Buonasera! Chi mi segue fedelmente si sarà accorto (spero!!) che questa
settimana non ho ancora pubblicato nulla. Le motivazioni sono diverse ma la
principale è costituita dal mio acerrimo nemico: il caldo killer! Pur essendo
nata in piena estate, infatti, sono una appassionata amante del freddo e
all’arrivo del caldo i miei neuroni vanno completamente in tilt! Faccio fatica
anche solo a formulare un pensiero, figurarsi scriverlo! In casa la mia cucina
entra in “regime minimo di sopravvivenza” e il forno viene lasciato in uno
stato di totale abbandono fino all’abbassamento della temperatura esterna,
utilizzato solo in casi di estrema emergenza e/o durante forti temporali estivi,
rinfrescanti e rigeneranti. A pieno regime, invece, lavorano il frigorifero, il
freezer, il mitico pinguino e, ovviamente, la doccia e la lavatrice! Le PR
subiscono una brusca frenata e i veri amici, che mi conoscono e non amano
vedermi “gocciolare”, sanno che si devono accontentare di sporadici messaggi,
telefonate sparse e un immenso affetto a distanza: gli incontri riprenderanno
attorno ai 15 gradi. Vestirmi e uscire di casa è una vera e propria tortura, caratterizzata
dai pericolosissimi percorsi sui mezzi pubblici, con una irregolare alternanza
caldo-freddo, laddove il caldo è accompagnato da odori e miasmi pestilenziali e
il freddo ti avvicina sensibilmente ai pinguini del Polo Sud. In ufficio
abbiamo un condizionatore che è oggetto di varie diatribe (per me è troppo
caldo, per altri troppo freddo…) ma che almeno aiuta a lavorare e ad arrivare a
fine giornata, quando mi tocca affrontare il viaggio di ritorno verso casa che,
credetemi,
mette a dura prova la mia resistenza psico-fisica. Soprattutto
“psico”, direi! Già, perché questo caldo killer colpisce profondamente anche il
mio equilibrio mentale, tirando fuori il mio lato peggiore…e un certo istinto
omicida che mi porta, nonostante la mia indole decisamente pacifica, a mal
sopportare qualsiasi essere vivente che incrocio durante il tragitto verso la
mia agognata dimora. Chi fra voi, come me, si sposta con i mezzi pubblici può
comprendermi…gli altri vogliono qualche esempio? Eccovi serviti. Fra i tanti esemplari
che si possono incontrare e che viene voglia di eliminare, troviamo il manager
rampante, impeccabile in giacca e cravatta anche con 45° all’ombra, che
deambula con gli occhi incollati al cellulare o al tablet. Ovviamente risponde
con l’auricolare a tutte le chiamate, mantenendo un tono di voce talmente alto
da riuscire a farsi sentire anche sul treno che corre nella direzione opposta e
condividendo con tutti i passeggeri i suoi successi lavorativi e/o amorosi. Molto
simile al primo è la “sciura” che chiama la mamma e chiede ragguagli sulla popò
del bimbo affidato alla nonna, scendendo in particolari raccapriccianti. E poi
la carrellata continua con, in ordine sparso, la mamma stremata e ormai indifferente
alle urla del suo bambino che presenta doti canore alla Pavarotti, l’ottimista
che crede che il deodorante duri davvero 48 ore senza lavaggi e quello che
tiene la stessa maglietta per tutta la settimana, la “lady” che (beata lei!)
