di via Botticelli”.  Perché proprio questo? Beh! Forse perché mi coinvolge in prima persona…in che senso? Dovete sapere che per andare a lavorare prendo tre mezzi, uno dei quali è la 91. In andata, almeno, perché poi per tornare a casa prendo la 90 e vi assicuro che a volte fa davvero paura! Certo non è la stessa paura a cui si riferiscono i tre autori ma io ho colto questa sorta di richiamo e ho letto il libro. Anzitutto, come per tutti i libri la cui azione si svolge a Milano, mi è piaciuto tanto seguire i protagonisti nei luoghi, nelle vie, nelle piazze che conosco bene e per le quali ho passeggiato o sono passata a piedi e sui mezzi. Altrettanto interessante è il periodo in cui il romanzo è ambientato, che poi è quello in cui sono nata. Le azioni, infatti, si svolgono nel pieno dei controversi Anni Settanta, più precisamente nel 1976. Sono gli anni in cui i poliziotti dovevano intervenire durante le guerriglie urbane fra gli studenti, divisi in rossi e neri, in “compagni” e “camerati”, al termine di cortei partiti con slogan urlati da Largo Cairoli a Piazza San Babila. E sono gli anni in cui gli stessi poliziotti si
rendevano conto che quelle guerriglie non sarebbero mai finite bene e che in qualsiasi modo si fossero comportati avrebbero comunque passato dei guai. Troppa violenza o troppa calma finivano entrambe a titoli cubitali sulle prime pagine dei giornali e tutto il resto passava in secondo piano. Ma torniamo al nostro libro. I protagonisti, oltre a Milano e al 1976 appunto, sono il commissario della Squadra Mobile Benito Malaspina, il suo attendente, l’agente scelto Venditti, il giornalista di cronaca nera Dino Lazzati, detto Fernet, amico e informatore di Malaspina e tutta una serie di personaggi che fanno da “contorno” ai primi tre. Malaspina è un poliziotto vecchio stampo, onesto, tutto d’un pezzo, che crede ancora e comunque nella giustizia e nella legge. Umano, un po’ burbero, innamorato della moglie Rossella, dalla quale vorrebbe tanto avere un figlio, è un segugio testardo e non sopporta la burocrazia e l’indolenza di chi sta sopra di lui. Venditti, romano doc, entrato in Polizia e mandato sotto la Madonnina dopo un passato da piccolo criminale di borgata, è il suo attendente, il suo autista…spesso è anche il suo “grillo parlante” che, con la sua parlata romanesca, riporta il commissario con i piedi per terra in tante occasioni. Ingenuo, sempliciotto ma fedele e caparbio, non lo ammette con sé stesso ma nutre profondo rispetto ed ammirazione per il suo capo, ad eccezione “de quanno sta ‘ncazzato che è mejo staje alla larga”. Ed infine Fernet, così chiamato per la sua passione sfrenata per l’omonimo amaro. Scrive e tiene tutto e tutti sotto controllo dal suo “ufficio” situato nel Bar Lafuss (gioco di parole
comprensibile solo a chi capisce il milanese!!) e sogna di riuscire a fare breccia nel cuore di una giovane collega che lo stima molto e ne segue i consigli ma gli appare inarrivabile. Per le sue conoscenze è diventato informatore e amico di Malaspina, il quale ricambia con le esclusive sui suoi casi e non esita a trascinarlo nelle sue indagini. La trama del libro è avvincente: un omicidio, durante il Carnevale ambrosiano, porta Malaspina ad indagare in un Istituto di arti grafiche, dove troverà solo omertà e tanta confusione. Ma non finisce qui. Le morti aumentano e, come se non bastasse, ci sono le “apparizioni” di una 90 fantasma, che circola senza autista, e del terrificante Uomo Lupo. A tutto questo si aggiunge il figlio neonato di una delle vittime che il “Mala” porta a casa alla moglie. Ufficialmente per proteggerlo ed accudirlo durante le indagini, in realtà per colmare quel vuoto che consuma la sua amata Rossella. Il povero commissario, però, si ritroverà ben presto in un incubo non solo sul lavoro ma anche a casa! La moglie, infatti, è completamente assorbita dal bambino e lui passa notti insonni e si ritrova a mangiare panini con qualcosa pescato in frigorifero, sognando uno dei tanti manicaretti ai quali, invece, era abituato! Tutto questo lo logora e la sua rabbia si sfoga su Venditti, che tace e spera che la buriana finisca presto. Leggendo questa avventura di Malaspina ho provato tanta simpatia per lui e una grande pena immaginandolo davanti al frigorifero a scartare pacchettini di affettato e ad aprire sottaceti e sottoli per creare assurdi ed indigesti abbinamenti! Pensando a lui e a quanti sono costretti a mangiare così, in qualche modo, per mettere a tacere la fame sacrificando il gusto, ho deciso di proporvi una ricetta tanto semplice quanto robusta, dal gusto deciso. L’ho mangiata spesso a casa di mia sorella, che vive nella collina romagnola e ha accesso ad ingredienti genuini, dai sapori schietti che poi mette insieme armoniosamente.


MACCHERONCINI FUNGHI, PANNA E SALSICCIA

Ingredienti per 4 persone: 300/320 gr di pasta formato maccheroncini – 350 gr di salsiccia fresca – 300 gr di funghi freschi misti (o 200 gr di funghi secchi misti) – 250 ml di panna fresca – una carota – una gamba di sedano – una cipolla - vino bianco – sale – pepe- noce moscata – 50 gr di grana padano – olio evo

Prima di tutto bisogna pulire i funghi e, prima di lavarli, raschiateli con un coltellino per eliminare la terra che c’è sopra. Quindi, sciacquateli velocemente sotto l’acqua corrente fredda, dopodiché asciugateli, tamponando con della carta assorbente. Se utilizzate quelli secchi, invece, lasciateli almeno un’oretta in immersione in acqua tiepida e poi lasciateli asciugare prima di utilizzarli. In una padella fate soffriggere carota, sedano e cipolla precedentemente sminuzzati e poi aggiungete pian piano la salsiccia, privata del budello, 
spezzettandola. Deve proprio essere “sbriciolata”. Fatela rosolare bene, irrorandola con un po’ di vino bianco, quindi aggiungete i funghi tagliati grossolanamente e ancora un pochino di vino bianco e un pizzico di noce moscata. Nel frattempo buttate la pasta e, prima di scolarla, prendete un mestolo di acqua di cottura e versatelo nella padella, alzando leggermente la fiamma. Aggiungete la panna e aggiustate di sale e pepe, in base al vostro gusto (assaggiate prima di condire, altrimenti rischiate di esagerare), infine unite la pasta scolata al sugo e amalgamate sul fuoco per un paio di minuti. Servite con una grattata di grana padano e gustatela insieme ad un vino rosso corposo. Come vi dicevo è un piatto robusto e gustoso, ideale per un pranzo invernale e confortevole. Sono certa che al commissario Malaspina piacerebbe molto! Buon appetito e alla prossima!



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