23/10/2022

“LA MASCELLA DI CAINO” Il puzzle letterario più diabolico del mondo firmato “Torquemada”

Nel 1934, anno in cui Agatha Christie scrisse “Assassinio sull’Orient Express”, il cruciverbista dell'”Observer” Edward Powys Mathers, sotto lo pseudonimo del temibile inquisitore spagnolo Torquemada, pubblicava una raccolta dei suoi cruciverba e puzzle con il titolo “The Torquemada Puzzle Book” che includeva, alla fine, “Cain’s Jawbone” (in italiano “La mascella di Caino”), unico enigma di cui non veniva data la soluzione. Da anni i suoi celebri cryptic crosswords, intricate parole crociate in cui la soluzione di ogni definizione è a sua volta un enigma da svelare, lo avevano reso celebre in tutto il Regno Unito. Per mettere a dura prova i più appassionati e abili lettori, Torquemada decise di dare vita a un romanzo giallo che era e rimane al tempo stesso l’enigma letterario più difficile mai concepito. Con “La mascella di Caino” (titolo che riprende la credenza popolare per cui il primo assassino della storia uccise suo fratello con la mascella di un asino) Torquemada sceglie di “torturare” il suo lettore stampando le pagine in ordine sparso, privando di fatto il racconto di ogni linea temporale. Ovviamente la sfida consiste nel risolvere il
mistero, attribuendo a ciascuno dei sei cadaveri presenti nella storia il rispettivo assassino. Ma la soluzione non è affatto facile né banale: il libro, infatti, è pieno di frasi surreali, giochi di parole, indizi nascosti, riferimenti a processi realmente avvenuti, ma anche a romanzi e citazioni letterarie da scoprire. Compito del lettore è accettare la sfida, tagliare le cento pagine del libro (sigh!), e ridisporle nell’ordine prestabilito…ma soprattutto non perdersi d’animo: in ogni gioco ben congegnato, si sa, molteplici sono le false piste e una sola la soluzione corretta. “La mascella di Caino” è più di un libro, più di un rompicapo: è un gioiello di enigmistica e letteratura, che torna nelle mani dei lettori quasi un secolo dopo la sua geniale ideazione. In tutti questi anni solo in quattro sono riusciti a risolverlo: due negli Anni Trenta, uno nel 2016 e l’ultimo nel 2020, durante il lockdown. E la soluzione non è mai stata svelata: tutti hanno firmato un impegno di non divulgazione e tutti l’hanno rispettato! Ma perché dopo tanto tempo Torquemada è tornato a torturarci?!?!? Beh! Il potere dei social, amici miei! Qualche anno fa una documentarista statunitense ne ha parlato su TikTok e ha avuto migliaia di visualizzazioni. Così ha iniziato a leggerlo e ha coinvolto moltissime altre persone in questa sfida davvero singolare. Sulla scia di questo ritorno alla ribalta, la Mondadori ha deciso non solo di riprendere a pubblicarlo in Italia (con una fantastica illustrazione di Tom Gauld in copertina ed un’intrigante prefazione del grande Bartezzaghi!) ma di indire un concorso, come già era avvenuto nel 1934. Allora il premio in palio era di 15 sterline…quest’anno, invece, il vincitore si porterà a casa una Gift Card Mondadori del valore di 500 euro!!! Beh! Vi lascio immaginare come ho reagito io a tutto ciò…io che non so resistere ad un libro giallo né ad un cruciverba, io che non mi arrendo fino a che non ho risolto un enigma…potevo non raccogliere la sfida? Assolutamente no! E così da fine luglio ad oggi, seppur in maniera discontinua, mi sono letteralmente immersa in una lettura che è davvero un rompicapo! Appena ho iniziato a leggere questo libro il primo pensiero che mi è venuto in mente è stato “ma questo è completamente fuori! Non ci capisco niente!” E in effetti ho continuato a non capire niente dalla prima all’ultima pagina! Poi, però, a settembre ho ripreso la lettura da capo, ho iniziato a trovare delle citazioni nascoste qua e là, dei nomi celati…e non aggiungo altro. Oggi condivido un momento importante: ho compilato il modulo incluso nel libro, indicando la soluzione a cui sono arrivata e ho chiuso la busta per spedirla! (sì ma solo perché il concorso termina il 1° novembre…altrimenti avrei continuato a girare e rigirare quelle pagine, ipotizzando altre possibili soluzioni!) Non so se ho azzeccato almeno uno dei sei assassini e/o almeno una delle sei vittime, né sono sicura dell’ordine dato alle pagine...ma di una cosa sono certa: è stata una vera e propria avventura! Al di là del contenuto il libro è un’immersione in un altro mondo, dove nulla è come sembra.
Avrei voluto avere ancora un po’ di tempo e l’unico cruccio che mi rimane è quello di sapere che, in caso di errore, non mi verrà mai svelata la vera soluzione: questa non è un’ulteriore tortura?!?!? …venendo a noi…non so se invitarvi a leggere questo libro…se amate le sfide e avete un po’ di tempo...allora provateci ma sappiate che una volta iniziato dovrete finirlo e cercare di risolverlo…e sarà una vera e propria tortura! E poi non ditemi che non vi avevo avvisato!!!!  Infine parliamo di gusto…completamente assente! Nel libro si accenna appena ad alcuni spuntini a base di tramezzini, consumati nelle brulle campagne inglesi…e quindi io ho preferito addolcirmi e “premiarmi” al termine di questo faticoso lavoro con una morbidissima, dolcissima e classicissima torta di mele. È una ricetta presa da un libro che adoro “Il Cucchiaio d’Argento”. È estremamente facile e di sicura riuscita…almeno questa è una certezza!

