29/06/2019

CALDO KILLER E ALTRI PICCOLI, GRANDI CRIMINI


Buonasera! Chi mi segue fedelmente si sarà accorto (spero!!) che questa settimana non ho ancora pubblicato nulla. Le motivazioni sono diverse ma la principale è costituita dal mio acerrimo nemico: il caldo killer! Pur essendo nata in piena estate, infatti, sono una appassionata amante del freddo e all’arrivo del caldo i miei neuroni vanno completamente in tilt! Faccio fatica anche solo a formulare un pensiero, figurarsi scriverlo! In casa la mia cucina entra in “regime minimo di sopravvivenza” e il forno viene lasciato in uno stato di totale abbandono fino all’abbassamento della temperatura esterna, utilizzato solo in casi di estrema emergenza e/o durante forti temporali estivi, rinfrescanti e rigeneranti. A pieno regime, invece, lavorano il frigorifero, il freezer, il mitico pinguino e, ovviamente, la doccia e la lavatrice! Le PR subiscono una brusca frenata e i veri amici, che mi conoscono e non amano vedermi “gocciolare”, sanno che si devono accontentare di sporadici messaggi, telefonate sparse e un immenso affetto a distanza: gli incontri riprenderanno attorno ai 15 gradi. Vestirmi e uscire di casa è una vera e propria tortura, caratterizzata dai pericolosissimi percorsi sui mezzi pubblici, con una irregolare alternanza caldo-freddo, laddove il caldo è accompagnato da odori e miasmi pestilenziali e il freddo ti avvicina sensibilmente ai pinguini del Polo Sud. In ufficio abbiamo un condizionatore che è oggetto di varie diatribe (per me è troppo caldo, per altri troppo freddo…) ma che almeno aiuta a lavorare e ad arrivare a fine giornata, quando mi tocca affrontare il viaggio di ritorno verso casa che, credetemi,
mette a dura prova la mia resistenza psico-fisica. Soprattutto “psico”, direi! Già, perché questo caldo killer colpisce profondamente anche il mio equilibrio mentale, tirando fuori il mio lato peggiore…e un certo istinto omicida che mi porta, nonostante la mia indole decisamente pacifica, a mal sopportare qualsiasi essere vivente che incrocio durante il tragitto verso la mia agognata dimora. Chi fra voi, come me, si sposta con i mezzi pubblici può comprendermi…gli altri vogliono qualche esempio? Eccovi serviti. Fra i tanti esemplari che si possono incontrare e che viene voglia di eliminare, troviamo il manager rampante, impeccabile in giacca e cravatta anche con 45° all’ombra, che deambula con gli occhi incollati al cellulare o al tablet. Ovviamente risponde con l’auricolare a tutte le chiamate, mantenendo un tono di voce talmente alto da riuscire a farsi sentire anche sul treno che corre nella direzione opposta e condividendo con tutti i passeggeri i suoi successi lavorativi e/o amorosi. Molto simile al primo è la “sciura” che chiama la mamma e chiede ragguagli sulla popò del bimbo affidato alla nonna, scendendo in particolari raccapriccianti. E poi la carrellata continua con, in ordine sparso, la mamma stremata e ormai indifferente alle urla del suo bambino che presenta doti canore alla Pavarotti, l’ottimista che crede che il deodorante duri davvero 48 ore senza lavaggi e quello che tiene la stessa maglietta per tutta la settimana, la “lady” che (beata lei!) non suda e guarda tutti con disgusto, lasciando una scia di profumo costosissimo su tutto il treno, gli studenti che ridono per qualsiasi cosa e non si reggono “agli appositi sostegni”, schiacciando i piedi a destra e a manca senza chiedere scusa, i “machi” con le canotte che si appendono ai famosi “appositi sostegni” emanando odori paragonabili alle fogne di Calcutta e le donne che girano praticamente in bikini e infradito….insomma una flora e una fauna che ti fa
ardentemente desiderare una nuova glaciazione con conseguente estinzione della razza! E in mezzo a tutto ciò ci siamo noi, i pochi, rari esempi di umanità apparentemente normale. Tranquillamente seduti, magari leggendo un libro, o in piedi, utilizzando “gli appositi sostegni”, sudati sì ma fondamentalmente puliti e quindi non puzzolenti, stanchi dopo una giornata di lavoro e desiderosi di un po’ di pace e refrigerio. Ogni tanto i nostri sguardi si incrociano, ci si riconosce e si abbozza un sorriso e allora ci si rende conto di non essere proprio così soli e che c’è qualcun altro che sta soffrendo come noi! In buona sostanza il caldo killer genera altri “mostri” e altri crimini. Viene uccisa la già agonizzante buona educazione, torturata a morte la decenza, assassinato il gusto, trucidata l’igiene e, infine, si suicida disperata la civiltà, quella che i nostri nonni chiamavano “buona creanza”. E tutti questi crimini, a differenza di ciò che succede nei libri e nelle serie TV, rimangono impuniti e si ripetono ogni giorno. Per questo sostengo che il caldo sia un vero e proprio serial killer che mi esaspera e mi lascia senza fiato, senza forze e senza la minima capacità di reazione…non credete?!? Nessuna ricetta, nessun ingrediente, quindi, ma solo il consiglio di non diventare complici, di cercare di reagire, mangiando un gelato o una bella fetta di anguria e regalando un sorriso, sudato sì, ma pur sempre capace di dare un po’ di tregua in questo mondo così accaldato! Buona serata e alla prossima!