non suda e guarda tutti con disgusto, lasciando una scia di profumo
costosissimo su tutto il treno, gli studenti che ridono per qualsiasi cosa e
non si reggono “agli appositi sostegni”, schiacciando i piedi a destra e a
manca senza chiedere scusa, i “machi” con le canotte che si appendono ai famosi
“appositi sostegni” emanando odori paragonabili alle fogne di Calcutta e le
donne che girano praticamente in bikini e infradito….insomma una flora e una
fauna che ti fa
ardentemente desiderare una nuova glaciazione con conseguente
estinzione della razza! E in mezzo a tutto ciò ci siamo noi, i pochi, rari
esempi di umanità apparentemente normale. Tranquillamente seduti, magari
leggendo un libro, o in piedi, utilizzando “gli appositi sostegni”, sudati sì
ma fondamentalmente puliti e quindi non puzzolenti, stanchi dopo una giornata
di lavoro e desiderosi di un po’ di pace e refrigerio. Ogni tanto i nostri
sguardi si incrociano, ci si riconosce e si abbozza un sorriso e allora ci si
rende conto di non essere proprio così soli e che c’è qualcun altro che sta soffrendo
come noi! In buona sostanza il caldo killer genera altri “mostri” e altri
crimini. Viene uccisa la già agonizzante buona educazione, torturata a morte la
decenza, assassinato il gusto, trucidata l’igiene e, infine, si suicida disperata
la civiltà, quella che i nostri nonni chiamavano “buona creanza”. E tutti
questi crimini, a differenza di ciò che succede nei libri e nelle serie TV,
rimangono impuniti e si ripetono ogni giorno. Per questo sostengo che il caldo
sia un vero e proprio serial killer che mi esaspera e mi lascia senza fiato,
senza forze e senza la minima capacità di reazione…non credete?!? Nessuna
ricetta, nessun ingrediente, quindi, ma solo il consiglio di non diventare
complici, di cercare di reagire, mangiando un gelato o una bella fetta di
anguria e regalando un sorriso, sudato sì, ma pur sempre capace di dare un po’
di tregua in questo mondo così accaldato! Buona serata e alla prossima!

Un buon libro, così come un buon piatto, deve attrarre, catturare, coinvolgere, stupire, emozionare...In moltissimi gialli il cibo gioca un ruolo importante a volte fondamentale e i detective usano tutti i loro sensi per risolvere i misteri: tatto, udito, olfatto,vista e gusto...il gusto del delitto...
29/06/2019
19/06/2019
ALFRED HITCHCOCK, IL MAESTRO DEL BRIVIDO
Fra libri e serie TV, nel mio blog, non potevo di certo non dedicare un
posto d’onore a quello che viene da sempre definito “il maestro del brivido”:
il grande e inimitabile Alfred Hitchcock! Ho guardato e riguardato quasi tutti
i suoi film e telefilm…e dico “quasi” perché alcune delle prime pellicole sono
difficili da recuperare. Cercare di parlare di lui, della sua vita e delle sue
opere risulterebbe molto riduttivo e non basta un unico post. Quindi ho deciso
di darvi un accenno della sua persona e personalità e di parlarvi di alcuni dei
suoi film, dividendoli in diversi post nell’arco dei prossimi mesi. Non seguirò
una sequenza temporale né un filo conduttore ma mi lascerò semplicemente
guidare da una sorta di mia “classifica” personale dei suoi film, cercando di
farvelo conoscere, se mai ce ne fosse bisogno, e di
trasmettervi la mia grande
passione per questo regista unico nel suo genere! Sir Alfred Joseph Hitchcock nato
a Londra nel 1899 e naturalizzato americano. I suoi genitori avevano un negozio
di frutta e verdura ed erano ferventi cattolici; cercarono di trasmettere ai tre
figli la dottrina unita alla disciplina, allo studio ed all’attaccamento al
lavoro ed alla famiglia, senza, però, dimenticare lo svago. E così la famiglia
Hitchcock frequentava assiduamente i teatri e il giovane Alfred si appassiona e
osserva con curiosità e stupore le scenografie, gli attori e le attrici. La
passione per il teatro lo accompagnerà sempre, tanto da inserirlo come sfondo in
