curiosità e un po’ perché avevo trovato recensioni diversissime tra loro: chi lo apprezzava, chi lo denigrava e chi lo riteneva un libro “riuscito a metà”...insomma volevo leggerlo per capire chi poteva avere ragione! La storia è ambientata a Napoli, che fa da sfondo alle vicende di uno spietato serial killer, ribattezzato l’Anatomista, appunto, perché infierisce sulle sue vittime utilizzando il bisturi con freddezza e perizia degne di un chirurgo. La Polizia della città si affida ad una squadra di esperti, chiamati in campo dal questore, composta da agenti molto preparati e diretta da Tito Jacopo Durso. Questi è uno psichiatra, esperto profiler, gelido e calcolatore, la cui vita è stata segnata da un’oscura tragedia familiare. Alla squadra viene poi affiancata Artemisia Gentile, Mitzi per gli amici, giovane e abilissima psicologa, specializzata in vittime di abusi e maltrattamenti e volto noto della TV locale. Anche lei ha dei pesanti fantasmi che la tormentano e la rendono più sensibile e capace di cogliere i dettagli più importanti durante le indagini. Il lavoro della task force è difficile e l’Anatomista sembra essere sempre un passo avanti a loro, facendoli correre a destra e a manca, quasi prendendoli in giro. La scia di sangue del killer continua fino a quando Durso non decide di usare la stessa Mitzi come esca, mettendo a repentaglio la sua vita ed il suo equilibrio mentale. L’epilogo è inaspettato e lascia senz’altro a bocca aperta. Il libro è scorrevole, soprattutto per il linguaggio semplice e la brevità dei capitoli, anche se l’impianto narrativo a volte ti disorienta. A mio avviso c’è “troppo”. Troppi personaggi, troppi flashback, troppa psicologia spicciola, in alcuni passaggi perfino troppe parole! Sicuramente dovrò leggere altri libri di questa autrice, per conoscerla meglio e per meglio assaporare le sue pagine. Nel frattempo, comunque, se siete curiosi come me provate a leggerlo: la cosa certa è che vi farà venire voglia di andare a Napoli, questa città di cui si dice tanto ma, a mio modesto parere, si conosce sempre poco! Inutile dire che, presi dalla caccia serrata al serial killer, i nostri protagonisti non si lasciano nemmeno tentare dalle mille prelibatezze partenopee…beh! Mi spiace per loro! Io, invece, mi lancerei in mille escursioni enogastronomiche!!! In abbinamento a questo libro, essendo ambientato nei giorni che precedono il Natale, vi propongo una ricetta gustosissima: la pizza di scarola! L’ho assaggiata tanti anni fa, grazie ad una delle clienti del negozio dei miei, e mi è piaciuta moltissimo. Ecco a voi la ricetta.
PIZZA DI SCAROLA (per una tortiera di 22 cm di diametro)
Per la pasta: • 350 g farina 0 • 200 g burro • 180/200 ml acqua tiepida • 15 g lievito di birra • zucchero • sale
Per la farcitura: • 1,2 kg scarola • 80 g filetti di acciuga • 150 g olive di Gaeta denocciolate • 50 g capperi • 2 cucchiai di pinoli • 2 cucchiai di uvetta sultanina (facoltativo) • 1 spicchio d’aglio • peperoncino • olio evo • sale • pepe
Fate la pasta: in una terrina diluite il lievito con un pizzico di zucchero e poca acqua tiepida, lasciatelo fermentare 10 minuti. Lavorate tutti gli ingredienti con il lievito aggiungendo l’acqua tiepida necessaria per ottenere un impasto liscio, omogeneo e non troppo morbido. Sistematelo in una ciotola spennellata d’olio, sigillatela con la pellicola e lasciate lievitare la pasta per 20-25 minuti. Preparate il ripieno: lessate brevemente la scarola in acqua poco salata, scolatela e dopo strizzatela.
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