 

RICETTA TORTA DI MELE FACILISSIMA

Ingredienti: 1 kg di mele - 150 g di farina 00 - 150 g di zucchero semolato - 1 uovo + 1 tuorlo (a temperatura ambiente) - 1/2 bicchiere di latte - 50 g di burro - 1 bustina di lievito per dolci - il succo di 1 limone - pangrattato

Iniziate la preparazione tagliando la frutta a fettine sottili. Mettetele in un recipiente e irroratele con il

succo di limone. Raccogliete in una ciotola l'uovo, il tuorlo e 100 grammi di zucchero e utilizzando le fruste elettriche montateli fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso. Unite la farina setacciata, il lievito sciolto nel latte tiepido e le fettine di mela, ben scolate dal succo di limone. Imburrate uno stampo a cerniera da 20-22 cm di diametro e spolverizzatelo di pangrattato fine. Versatevi il composto cercando di livellarlo e distribuite sulla superficie il burro a fiocchetti. Infine cospargete con lo zucchero rimasto. Cuocete in forno preriscaldato a 180° per 45 minuti. Sfornate il dolce e dopo averlo fatto riposare cinque minuti sformatelo con delicatezza sul piatto da portata. P.S. io ho aggiunto all’impasto e sopra anche qualche noce e un po’ di cannella…ve lo consiglio! Buona merenda e alla prossima!!! 