19/06/2019

ALFRED HITCHCOCK, IL MAESTRO DEL BRIVIDO


Fra libri e serie TV, nel mio blog, non potevo di certo non dedicare un posto d’onore a quello che viene da sempre definito “il maestro del brivido”: il grande e inimitabile Alfred Hitchcock! Ho guardato e riguardato quasi tutti i suoi film e telefilm…e dico “quasi” perché alcune delle prime pellicole sono difficili da recuperare. Cercare di parlare di lui, della sua vita e delle sue opere risulterebbe molto riduttivo e non basta un unico post. Quindi ho deciso di darvi un accenno della sua persona e personalità e di parlarvi di alcuni dei suoi film, dividendoli in diversi post nell’arco dei prossimi mesi. Non seguirò una sequenza temporale né un filo conduttore ma mi lascerò semplicemente guidare da una sorta di mia “classifica” personale dei suoi film, cercando di farvelo conoscere, se mai ce ne fosse bisogno, e di
trasmettervi la mia grande passione per questo regista unico nel suo genere! Sir Alfred Joseph Hitchcock nato a Londra nel 1899 e naturalizzato americano. I suoi genitori avevano un negozio di frutta e verdura ed erano ferventi cattolici; cercarono di trasmettere ai tre figli la dottrina unita alla disciplina, allo studio ed all’attaccamento al lavoro ed alla famiglia, senza, però, dimenticare lo svago. E così la famiglia Hitchcock frequentava assiduamente i teatri e il giovane Alfred si appassiona e osserva con curiosità e stupore le scenografie, gli attori e le attrici. La passione per il teatro lo accompagnerà sempre, tanto da inserirlo come sfondo in diversi suoi film. Hitchcock inizia presto a lavorare e, nel frattempo, scrive qualche racconto per la rivista aziendale e legge avidamente i più grandi autori britannici; continua a frequentare i teatri e comincia a conoscere il cinema e ad apprezzarne la magia. Nel 1920 viene assunto da uno studio cinematografico, quello che poi diventerà la Paramount Pictures, e si occupa di scrivere e disegnare le didascalie per i film muti. Esegue il lavoro con dedizione, facendolo spesso di notte, per non lasciare la sicurezza del lavoro in azienda. I passi successivi si susseguono negli anni: tuttofare, aiuto regista, aiuto sceneggiatore, montatore…si adatta a tutte le mansioni pur di entrare in quel mondo che fin da ragazzino ha sempre sognato, finché arrivano i primi incarichi da regista. Conosce gli alti e bassi del mestiere, riscuotendo dei discreti successi, alternati a fiaschi deludenti. In questi anni conosce Alma Reville,
sua coetanea e brillante sceneggiatrice. Si sposeranno nel 1926 e rimarranno insieme fino alla morte. La loro unione li porterà a lavorare insieme e li renderà genitori di Patricia, la loro unica figlia. Alfred Hitchcock ha vissuto e lavorato prima a Londra e poi a Los Angeles e anche la sua produzione si può dividere in due grandi periodi: il periodo britannico, che va dal 1925 al 1940, durante il quale ha diretto ventitré film, di cui nove muti, e il periodo statunitense, che va dal 1940 al 1976, durante il quale ha diretto trenta film, fra i quali si annoverano i più conosciuti. Fu unico nel suo genere e, nonostante la critica non l’abbia sempre