14/05/2019

DIANA LAMA E ARTEMISIA GENTILE: UN’AUTRICE E UNA PSICOLOGA NELLA BELLA NAPOLI

Diana Lama vive a Napoli, dove è nata nel 1960; è medico specialista in chirurgia del cuore e grossi vasi e lavora come ricercatrice universitaria. Avida lettrice e appassionata collezionista di libri gialli fin da ragazzina, esordisce come scrittrice nel 1995, con un libro scritto a quattro mani con Vincenzo De Falco “Rossi come lei”, vincitore del Premio Tedeschi. Dopo questo fortunato esordio, collabora ancora con De Falco per altri libri, per poi dedicarsi alla scrittura “in solitario”. Anche così Il successo la accompagna e i suoi libri vengono ad oggi tradotti in diverse lingue ed apprezzati in molti Paesi in tutto il mondo. Fra i suoi tanti romanzi ho scelto di leggere “L’anatomista”, del 2013, un po’ per 
curiosità e un po’ perché avevo trovato recensioni diversissime tra loro: chi lo apprezzava, chi lo denigrava e chi lo riteneva un libro “riuscito a metà”...insomma volevo leggerlo per capire chi poteva avere ragione! La storia è ambientata a Napoli, che  fa da sfondo alle vicende di uno spietato serial killer, ribattezzato l’Anatomista, appunto, perché infierisce sulle sue vittime utilizzando il bisturi con freddezza e perizia degne di un chirurgo. La Polizia della città si affida ad una squadra di esperti, chiamati in campo dal questore, composta da agenti molto preparati e diretta da Tito Jacopo Durso. Questi è uno psichiatra, esperto profiler, gelido e calcolatore, la cui vita è stata segnata da un’oscura tragedia familiare. Alla squadra viene poi affiancata Artemisia Gentile, Mitzi per gli amici, giovane e abilissima psicologa, specializzata in vittime di abusi e maltrattamenti e volto noto della TV locale. Anche lei ha dei pesanti fantasmi che la tormentano e la rendono più sensibile e capace di cogliere i dettagli più importanti durante le indagini. Il lavoro della task force è difficile e l’Anatomista sembra essere sempre un passo avanti a loro, facendoli correre a destra e a manca, quasi prendendoli in giro. La scia di sangue del killer continua fino a quando Durso non decide di usare la stessa Mitzi come esca, mettendo a repentaglio la sua vita ed il suo equilibrio mentale. L’epilogo è inaspettato e lascia senz’altro a bocca aperta. Il libro è scorrevole, soprattutto per il linguaggio semplice e la brevità dei capitoli, anche se l’impianto narrativo a volte ti disorienta. A mio avviso c’è “troppo”. Troppi personaggi, troppi flashback, troppa psicologia spicciola, in alcuni passaggi perfino troppe parole! Sicuramente dovrò leggere altri libri di questa autrice, per conoscerla meglio e per meglio assaporare le sue pagine. Nel frattempo, comunque, se siete curiosi come me provate a leggerlo: la cosa certa è che vi farà venire voglia di andare a Napoli, questa città di cui si dice tanto ma, a mio modesto parere, si conosce sempre poco! Inutile dire che, presi dalla caccia serrata al serial killer, i nostri protagonisti non si lasciano nemmeno tentare dalle mille prelibatezze partenopee…beh! Mi spiace per loro! Io, invece, mi lancerei in mille escursioni enogastronomiche!!! In abbinamento a questo libro, essendo ambientato nei giorni che precedono il Natale, vi propongo una ricetta gustosissima: la pizza di scarola! L’ho assaggiata tanti anni fa, grazie ad una delle clienti del negozio dei miei, e mi è piaciuta moltissimo. Ecco a voi la ricetta.
PIZZA DI SCAROLA (per una tortiera di 22 cm di diametro)
Per la pasta: • 350 g farina 0 • 200 g burro • 180/200 ml acqua tiepida • 15 g lievito di birra • zucchero • sale  
Per la farcitura: • 1,2 kg scarola • 80 g filetti di acciuga • 150 g olive di Gaeta denocciolate • 50 g capperi • 2 cucchiai di pinoli • 2 cucchiai di uvetta sultanina (facoltativo) • 1 spicchio d’aglio • peperoncino • olio evo • sale • pepe
Fate la pasta: in una terrina diluite il lievito con un pizzico di zucchero e poca acqua tiepida, lasciatelo fermentare 10 minuti. Lavorate tutti gli ingredienti con il lievito aggiungendo l’acqua tiepida necessaria per ottenere un impasto liscio, omogeneo e non troppo morbido. Sistematelo in una ciotola spennellata d’olio, sigillatela con la pellicola e lasciate lievitare la pasta per 20-25 minuti. Preparate il ripieno: lessate brevemente la scarola in acqua poco salata, scolatela e dopo strizzatela.
In una padella scaldate tre-quattro cucchiai d’olio, fatevi dorare lo spicchio d’aglio senza sbucciarlo e poi eliminatelo. Aggiungete le acciughe, i capperi, le olive, i pinoli, il peperoncino e, per ultima, la
scarola. Fate insaporire il tutto per alcuni minuti, ritirate dal fuoco, regolate di sale e aggiungete a piacere l’uvetta (precedentemente ammollata e strizzata). Lasciate raffreddare. Foderate uno stampo con metà della pasta lievitata, riempitelo con l’impasto preparato distribuendolo bene senza schiacciarlo, coprite con la restante pasta tirata a disco, coprite, lasciate lievitare ancora per circa un’ora. Spennellate la superficie della pizza con un pochino di olio e ponete in forno caldo a 200° e cuocete per circa 25/30 minuti. Ritirate e servite la pizza tiepida oppure fredda, in entrambi i casi è molto gustosa. Potete abbinarla ad un buon vino bianco secco servito fresco e (perché no?) ad una lettura di Diana Lama: così il quadro sarà davvero completo! Buon appetito e alla prossima settimana!

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