16/10/2022

“E LIBERACI DAL PADRE” LA PRIMA INDAGINE DELL’ISPETTORE LINLEY E DEL SERGENTE HAVERS

Nata nel 1949 a Warren, in Ohio, Susan Elizabeth George è una scrittrice statunitense specializzata nel romanzo giallo. Poco dopo la sua nascita, la famiglia si trasferisce sulla costa Ovest, nella zona di San Francisco ed Elizabeth rimarrà in California praticamente per tutta la vita. Attualmente vive fra Huntington Beach (California) e South Kensington (Inghilterra). Studia letteratura inglese all’Università di Riverside e perfeziona la sua formazione con un master in psicologia. A questo, grazie ai successi ottenuti nella sua carriera letteraria, si aggiungeranno un dottorato onorario ed un master onorario. Prima di diventare una delle gialliste più note al mondo, Elizabeth George ha insegnato a lungo e ha ottenuto successo e riconoscimenti anche per la sua attività didattica. Dopo quasi quindici anni di insegnamento, nel 1988, la George pubblica il suo primo romanzo “A great deliverance”, in Italia intitolato “E liberaci dal padre”. Il libro conosce un successo immediato e presenta al pubblico i due protagonisti di una serie che porterà Elizabeth George ad essere considerata una delle più grandi autrici statunitensi del genere giallo. Si tratta dell’ispettore di New Scotland Yard Thomas Lynley, nobile titolato, affascinante, colto, arguto e gentiluomo dalle maniere impeccabili, spesso fraintese dai colleghi, che lo considerano uno snob che ha fatto carriera in polizia solo per le sue origini, e della sua partner di indagini, il sergente Barbara Harves, goffa e sgraziata, dal carattere spigoloso, incapace di lavorare con chiunque, complessata dalle (troppo) umili origini, schiacciata dal peso dell’infelicità che permea la sua vita e la sua famiglia. Diametralmente opposti, i due formano una “strana coppia” che, a differenza delle apparenze e dei pregiudizi di colleghi e superiori, riesce a dare il meglio nel lavoro di indagine. Lynley offre al sergente
la possibilità di dimostrare le sue capacità e Harves scopre che tutto quanto aveva sentito dire a proposito di Lynley è sbagliato e ingiusto, arrivando ad apprezzarlo e a stimarlo. Accanto a loro troviamo quelli che si possono definire dei “co-protagonisti”, importanti sia per i loro rapporti con Lynley e Havers, sia per l’aiuto che offrono nelle indagini. Il primo è Simon St James. Amico fraterno di Thomas e patologo della polizia scientifica, ha sposato la bellissima fotografa Deborah, ex fidanzata di Lynley ed è sempre pronto ad aiutare l’amico con la sua preparazione e le sue intuizioni. L’altra figura femminile di particolare importanza è Lady Helen Clyde, collega di Simon e amica da sempre di Thomas, è per lui un’ancora di salvezza in molte occasioni. Infine, anche se “statici” e quasi marginali, ci sono i genitori di Havers, malati nel corpo e nella mente, che minano la serenità e la stabilità emotiva della figlia. Ma veniamo al romanzo. “E liberaci dal padre” è una fosca vicenda gialla con sfumature molto nere, ambientata nella cittadina di Keldale, nello Yorkshire. William Teys, irreprensibile contadino di sessant’anni, cattolico molto devoto e conosciuto in paese, viene trovato morto nel suo fienile, decapitato. Accanto al suo corpo c’è la figlia adolescente, Roberta, immobile, con un’accetta in mano. La ragazza confessa il delitto e poi cade in uno stato catatonico. Convinto dal parroco del paese, che non riesce a credere alla colpevolezza della ragazza, Lynley comincia a occuparsi del caso e, scavando nel passato della famiglia, scoprirà che sia la madre che la sorella di Roberta sono scomparse misteriosamente da anni. La loro ricerca lo porterà a scontrarsi con
l’omertà dei cittadini di Keldale e con i tanti e terribili segreti che si nascondono nella fattoria dei Teys…e arrivare alla verità non sarà facile, perché nulla è come sembra. Elizabeth George sfrutta al massimo tutta la cultura accumulata sia nello studio della letteratura inglese che in quello della psicologia e questo emerge in modo magistrale nei suoi scritti. Ve lo consiglio vivamente ma vi devo mettere in guardia. Il romanzo, infatti, è intrigante e coinvolgente ma anche cupo e triste…è una lettura che ti prende dalla prima all’ultima pagina ma che ti lascia con un grande senso di amaro in bocca. E così veniamo a noi…non ci sono momenti di “spensieratezza culinaria”, né momenti di relax per i nostri protagonisti, che sembra vivano d’aria e di indagini!!! Quando ho finito di leggere questo libro ho sentito immediatamente il bisogno di qualcosa di dolce, di qualcosa di “confortevole” e avvolgente, che mi scaldasse il cuore e che riportasse un po’ di dolcezza sul mio palato…quindi per tirarmi su ho deciso di preparare un dolce nella cui preparazione volevo cimentarmi da tempo: i profiteroles! E vi assicuro che ha funzionato…la preparazione non è banale ma nemmeno impossibile. L’importante è seguire passo passo la ricetta e poi il risultato vi darà una soddisfazione incredibile. Si devono prima preparare i bigné, poi la crema pasticciera per farcirli, la ganache al cioccolato per ricoprirli e poi, nella versione classica, la panna montata per decorarli. Io ho tolto solo la panna montata, perché non la amo particolarmente, ma il resto l’ho fatto e vi invito a provarci. Eccovi la ricetta presa dal Cucchiaio d’Argento…pronti, partenza e via!

