In Francia vengono chiamati roman policier o polar, in Germania
Kriminalroman, abbreviato in Krimi, gli Anglosassoni utilizzano diversi termini:
detective fiction, mystery (o mystery story), detective story o detective novel,
thriller, psico thriller, legal thriller, medical thriller, spy story…in
Italia, invece, sono semplicemente gialli. Questa accezione si usa solamente
nella lingua italiana e ciò si deve alla collana “Il Giallo Mondadori”, ideata
da Lorenzo Montano e pubblicata in Italia da Arnoldo Mondadori a partire dal
1929: il termine “giallo”, dal colore della copertina, ha sostituito in Italia
quello di “poliziesco”. Da ben novant’anni per noi italiani questo colore
contraddistingue tutti quei romanzi polizieschi, thriller,
noir…praticamente
racchiude tutti i vari “sottogeneri” esistenti. Diversi direttori si sono avvicendati
alla guida della serie ma fra tutti si è distinto per longevità e per capacità Alberto
Tedeschi, tanto che nel 1980 è stato istituito un omonimo premio, dedicato a
romanzi gialli italiani inediti e consistente, per i vincitori, nella
pubblicazione all'interno della collana del Giallo Mondadori. Sono tanti gli
scrittori che hanno raggiunto il successo proprio grazie alla pubblicazione del
loro romanzo da parte dell’azienda di Segrate che li ha fatti conoscere ad un
pubblico sempre più vasto. E quest’anno, per questo importante anniversario, la
Mondadori ha pubblicato un inedito del grande Andrea Camilleri e ripropone alcuni
classici del Ventesimo secolo. Vi confesso che la collana Gialli Mondadori per
me è un mito e, amando il genere, è quasi obbligatorio per me dedicarle uno
spazio, anche se limitato, nel mio blog. Quando ero ancora una ragazzina cercavo
di risparmiare la paghetta e le mance per potermi comprare uno di quei libri colorati
con l’illustrazione nel tondo di copertina e i titoli che stuzzicavano la mia
curiosità di avida lettrice. Ancora oggi, quando ne trovo uno, magari un po’
consumato, in una bancarella…non resisto e devo acquistarlo! Il Giallo
Mondadori, poi, è milanese come me e giallo come il risotto allo zafferano e la
polenta. Chissà se gli ideatori della collana si sono ispirati a uno di questi
due cavalli di battaglia della cucina lombarda o se hanno scelto un colore a
caso…non ci è dato di saperlo ma ormai mi conoscete e potete indovinare come la
penso: per me il giallo della collana Mondadori è il giallo polenta. Sì, perché
i primi libri costavano 5 lire, erano
accessibili alla maggior parte degli
italiani dell’epoca, così come la polenta è nato come piatto povero, accessibile
a tutti e consumato prevalentemente dai contadini del nord Italia. Sono diverse
le tipologie di polenta, in base alle diverse regioni ed alle diverse farine utilizzate.
Io, da buona lombarda, sono cresciuta mangiando la polenta classica, gialla
appunto (!) fatta con la farina di mais, nel pentolone di rame, lentamente. “Acqua,
sale, farina e olio di gomito”, diceva mia nonna, e poi un canovaccio, un
tagliere e un coltello di legno…e in tavola. Si mangiava con il formaggio o con
il sugo e, se avanzava, il giorno dopo si tagliava a fette e si friggeva. A
volte la nonna la cucinava con una consistenza diversa, lasciandola più
morbida, e la serviva calda ricoperta con del latte freddo…non vi dico che
bontà! Quando ci penso mi vengono in mente ricordi bellissimi di tutta la
famiglia intorno al tavolo e il sorriso mi viene spontaneo sulle labbra e sul
cuore. Lo so, forse questa sera sono stata un po’ troppo “romantica” ma quando
si parla di miti che durano nel tempo non si può fare a meno di diventare “mielosi”!
Vi invito, se ancora non lo avete fatto, a leggere uno dei classici della collana
Mondadori e, ovviamente, a gustare una bella polenta…del resto questo con
questo clima impazzito non è poi così strano! Alla prossima settimana!
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