incoraggiato, riuscì ad esprimere il suo genio attraverso le sue pellicole. La suspense, a suo avviso lo strumento più potente per tenere lo spettatore incollato allo schermo, è presente in tutti i suoi film, insieme a diversi effetti scenografici, che lui stesso creò, e a un certo humor tutto britannico, che riusciva ad alleggerire anche i gialli più intricati. Le sequenze, le riprese, i tempi, i giochi di luce e ombra…ogni inquadratura aveva una sua motivazione e importanza. Potrei dilungarmi ancora e ancora perché non si finisce mai di parlare del maestro del brivido ma per ora mi fermo, ricordandovi che Hitchcock morì nel 1980 per problemi cardiaci e lasciò un grande vuoto nel mondo
del cinema. Per questo primo “assaggio” del grande “Hitch”, come molti lo chiamavano, ho scelto di proporvi il bellissimo film “Caccia al ladro” (To catch a thief) del 1955, con Cary Grant e Grace Kelly nei panni dei due protagonisti principali. A coloro (credo pochi) che non l’hanno mai visto, consiglio di farlo al più presto!  Ambientato nella magnifica Costa Azzurra, narra le peripezie di John Robie, ladro di gioielli noto in tutta la Francia come “il gatto”, ritiratosi dalla “professione”. Dopo essere stato scarcerato e aver combattuto nella Resistenza francese, infatti,  conduce una vita tranquilla in una fantastica villa quasi isolata, nelle colline della costa, dedicandosi alle sue vigne. Quando iniziano a verificarsi dei furti di gioielli che ripetono fedelmente il suo “modus operandi”, Robie dovrà cercare il vero colpevole per difendersi dalle accuse della Polizia e dei suoi stessi ex compagni di prigione e riabilitare, così, il suo nome. Per farlo decide di collaborare con Hughson, assicuratore dei Lloyds’ di Londra, e di cercare di prevenire le mosse del suo imitatore. Si finge un facoltoso uomo d’affari americano e conosce la signora Stevens e la sua affascinante figlia, Frances, con la quale si instaura subito una particolare “amicizia”. Con il loro aiuto e, soprattutto, con la sua astuzia John riuscirà a scagionarsi e….basta, non dico altro, vi lascio
con la suspense: se l’avete già visto sapete come finisce e se non l’avete già visto…lo scoprirete guardandolo! “Caccia al ladro” è uno dei film più “leggero” del maestro, pieno di battute brillanti ed ironiche, di scene passate alla storia, come il viaggio in auto di John e Frances o il loro bacio con i fuochi d’artificio sullo sfondo, ed ancora di eleganza e di fascino. E di gusto, ovviamente. Hitchcock, infatti, amava il cibo, in particolare quello raffinato, ed era ghiotto dei piatti della cucina francese. In questo film le rende omaggio con un piatto semplice ma raffinato: John Robie accoglie nella sua villa il signor Hughson e gli offre una quiche lorraine, preparata dalla sua governante Germaine. L’inglese apprezza questa specie di “torta salata” e fa i complimenti, gustandola sulla veranda con vista mare. Beh! Ovviamente vi propongo proprio questa ricetta, della quale esistono diverse varianti. Io ho cercato quella più accreditata come l’originale, nata nella regione della Lorena (da cui prende il nome) e l’ho cucinata (e mangiata!) per voi!