RICETTA PROFITEROLES AL CIOCCOLATO

Ingredienti per circa 30 bignè: 160 g di acqua - 75 g di burro - 2 uova - 75 g di farina 00 - 1 g di sale - 1 g di zucchero

Per la farcitura dei bignè: 500 g di crema pasticciera Per la copertura: 500 g di ganache al cioccolato

Per la realizzazione dei profiteroles al cioccolato, iniziate preparando i bignè: in una casseruola unite

l’acqua, il burro, il sale e lo zucchero. Portate a bollore e versate in una sola volta la farina, mescolando fino a creare una pastella omogenea. Togliete dal fuoco: una volta che la temperatura è scesa a 45/50°, aggiungete le uova una alla volta e continuate a mescolare fino a completo assorbimento. Lasciate raffeddare e poi trasferite in una sac à poche: su una teglia da forno foderata con l'apposita carta realizzate i bignè di forma regolare, circa 2/2.5 cm di diametro, opportunamente separati tra loro (in realtà non ci sono regole: potete farli anche più grossi, ricordandovi che la cottura richiederà più tempo). Cuocete a 180° per 18/25 minuti in base alla grandezza. Aprite leggermente il forno solo a cottura quasi ultimata per far uscire il vapore in eccesso. Nel frattempo preparate la crema pasticciera e fatela
riposare in frigorifero mentre preparate la ganache per la copertura, facendo attenzione a ottenere una consistenza vellutata, quindi lasciatela raffreddare. Forate i bignè ormai freddi sul fondo con una bocchetta conica o con un coltello appuntito e farciteli con la crema pasticciera utilizzando un sac à poche. Con l’aiuto di una forchetta immergete i bignè nella ganache, cercando di togliere l’eccesso sbattendo la forchetta sul bordo della ciotola. Posizionate i bignè ricoperti su una gratella. Per ottenere una copertura ancora più ricca ripetete l'operazione due volte. A questo punto potete creare sul piatto da portata la classica piramide di profiteroles, oppure potete riempire una pirofila o fare delle monoporzioni. Lasciate i profiteroles al cioccolato mezz’ora in frigorifero e poi serviteli…il successo è assicurato e spariranno in men che non si dica! Buona degustazione e alla prossima! 

