Natale è appena passato e sono sicura
che se non tutti almeno la maggior parte di noi ha mangiato molto più del
solito! I buoni propositi e le promesse alla propria linea sono stati accantonati
insieme alla carta dei pacchetti sotto l’albero; “…tanto Natale viene una volta
l’anno e qualche strappo si può fare”, è la tipica frase che ci ripetiamo per
mettere a tacere il senso di colpa che ci prende dopo il panettone, il caffè e
l’ammazzacaffè! Tranquilli, lungi da me il fare una ramanzina a qualcuno, anzi!
Io a Natale, ultimamente, mi concedo proprio i piatti e gli sfizi che durante l’anno
evito accuratamente...in questo periodo l’unica cosa che evito è la
bilancia!!!! Ma veniamo a noi.
Pensando a quale autore e, quindi, a quale
ricetta proporvi oggi…mi sono bloccata: dopo tutto quello che abbiamo mangiato (e
i cui avanzi ci accompagneranno per i prossimi giorni!!) come potevo
presentarvi una ricetta, anche solo quella di un classico consommé, senza nausearvi?!?!?
E non solo...se anche avessi voluto scegliere avrei dovuto faticare non poco, perché
gli autori che hanno ambientato almeno un romanzo o un racconto nel giorno di
Natale e dintorni sono davvero tantissimi! Tutti, dai più grandi e famosi fino
ai meno noti, hanno scritto di omicidi perpetrati a Natale o alla vigilia, magari
commessi da un fantomatico assassino travestito da Babbo Natale o addirittura
hanno raccontato di crimini che avevano come vittima proprio Santa Klaus…in
molti casi, poi, era proprio una delle portate del pranzo ad essere l’arma del
delitto! …insomma possiamo proprio dire che le festività natalizie hanno da
sempre stimolato la fantasia dei giallisti di qualsiasi periodo e di tutto il
mondo. Di Agatha Christie, di Poirot e del Christmas pudding vi ho appena scritto ma ci sono anche Rex Stout e Georges Simenon che fanno muovere rispettivamente Nero Wolfe e Maigret fra alberi addobbati e strenne natalizie. E ancora Conan Doyle fa cercare un’oca di Natale al suo Sherlock Holmes e Patricia Cornwell ha scritto addirittura un libro dedicato alle ricette di Natale della dottoressa Kay Scarpetta; per non parlare di James Patterson che intitola uno dei suoi libri “Buone feste Alex Cross” o di Camilla Läckberg che descrive il Natale svedese sullo sfondo delle indagini di Patrick ed Erika…. Come vedete le possibilità erano molteplici ma alla fine ho deciso di non pubblicare nessuna ricetta e di non parlarvi di nessun autore in particolare. Non potevo, però, lasciarvi senza un mistero, senza una domanda che ancora non ha risposta… Si tratta del mistero delle origini del panettone, che per noi milanesi è e rimane il dolce di Natale per eccellenza: come è nato e chi l’ha creato?!? Le sue origini sfumano a tratti nella leggenda. Sono due le storie che godono di maggior credito. La prima narra di Messer Ulivo degli Atellani, falconiere che abitava nella Contrada delle Grazie a Milano. Innamorato di Algisa, bellissima figlia di un fornaio, si fece assumere dal padre di lei come garzone e, per incrementare le vendite, provò a inventare un dolce: con la migliore farina del mulino impastò uova, burro, miele e uva sultanina. Poi lo infornò. Fu un successo strabiliante, tutti vollero assaggiare il nuovo pane e qualche tempo dopo i due giovani innamorati si sposarono e vissero felici e contenti. La seconda, invece, è meno romantica! Il cuoco al servizio di Ludovico il Moro fu incaricato di preparare un sontuoso pranzo di Natale a cui erano stati invitati molti nobili del circondario, ma il dolce, dimenticato per errore nel forno, quasi si carbonizzò. Vista la disperazione del cuoco, Toni, un piccolo sguattero, propose una soluzione: «Con quanto è rimasto in dispensa – un po' di farina, burro, uova, della scorza di cedro e qualche uvetta – stamane ho cucinato questo dolce. Se non avete altro, potete portarlo in tavola». Il cuoco acconsentì e, tremante, si mise dietro una tenda a spiare la reazione degli ospiti. Tutti furono entusiasti e al duca, che voleva conoscere il nome di quella prelibatezza, il cuoco rivelò il segreto parlando in milanese: «L'è 'l pan del Toni». Da allora è il "pane di Toni", ossia il "panettone". A voi decidere quale delle due può essere quella vera, la più credibile, quella che più vi piace. Io ci sto ancora pensando e nel frattempo mi taglierò un’altra fetta di panettone e la gusterò leggendo il prossimo libro di cui vi parlerò! Buona continuazione e al prossimo post!
grazie Roberta ! Per solidarietà tra poco ti farò compagnia ... gustando a mia volta una fetta di panettone, magari accompagnata dalla crema di mascarpone, slurp ;-)
RispondiEliminaBene! Ma chi sei....non ti sei firmata /o!!
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