05/03/2023

LA SPOSA SCOMPARSA – Il primo dei “Delitti del casello”

Rosa Teruzzi (Monza, classe 1965), giornalista, scrittrice e conduttrice televisiva, vive e lavora a Milano ed è esperta di cronaca nera. Dopo aver guidato la redazione di Verissimo, è diventata caporedattrice della trasmissione televisiva Quarto grado e scrive romanzi e racconti di genere giallo. Per scrivere si ritira in estate presso un vecchio casello ferroviario a Colico, sul lago di Como. Ed è un altro casello ferroviario, posizionato questo a Milano, che ha ispirato la serie di romanzi “I delitti del casello”, editi a partire dal 2016. Ma andiamo con ordine…Libera, affascinante quarantaseienne, ha trasformato un vecchio casello ferroviario, fra i Navigli e il Giambellino, in una casa-bottega, dove si mantiene creando originalissimi bouquet di nozze. La sua specialità è quella di riuscire a creare delle composizioni in base alle caratteristiche ed al carattere delle spose sue clienti e il suo lavoro riscuote un discreto successo, che non la rende ricca ma le permette di vivere dignitosamente. Divide il casello con la figlia Vittoria, giovane poliziotta un po’ “bacchettona” e la madre Iole, settantenne hippie esuberante e seguace dell’amore libero…Inutile dire che la convivenza delle tre donne è tutt’altro che tranquilla: hanno tutte un carattere forte, sono testarde e ferme sulle loro posizioni e hanno tre visioni della vita profondamente diverse. L’unica che si sforza di mantenere una
certa tranquillità e di trovare dei punti di incontro è Libera, che si trova spesso in mezzo a due fuochi, anzi, in mezzo alle scintille generate da una parte dalla sua intraprendente madre e dall’altra dalla sua serissima e intransigente figlia. Gli unici momenti in cui Libera, Iole e Vittoria riescono ad andare d’accordo, o almeno a concentrarsi su altro che non siano le loro “divergenze caratteriali e generazionali”, sono quelli in cui si uniscono per indagare su un mistero o su un delitto. Nel primo dei libri che li vede protagoniste “La sposa scomparsa”, si ritrovano davanti ad un cosiddetto “cold case”, cioè un “caso freddo”. Una piovosa mattina di luglio, infatti, una donna anziana e vestita di nero si presenta alla porta del casello per chiedere aiuto. La figlia è misteriosamente scomparsa diversi anni prima e la signora sostiene che il caso sia stato chiuso e archiviato troppo in fretta e che gli inquirenti, all’epoca, abbiano tralasciato tante, troppe “piste” che avrebbero potuto portare alla soluzione. Il suo dolore traspare dallo sguardo, dalla voce, dalle parole che usa…ed è quasi tangibile. Vittoria, chiamata in causa dalla misteriosa visitatrice in quanto poliziotta, è piuttosto scettica e non sa decidersi sul da farsi. Inutile dire che, invece, Libera e Iole rimangono toccate dalla vicenda e, sentendosi subito coinvolte, si improvvisano investigatrici e si buttano a capofitto nelle indagini. E così, fra piste fredde, teorie strampalate, improbabili travestimenti, sospetti più o meno fondati e, soprattutto, innumerevoli discussioni…la strana squadra investigativa familiare arriverà a scoprire una triste e inaspettata verità. E sullo sfondo Milano, la Brianza, Como e una serie di personaggi che contribuiscono a dare leggerezza a questo romanzo, che si legge volentieri, è scorrevole ed è capace di coinvolgere il lettore. Lo spirito ribelle di Iole, la rigidità di Vittoria, l’estro e la vivacità di Libera emergono dalle pagine del libro in modo schietto e simpatico. Anche il casello gioca un ruolo determinante…in quanto casa-bottega, infatti, è il porto sicuro per tutte e tre le protagoniste, ha il calore, l’odore e il sapore della famiglia, al di là di tutto e di tutti. Libera, poi, lo rende tale con i suoi fiori e con i manicaretti che cucina per la famiglia, per gli amici e per sé stessa, in particolare per tirarsi su o per regalare e regalarsi una coccola. Sono tanti, infatti, i piatti che si avvicendano sulla tavola del casello e devo ammettere che non è stato facile sceglierne solo uno! Ma alla fine, pensa che ti ripensa, ecco a voi una semplice e gustosissima pasta con crema di porri e zafferano, milanese e saporita al punto giusto. Provatela e leggete il libro: vi assicuro che in entrambi i casi non ve ne pentirete!

PASTA CON CREMA DI PORRI E ZAFFERANO

Ingredienti per 4 persone: 320 gr di pasta corta – 4/5 porri - una bustina di zafferano (o 0,2 gr di zafferano in pistilli) – olio evo q.b. - sale q.b. - Pepe q.b.

Eliminate le due estremità dei porri, eliminate la parte verde e i due strati esterni. Tagliateli a rondelle e lavateli. Stufateli in una casseruola con un pochino di olio, due mestoli d’acqua e sale con coperchio chiuso. Una volta che saranno morbidi, tenetene da parte un paio di cucchiai e frullate il resto, fino ad ottenere una crema. Nel frattempo, cucinate la pasta in acqua salata bollente. Lasciate il contenuto della bustina di zafferano in infusione in una tazzina con l’acqua di cottura della pasta per circa 5 minuti. (Se, invece, utilizzate lo zafferano in pistilli posizionateli in un foglio di carta forno piegato a metà. Adagiate sopra una pentola bollente piena di acqua e lasciate tostare per circa tre minuti. Dopo di che con l’aiuto di un coltello, dal lato opposto alla lama, strofinate sul foglio in modo da tritare lo zafferano. Lasciate in infusione in una tazzina l’acqua di cottura della pasta per circa 10 minuti). Passato il tempo di infusione, mescolate la crema di porri con lo zafferano, aggiungete un po’ di pepe e aggiustatela di sale, se necessario. Scolate la pasta, aggiungete la crema e amalgamate per bene. Impiattate e servite, posizionando sopra ogni porzione un pochino di porri e un pochino di zafferano (se ne è rimasto): buon appetito e alla prossima!!



Nessun commento:

Posta un commento