QUICHE LORRAINE Ingredienti per 4 persone: 400 gr pasta brisée • 200 gr pancetta affumicata • 200 gr formaggio emmentaler • 200 gr cipolla bianca (o cipollotti) • 4 uova • 150 ml panna fresca • 150 ml latte intero • 15 gr parmigiano grattugiato • sale • pepe • rosmarino • olio extravergine d'oliva
Preparate la pasta brisée e fatela riposare in frigorifero per 30 minuti (in alternativa potete usare quella già pronta). Sbattete con la frusta le uova in una ciotola, unite il parmigiano, regolate di sale e pepe e mescolate. In un pentolino scaldate la panna ed il latte portandoli quasi al bollore, poi uniteli alle uova e mescolate bene. Coprite con pellicola e mettete in
frigorifero a riposare. Affettate non troppo sottilmente la cipolla bianca, versatela in una padella ampia e rosolatela con un filo d'olio a fuoco basso, sfumate con un goccio di acqua e cuocete con coperchio per 10 minuti. Tagliate la pancetta a dadini, unitela alla cipolla e fate rosolare. Riprendete la brisée dal frigo e tiratela in una sfoglia di circa 2-3 mm. Rivestite solo il fondo di una tortiera di 22-24 cm di diametro con carta forno e adagiate la sfoglia. Rifilate il bordo con una rotella liscia e premetelo bene contro lo stampo (che non avrete imburrato). Bucate il fondo con i rebbi di una forchetta poi ricoprite con un foglio di carta forno ed uno strato di fagioli secchi. Cuocete a 180° per
15 minuti. Sfornate la base ed eliminate la carta ed i fagioli. Prendete il composto di uova e panna dal frigo e mescolatelo bene. Distribuite la pancetta sulla base, poi l'emmentaler tagliato a cubetti. Versate infine sulla quiche il composto di uova e panna rimanendo fino a pochi mm dall'orlo. Infornate a 170° per 30-40 minuti a seconda del grado di doratura che preferite. Sfornate e lasciate raffreddare prima di togliere dallo stampo. Vi assicuro che farete un figurone...anche se non abitate in una villa sulle colline della Costa Azzurra! Buon appetito e alla prossima!