05/10/2022

LA GABBIA DORATA – La vendetta delle donne è sublime e crudele

Ieri è stato il “compleanno” de “Il gusto del delitto”: sono passati ben cinque anni da quel 4 ottobre 2017, in cui pubblicavo il mio primo post, dedicato alla grande, unica ed inimitabile Agatha Christie ed al suo personaggio femminile, altrettanto unico, Miss Marple. Ho voluto iniziare con lei, anzi con loro, non a caso e non solo perché la Christie è il mio mito…no, ho voluto iniziare con lei in quanto donna, una donna che ha saputo imporsi in un ambiente prettamente maschile, scegliendo di non rimanere chiusa nel ruolo di moglie e madre ma di diventare una scrittrice di successo, rimanendo accanto al marito e crescendo amorevolmente la figlia. E anche nei post seguenti ho dato particolare spazio (e continuo a darne) alle autrici donne, più o meno famose, ed ai loro romanzi. Nel terzo post vi ho parlato di quella che molti definiscono la “moderna Agatha Christie svedese”: Camilla Läckberg. Vi ho raccontato della serie con la quale è diventata famosa in tutto il mondo, che ha per protagonista Erica Falck e suo marito Patrick Hedstrom, e del fatto che ha scritto anche altri libri. Uno di questi è quello di cui vi voglio parlare oggi: “La gabbia dorata”. Non si tratta di un vero e proprio
giallo ma entra di diritto fra i libri recensiti in questa pagina…ma andiamo con ordine. Anzitutto parla di una donna, Faye, che per troppo tempo è rimasta quasi inconsciamente sottomessa al marito, e che decide di alzare la testa, di lottare per riprendersi la sua vita, di cominciare veramente e finalmente a vivere…E voglio parlarne per rendere omaggio alle tante, troppe, donne che ancora oggi non sono libere, non possono parlare, non possono vestirsi come vogliono, non possono essere ciò che sono o che vogliono essere…e ancora alle tante, troppe, donne che ancora oggi muoiono per portare avanti la loro lotta, per affermare i loro diritti, per far sentire la loro voce o semplicemente perché hanno scelto di dire “no”…Certo, il mio blog è nato da due semplici passioni, i gialli e la cucina, e cerco sempre di mantenere uno stile “leggero”, perché desidero che chi mi legge possa trascorrere qualche minuto di spensieratezza, decidendo poi, magari, di leggere uno dei libri di cui parlo o di seguire una delle ricette che propongo…questa volta, però, desidero che, insieme a tutto ciò, passi anche un messaggio, desidero che questo post ci aiuti a riflettere e a non rimanere indifferenti davanti a tanta sofferenza di cui si parla ogni giorno. Faye, è una donna che apparentemente ha tutto. Un marito, una figlia, una casa bellissima, una posizione sociale invidiabile…Ma in realtà vive, appunto, in una gabbia dorata e nel momento in cui se ne rende conto, la sua intera esistenza crolla, ogni singolo minuto viene messo in discussione, lei stessa va in mille pezzi dentro. E allora decide che deve uscire da quella gabbia e che deve trovare la forza per sé stessa e per sua figlia. Faye si ritrova a pianificare con lucidità la propria vendetta, il proprio riscatto e capirà di non essere sola, perché ci sono tante altre donne che sono state o sono nella sua stessa situazione e con loro percorre strade che non conosceva e arriva a fare scelte che non avrebbe mai immaginato di fare. La sua vendetta nei confronti dell’uomo che lei ha sempre amato incondizionatamente e che l’ha fatta soffrire terribilmente, “è sublime e crudele” ed esce da tutti i suoi schemi ma è l’univa via percorribile per la sua salvezza. Non aggiungo altro, non vi svelo più nulla di questo libro che, ovviamente, vi consiglio di leggere. In alcuni passaggi risulta decisamente “crudo” e un po’ estremo ma nel complesso sono sicura che vi terrà incollati alle sue pagine, fino a che non l’avrete letto tutto. Per venire a noi, invece, In merito al gusto…beh! Non c’è molto da dire…nella sua gabbia dorata Faye era abituata a ristoranti ricercati e costosi…ma poi la ritroviamo a mangiare dei
semplicissimi “knackerbrod” spalmati con “kaviar” …di cosa si tratta? Nulla di strano, anzi! Il knackebrod è un pane croccante svedese o più in generale scandinavo. Ne esistono diverse versioni, ma la cosa che le accomuna tutte è la presenza della farina di segale nell’impasto e di diversi tipi di semi. Mentre il kaviar non è altro che una pasta spalmabile a base di uova di storione affumicate. Lo so, non è proprio il massimo ma se a Faye piace questo abbinamento, chi sono io per giudicare?!?! Se volete li trovate entrambi all’Ikea, in particolare i tubetti blu di kaviar…ma io vi propongo di provare a preparare almeno i knackerbrod: sono facili, leggeri e si prestano a tantissimi abbinamenti. E allora ecco a voi la ricetta.

KNACKERBROD

Ingredienti: 100 g di farina di segale integrale - 115 g di farina di farro - 25 g di fiocchi di avena - 2 e 1/2 cucchiai di semi di sesamo - 1 e 1/2 cucchiai di semi di lino - 4 cucchiaini di semi di girasole - 5 cucchiai di semi di zucca - 1 e 1/2 cucchiaino di bicarbonato - 1 cucchiaino raso di sale - 170 ml di

acqua - 80 ml di olio extravergine di oliva

Mettete tutti gli ingredienti in una ciotola o nella planetaria e lavorateli fino a ottenere un impasto compatto. Posizionate un foglio di carta da forno su un piano di lavoro e rovesciateci l’impasto. Ricoprite con un altro foglio e stendetelo abbastanza sottile (circa 3 mm, ma se vi piace anche di più) quindi trasferite l’impasto su una placca da forno. Cuocete a 200° per 20 minuti, togliete dal forno e incidete l’impasto con la punta di un coltello affilato, formando dei rettangoli. Rimettete il tutto in forno per altri 5 minuti, sfornate e fate raffreddare in teglia per 10 minuti, poi trasferite tutto su una gratella e fate raffreddare completamente. Conservate i cracker in barattoli o scatole a chiusura ermetica, al riparo dall’umidità e consumateli abbinandoli agli ingredienti che più vi piacciono: formaggio, affettati, confetture, marmellate, salmone…oppure con il “kaviar”, come piace a Faye. Io per l’occasione ho creato una crema di burro e acciughe…e mi è piaciuta. Adesso aspetto di sapere quale abbinamento avete scelto voi: lavorate di fantasia e sempre nel rispetto del gusto, però, mi raccomando! Buon appetito e alla prossima!