Mirko Zilahy è nato a Roma nel 1974, ha insegnato lingua e letteratura
italiana a Dublino ed è cultore di lingua e letteratura inglese presso
l’Università per stranieri di Perugia. Molto attivo su vari fronti editoriali,
è stato fra l’altro editor per minimum Fax e traduttore dall’inglese di testi
molto importanti, quali per esempio “Il cardellino di Donna Tartt” (Premio
Pulitzer). Nel 2015 è uscito il suo romanzo d'esordio “È così che si uccide” a
cui sono seguiti “La forma del buio” (2017) e “Così crudele è la fine” (2018).
I suoi libri hanno riscosso un grande successo in diversi paesi europei, oltre
che in Italia, e sono stati tradotti in diverse lingue. Il protagonista di
quella che è stata definita la sua “trilogia” è il commissario Enrico Mancini.
Profiler esperto, attento ed appassionato studioso di psicologia criminale, ha
raggiunto uno dei suoi principali obiettivi andando a Quantico per una
specializzazione. Purtroppo questa importantissima esperienza gli ha impedito
di stare accanto all’adorata moglie Marisa, malata di cancro, proprio negli
ultimi istanti della sua breve vita. Rientrato dagli Stati Uniti, schiacciato
dai sensi di colpa, non riesce ad accettare questa dolorosa mancanza e non
riesce più nemmeno a lavorare come “prima”. Non riesce più ad assistere ad
un’autopsia, non riesce più a toccare niente e nessuno, non riesce più ad
instaurare e mantenere
rapporti e, soprattutto, non sente più quel “fuoco” interiore
che il suo lavoro accendeva in lui…E la fatica di vivere del commissario si
incrocia con le indagini, condotte insieme ad una squadra che ha tanto, troppo
bisogno di lui e della sua preparazione per fermare un serial killer spietato e
meticoloso, che diffonde il panico nella capitale. Roma è sempre descritta come
tetra, buia, rappresentata dai quartieri che ospitano i fantasmi del boom
industriale, con relitti di grandi industrie e di vecchie glorie. Le scene del
delitto diventano parte della messa in scena dell’assassino, in un crescendo di
tensione che porta il commissario ed i suoi uomini a correre da una parte
all’altra senza un preciso punto di riferimento. E alla fine sarà proprio
Mancini che dovrà affrontare i suoi fantasmi per poter mettere la parola fine
ad una scia di sangue che sembra non volere arrestarsi mai. Per ora ho letto
solo il primo dei tre libri e mi è davvero piaciuto. Mi ha “preso” dalla prima
pagina, l’ho finito in pochissimo tempo e ve lo consiglio volentieri. Lo stile
di Zilahy è scorrevole, la trama è accattivante e la suspense è un crescendo
rossiniano! Purtroppo però, preso com’è dai mille pensieri e dalle indagini, il
protagonista non fa altro che bere birra ghiacciata. La sete che ha dentro
diventa fisica e quasi contagiosa. Mancini non mangia quasi niente ma la birra
diventa un altro protagonista, una sorta di compagno di viaggio. E quindi,
pensando a quanto è triste e depresso il nostro commissario, ho deciso di
proporvi un dolce. Ma non uno qualsiasi o uno tradizionale, no! Si tratta di
una “rivisitazione” di un grande classico: il tiramisù, che questa volta
diventa un birramisù. Così cerco di tirare su Mancini e non lo privo della sua
amata birra. Ecco a voi la ricetta.
RICETTA DEL BIRRAMISÙ
Ingredienti: • 2 tuorli • 70 g di zucchero • 400 g di mascarpone
• 20 mg di albume montato a neve • 50 ml di birra chiara • 18 savoiardi • cacao
amaro per decorare PER LA BAGNA: • 150 ml di caffè • 100 ml di birra
La ricetta del birramisù si basa sulla più tradizionale versione di
questo dolce, il tiramisù. Cominciate montando i tuorli con lo zucchero, fino a
quanto otterrete una crema morbida e spumosa. A questo punto aggiungete il
mascarpone e 50 ml di birra (io consiglio una chiara ma siete liberi di usare
la vostra birra preferita!). Se desiderate avvertire il sapore della birra in
modo intenso aggiungete il doppio della dose. Montate gli albumi a neve e uniteli al composto, mescolate il tutto con
delicatezza. Preparate il caffè, lasciatelo raffreddare e aggiungete la birra.
A questo punto potete iniziare a montare il vostro birramisù: immergete i
savoiardi nella bagna e formate il primo strato. Ricopritelo generosamente con
la crema e proseguite così per gli strati successivi. Spolverizzate la
superficie dell'ultimo strato con il cacao amaro e lasciate raffreddare in
frigorifero per almeno 2 ore prima di servire. Rispetto alla versione classica,
questa golosità non è troppo dolce e l’amaro della birra risalta piacevolmente,
senza comunque coprire gli altri ingredienti. Vi consiglio di provarlo e
vedrete che, cucchiaio dopo cucchiaio, finirà in un batter d’occhio e vi tirerà
su davvero! Allora buon birramisù e alla prossima settimana!
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