12/06/2019

MAJOR CRIMES: DA BRENDA LEIGH JOHNSON A SHARON RAYDOR


La scorsa settimana vi ho parlato della serie televisiva “The closer”, la cui protagonista principale è il vice capo Brenda Leigh Johnson. Negli ultimi episodi della serie, Brenda e la sua squadra avevano iniziato ad indagare su un abile e pericolosissimo serial killer, Philip Stroh, avvocato di successo che utilizza il suo lavoro e le sue conoscenze per adescare le sue vittime e sfuggire alla legge. La Divisione Crimini Maggiori di Los Angeles cerca in tutti i modi di fermarlo ma Stroh è sempre un passo avanti a loro e Brenda arriva a rischiare la sua stessa vita. Quando lascia l’incarico, al suo posto viene nominata Sharon Raydor, capitano proveniente dalla disciplinare che era già comparsa in “The closer” proprio per indagare sulla condotta non sempre “ortodossa” di Brenda. Ed è così che inizia “Major Crimes”, la
serie TV spin-off di “The closer”, con la fantastica Mary McDonnel che interpreta il capitano Raydor, appunto. Donna decisa, riflessiva e acuta osservatrice, capace di riconoscere e far emergere le diverse abilità degli uomini al suo comando, Sharon dovrà faticare non poco per riuscire a farsi accettare dalla squadra. Solo la sua tenacia, la sua preparazione, il suo impegno, la sua risolutezza accanto alla sua umanità ed alla sua sensibilità le permetteranno di assumere il ruolo che le spetta. Accanto a lei ritroviamo i personaggi che già affiancavano Brenda: i tenenti Provenza, Tao e Flynn (con il quale Sharon avrà una relazione) e il detective Sanchez con l’agente scelto Buzz. A loro si aggiunge la detective Sykes, che subentra a Gabriel, e, nell’ultima stagione, i detective Nolan e Paige. Ma ci sono anche delle “new entry” molto importanti. Anzitutto Rusty Beck, testimone chiave contro Stroh, ragazzo con un’infanzia difficile, vissuta con una madre inaffidabile e tossicodipendente, che lo ha lasciato con
un grande carico di ansia e insicurezza. Sharon non solo si occuperà di proteggerlo in quanto testimone ma lo aiuterà a crescere, a cominciare a vivere una vita il più possibile “normale” e ad accettare la propria omosessualità. Non solo. Lo accoglierà nella sua casa, nella sua vita e nel suo cuore, instaurando con lui un rapporto importantissimo e arrivando a adottarlo ufficialmente e ad accompagnarlo nelle sue scelte e nei suoi studi. E con lei tutta la squadra lo adotta! Perfino il cinico tenente Provenza lo affianca con affetto paterno e ciascuno di loro cerca di aiutarlo ad affrontare le difficoltà spesso più grandi di lui. Oltre a Rusty, ci sono tanti altri personaggi “di contorno” che ruotano attorno a quelli principali: i figli di Sharon, il suo ex marito, il procuratore, il capo della Polizia, il compagno di Rusty…tutti con un loro “spazio” e con una loro importanza. La caccia a Stroh fa da “fil rouge” per tutte le sei stagioni della serie, andate in onda fra il 2012 ed il 2018, e segna tutta la storia dei vari personaggi. Le storie personali si intrecciano con i vari casi e portano i telespettatori ad amare e a seguire questi “eroi” che quotidianamente si confrontano con i criminali più pericolosi e perversi senza perdere la loro umanità. La Crimini maggiori diventa una famiglia che affronta insieme ogni caso e cerca di rimanere fedele ai propri principi e di far sempre prevalere la giustizia. Così come ho seguito e amato “The closer”, ho apprezzato tantissimo anche “Major Crimes” e non mi sono persa un episodio. Ovviamente ho cercato di cogliere i gusti della squadra, di fare attenzione ad eventuali abitudini e/o preferenze alimentari…niente! A parte qualche spuntino, l’unica protagonista in cucina, e più precisamente nella cucina di Sharon, è la classica “Caesar salad” americana. Ovviamente tutti conoscono questo piatto ma pochi sanno che le tante versioni che si trovano nei
vari locali, anche in Italia, non sempre sono fedeli alla ricetta originale. La vera Caesar salad, infatti, è composta da lattuga romana, crostini di pane soffritti e formaggio parmigiano ed è condita con una salsina fatta con succo di limone, olio extra vergine di oliva, uova, aglio e salsa Worcestershire. La sua origine, almeno a quanto si racconta, è puramente casuale. Nel 1924 lo chef di origini italiane Cesare Cardini si ritrovò a dover preparare un piatto speciale per la festa del 4 luglio. Avendo a disposizione i pochi ingredienti sopra indicati, creò questa insalata e restò meravigliato per il grande successo che ottenne! L’insalata ha quindi preso il suo nome e ha fatto il giro degli Stati Uniti, approdando poi in Europa, dove la ritroviamo in mille varianti. La più comune vede l’aggiunta di pollo grigliato, mentre in un’altra versione è proposta con tonno e uova sode o con cubetti di formaggio…l’importante è che sia fresca e gustosa! Io la preparo ogni tanto e preferisco la versione con il pollo. Taglio il petto a striscioline e lo lascio a marinare almeno un’ora con vino bianco, rosmarino, salvia, mezzo cipollotto, sale e pepe. Poi lo metto in una padella antiaderente già calda e lo faccio cuocere a fuoco vivo, finché non prende un pochino di colore, quindi lo dispongo sull’insalata precedentemente preparata e condisco tutto con olio extra vergine di oliva, aceto balsamo e un pizzico di sale. Ovviamente vi consiglio di gustarla guardandovi una puntata di “Major Crimes”, visto che proprio in questi giorni stanno trasmettendo le repliche! Buona visione e buon appetito!

