03/04/2019

MARIO FALCONE, ROMA E…LO CHEF DEGLI CHEF


Mario Falcone è nato a Messina nel 1952 e vive a Roma. Oltre ad essere uno scrittore, è tra gli sceneggiatori più noti in Italia, ha firmato alcune delle fiction televisive di maggior successo e vinto numerosi premi nazionali e internazionali. Da qualche anno organizza workshop di sceneggiatura e scrittura creativa ed è inoltre un apprezzato Writing Coach. In qualità di scrittore ha pubblicato i romanzi diversi romanzi, il primo dei quali è stato “L’alba nera”. Nel 2018 è uscito il suo ultimo romanzo dal titolo “Lo Chef degli Chef”, un originalissimo poliziesco ambientato nel mondo della cucina stellata. «“Lo chef degli chef” vuole essere paradossalmente un atto d’amore verso un mondo che amo: quello del cibo», ha raccontato 
Mario Falcone in un’intervista.  «Il grido di un amante deluso nei confronti di un universo che, specie nell’ultimo decennio, coinciso con la comparsa dei talent culinari, a mio avviso rischia di snaturare completamente quella che è sempre stata la sua mission originaria (nutrimento del corpo, dell’anima, comparto produttivo, fiore all’occhiello del nostro Paese) per approdare in terreni sempre più incomprensibili al grande pubblico; ai palati che richiedono gusti semplici, genuini e ben riconoscibili come il mio, ad appannaggio di ristrette schiere di gourmet (o presunti tali) “gastrofighetti”, riccastri di ogni latitudine che la cucina più che affidarla alle papille gustative e ai sensi, la demandano agli occhi e alle parole con la complicità di chef, molti dei quali hanno barattato il loro posto dietro ai fornelli per quello di fronte a una telecamera o a una macchina da presa».

Queste parole dello stesso autore rendono subito l’idea della lettura che ci si appresta a fare. Il libro racconta le “gesta” di Asso, nome d’arte di un aspirante chef che diventa un serial killer. Asso rapisce famosi chef stellati, a suo dire colpevoli di aver tradito la vera cucina tradizionale per vendere piatti “rivisitati” senza anima né sapore, li interroga sul loro operato, li tortura per farsi svelare i segreti del loro “piatto simbolo” e, dopo averli uccisi, li cucina, utilizzando parte dei loro corpi per ricreare proprio quei piatti. So che leggendo queste parole si può pensare di trovarsi di fronte ad una lettura orribile e “truculenta” ma non è così: Falcone riesce a dire senza dire, a raccontare senza scendere in particolari sanguinari e aberranti! Anzi, spesso ci fa quasi stare dalla parte di Asso, quasi ammirati dal suo amore per la vera cucina. La storia è ambientata a Roma, descritta come una città eternamente bella ma sofferente ed in lento declino. È in questa città che Asso si muove e colpisce. A cercare di trovarlo e di fermarlo troviamo Michela Serrano, una giovane foodblogger, pianista mancata, figlia di un noto ristoratore ormai deceduto e compagna di Sandro Cecchin, il primo chef stellato che viene rapito da “Asso”. È a Michela che Asso invia le foto dei suoi trofei, attraverso il suo famoso blog. Insieme a lei due dei migliori investigatori della Polizia di Stato: il commissario Max Rosati, scanzonato e casinista, e l’ispettore Giorgio Scuderi, suo assistente e mentore, ormai vicino alla pensione. A coordinare le indagini Lorenzo Canfora, un magistrato sui generis, amante del cinema d’autore degli anni Settanta. Michela e Max faticheranno non poco per riuscire a stanare ed assicurare alla giustizia il giovane assassino, arrivando a rischiare la vita in prima persona. Al termine di questa serrata “caccia all’uomo” le vite dei protagonisti, segnate dai fatti accaduti, subiranno delle svolte che li porteranno a scelte radicali. Ho letto il libro dopo averlo trovato per caso fra gli scaffali di una libreria. Date le mie passioni, il titolo e la copertina mi hanno subito colpito e devo dire che Falcone scrive davvero bene. Certo lo conoscevo come sceneggiatore e non immaginavo fosse anche un bravo scrittore. Dovrò sicuramente leggere anche gli altri suoi libri ma intanto vi consiglio questo che è molto scorrevole, a tratti divertente ed irriverente e capace di coinvolgere e di creare quella giusta suspense che ogni thriller dovrebbe avere. Ovviamente in un libro del genere non mancano le ricette, i piatti classici e quelli innovativi, i personaggi mangiano…anzi spesso mangiano davvero bene ed alcuni cucinano, compreso l’assassino! Siccome non mi andava di riproporre i piatti creati dal serial killer (!) ho scelto uno dei piatti tipici di Roma, citato e descritto
diverse volte nel testo. Signore e signori ecco a voi gli spaghetti cacio e pepe!

Ingredienti per 4 persone: 400 gr spaghetti – 100 gr pecorino romano dop grattugiato - Pepe nero – Sale  * Per ottenere una pasta cacio e pepe perfetta bisogna non solamente condire la pasta cotta con il formaggio grattugiato, ma miscelare un po’ di acqua di cottura della pasta (ricca di amido) con il formaggio, in modo che questo si sciolga sino a formare una specie di crema, particolarità di questa ricetta. Mettere in una terrina abbastanza capiente tutto il pecorino romano dop e il pepe nero macinato (meglio pestato
nel mortaio al momento). Cuocere la pasta in acqua bollente salata, scolarla al dente con un mestolo forato per mantenere l’acqua di cottura. Versare la pasta nella terrina e aggiungere immediatamente un mestolo scarso di acqua bollente avanzata dalla cottura della pasta. Mescolare velocemente in modo che il formaggio si sciolga con l’acqua, aggiungendone se necessario. Servire immediatamente, in un piatto possibilmente caldo, spolverando con altro pepe nero. 
N.B. La ricetta originale della pasta con cacio e pepe alla romana prevede l’utilizzo degli spaghetti ma negli anni le varianti sono diventate infinite, anche perché nella cucina di ogni giorno, la ricetta, si prepara spesso con quello che c’è in dispensa. Sono conosciute quindi versioni in cui si utilizzano i rigatoni, i tonnarelli o la pasta all’uovo, come ad esempio i tagliolini o gli spaghetti alla chitarra, che favorirebbero la cremosità del piatto. Beh! Scegliete voi, l'importante è il pecorino! Buon appetito e alla prossima!



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