05/06/2019

THE CLOSER: UNA DONNA FORTE, FASHION E…GOLOSA!

Ho visto e guardo diverse serie televisive e fra quelle americane ce n’è una che ho amato e seguito particolarmente: “The closer”. Le sette stagioni sono state trasmesse in prima visione negli Stati Uniti da TNT dal 2005 al 2012 e in Italia, quasi in contemporanea, da Premium Crime e poi in chiaro da Top Crime. La serie ha sempre riscosso un grande successo e ha vinto molti premi e riconoscimenti televisivi, il cast è fantastico e quando è calato il sipario sull’ultima stagione molti fan hanno chiesto ai produttori di dare un seguito alle vicende della “Divisione crimini maggiori”. Ma perché tanto successo? Forse perché i personaggi rappresentano persone comuni, diverse etnie, affrontano crimini efferati con emozioni, sentimenti, empatia, trasporto e sanno coinvolgere il telespettatore fino alla soluzione dei vari casi. Protagonista della serie è l'attrice Kyra Sedgwick nei panni di Brenda Leigh Johnson, a capo della principale squadra omicidi del Los Angeles Police Department, che ha la capacità di riuscire a portare alla confessione tutti i criminali (da qui il titolo “the closer” che si potrebbe tradurre con “colui/colei che chiude”). Dopo una brillante carriera e un’importante collaborazione con la CIA, Brenda Leigh viene trasferita a Los Angeles per fare da capo alla Major Crimes Division. Superata una prima fase di ostilità, dovuta all’imposizione di un capo “esterno”, sotto la sua guida la squadra diventa ben presto la più competente del dipartimento.. Brenda Leigh è un detective decisamente fuori da ogni schema! Apparentemente sembra una donna fragile e quasi frivola, ha mille difetti, ama l’eleganza e veste sempre in modo impeccabile ma completamente inadatto al suo lavoro; spesso il suo team la guarda attonito arrivare sulla scena del crimine ed ispezionarla con occhio attento…in abiti fashion e colorati (famosissimo il suo trench rosa!) e tacchi a spillo, con eccentrici cappelli e borse voluminose rigorosamente griffate! Poi, però, assiste con altrettanto stupore alle sue incredibili performance durante le indagini e, in particolare, alla sua innata capacità di gestire gli interrogatori. Davanti al sospettato di turno, infatti, Brenda Leigh si trasforma pian piano in una macchina da guerra: comincia a porre domande con tono pacato e quasi amichevole, per poi cambiare ed assumere toni ed espressioni inaspettati che mettono il colpevole spalle al muro e lo portano a confessare il
proprio delitto. È così che, poco alla volta, la Johnson viene non solo accolta ma guardata con rispetto e supportata da tutta la squadra. Beh! C’è da dire che anche la squadra è composta da soggetti a loro modo originali e sarebbe bello elencarli e conoscerli uno per uno ma non mi basterebbe un singolo post per farlo. Ognuno apporta un importante contributo al lavoro, sempre rimanendo al proprio posto e sempre rispettando i tempi e gli ordini del loro capo, anche quando sembrano incomprensibili. Una veloce carrellata? Ma sì! Cominciamo con il tenente Louie Provenza, il più alto in grado e il più anziano, che è semplicemente fantastico! Scanzonato, sempre pronto alla battuta glaciale ma molto serio sul lavoro, che ama più di quanto riesca ad ammettere. Inizialmente pensava di essere promosso e non accetta subito l’arrivo di Brenda ma poi diventa il suo fedele alleato e braccio destro. Andrew Flynn, quasi coetaneo di Provenza e come lui poliziotto della “vecchia scuola”, è il grillo parlante del tenente e lo riporta alla necessaria umanità quando esce dalle righe. David Gabriel, giovane e ambizioso detective, spesso imbarazzato davanti al cinismo di Provenza e ansioso di imparare e di dimostrare il suo valore. Julio Sanchez, focoso e irascibile latino-americano, silenzioso e umile, capace di lavorare giorni interi senza fermarsi ma con grandi difficoltà nel gestire la rabbia. Michael Tao, cinoamericano, appassionato di tecnologia ed esperto nell’analisi delle scene del crimine. Per lui la balistica e il cyberspazio non hanno segreti e il suo occhio non sbaglia mai. Ed infine c’è Buzz Watson, tecnico informatico, la sua arma è la cinepresa ed il suo lavoro è prezioso per le indagini ma lui vorrebbe diventare un detective come i colleghi e ce la mette tutta per imparare le loro tecniche investigative, osservandoli e chiedendo spiegazioni. Sono tanti anche i personaggi cosiddetti “secondari” ma non mi dilungo oltre. Aggiungo solo che, contemporaneamente alle vicende professionali, Brenda deve anche far funzionare la sua vita privata, spesso sacrificata a favore della sua grande passione per il lavoro. Il suo compagno Fritz Howard, agente dell’FBI, ha una pazienza infinita e spera di riuscire a sposarla presto e i suoi simpatici genitori compaiono ogni tanto, senza preavviso, portando un po’ di scompiglio nella già caotica routine della coppia. Oltre ad amare Fritz, la sua famiglia, il suo lavoro e il suo gatto, Brenda è golosissima di “Ding Dong” i dolcetti americani al cioccolato, dei quali non può fare a meno. Il cassetto della sua scrivania e la sua borsetta ne sono pieni e ogni occasione è buona per mangiarne
uno: troppo stress, la conclusione di un caso, una discussione con uno dei suoi capi o con l’amato Fritz, una preoccupazione: l’importante è non rimanere senza dolcetti…sarebbe un vero delitto! Ho cercato la ricetta originale dei Ding Dong che, per ora, sono venduti solo negli USA e ho trovato diverse versioni. La più accreditata è quella che li descrive come una specie di “sandwich” morbido al cioccolato, ripieno di una crema ai marshmallow e ricoperto di una glassa al cioccolato. Ho provato a riprodurre questo dolce in versione torta e ve la propongo.

TORTA DING DONG  Ingredienti (per una tortiera da 24 cm di diametro): 170 gr farina 00 – 40 gr cacao amaro – 150 gr zucchero – 3 uova – 150 gr burro – 60 gr fecola – 130 ml latte – 200 gr cioccolato fondente – 16 gr lievito per dolci – estratto di vaniglia – una confezione di marshmallow

Lavorare le uova e lo zucchero con una frusta, unire il latte a temperatura ambiente ed il burro precedentemente sciolto (tiepido, non bollente!). A questo punto aggiungere pian piano la farina e la fecola setacciate, il cacao ed il lievito e lavorare fino ad ottenere una crema senza grumi. Tagliare a pezzetti 100 gr di cioccolato fondente ed aggiungerlo insieme all’estratto di vaniglia. Versare il composto nella tortiera imburrata ed infornare a 180° per circa 50 minuti. Una volta che la torta si è raffreddata tagliarla in due e, a parte fare sciogliere a bagnomaria un po’ di marshmallow con un pochino di panna liquida. Farcire la torta con la crema ottenuta, ricomporla e posizionarla su una gratella. Sciogliere a bagnomaria il restante cioccolato fondente con un pochino di latte e versarlo sulla torta ricoprendola. Attendere che sia tiepida o fredda prima di consumarla (se ci riuscite!!!). Esiste in commercio anche la crema di marshmallow già pronta, si chiama “Fluffy” e credo sia dolcissima. Io ho voluto provare a fare tutto in casa e devo dire che il risultato non mi è dispiaciuto, anche se preferisco la torta senza la crema. Vi consiglio comunque di provarla e di guardare la serie “The closer”…non ve ne pentirete! Alla prossima!