diversi suoi film. Hitchcock inizia presto a lavorare e, nel frattempo, scrive
qualche racconto per la rivista aziendale e legge avidamente i più grandi
autori britannici; continua a frequentare i teatri e comincia a conoscere il
cinema e ad apprezzarne la magia. Nel 1920 viene assunto da uno studio
cinematografico, quello che poi diventerà la Paramount Pictures, e si occupa di
scrivere e disegnare le didascalie per i film muti. Esegue il lavoro con
dedizione, facendolo spesso di notte, per non lasciare la sicurezza del lavoro
in azienda. I passi successivi si susseguono negli anni: tuttofare, aiuto
regista, aiuto sceneggiatore, montatore…si adatta a tutte le mansioni pur di
entrare in quel mondo che fin da ragazzino ha sempre sognato, finché arrivano i
primi incarichi da regista. Conosce gli alti e bassi del mestiere, riscuotendo dei
discreti successi, alternati a fiaschi deludenti. In questi anni conosce Alma
Reville,
sua coetanea e brillante sceneggiatrice. Si sposeranno nel 1926 e
rimarranno insieme fino alla morte. La loro unione li porterà a lavorare
insieme e li renderà genitori di Patricia, la loro unica figlia. Alfred
Hitchcock ha vissuto e lavorato prima a Londra e poi a Los Angeles e anche la
sua produzione si può dividere in due grandi periodi: il periodo britannico,
che va dal 1925 al 1940, durante il quale ha diretto ventitré film, di cui nove
muti, e il periodo statunitense, che va dal 1940 al 1976, durante il quale ha
diretto trenta film, fra i quali si annoverano i più conosciuti. Fu unico nel suo
genere e, nonostante la critica non l’abbia sempre incoraggiato, riuscì ad
esprimere il suo genio attraverso le sue pellicole. La suspense, a suo avviso
lo strumento più potente per tenere lo spettatore incollato allo schermo, è presente
in tutti i suoi film, insieme a diversi effetti scenografici, che lui stesso
creò, e a un certo humor tutto britannico, che riusciva ad alleggerire anche i
gialli più intricati. Le sequenze, le riprese, i tempi, i giochi di luce e
ombra…ogni inquadratura aveva una sua motivazione e importanza. Potrei
dilungarmi ancora e ancora perché non si finisce mai di parlare del maestro del
brivido ma per ora mi fermo, ricordandovi che Hitchcock morì nel 1980 per problemi
cardiaci e lasciò un grande vuoto nel mondo
del cinema. Per questo primo “assaggio”
del grande “Hitch”, come molti lo chiamavano, ho scelto di proporvi il
bellissimo film “Caccia al ladro” (To catch a thief) del 1955, con Cary Grant e
Grace Kelly nei panni dei due protagonisti principali. A coloro (credo pochi)
che non l’hanno mai visto, consiglio di farlo al più presto! Ambientato nella magnifica Costa Azzurra,
narra le peripezie di John Robie, ladro di gioielli noto in tutta la Francia
come “il gatto”, ritiratosi dalla “professione”. Dopo essere stato scarcerato e
aver combattuto nella Resistenza francese, infatti, conduce una vita tranquilla in una fantastica
villa quasi isolata, nelle colline della costa, dedicandosi alle sue vigne. Quando
iniziano a verificarsi dei furti di gioielli che ripetono fedelmente il suo “modus
operandi”, Robie dovrà cercare il vero colpevole per difendersi dalle accuse
della Polizia e dei suoi stessi ex compagni di prigione e riabilitare, così, il
suo nome. Per farlo decide di collaborare con Hughson, assicuratore dei Lloyds’
di Londra, e di cercare di prevenire le mosse del suo imitatore. Si finge un
facoltoso uomo d’affari americano e conosce la signora Stevens e la sua
affascinante figlia, Frances, con la quale si instaura subito una particolare “amicizia”.
Con il loro aiuto e, soprattutto, con la sua astuzia John riuscirà a
scagionarsi e….basta, non dico altro, vi lascio
con la suspense: se l’avete già
visto sapete come finisce e se non l’avete già visto…lo scoprirete guardandolo!
“Caccia al ladro” è uno dei film più “leggero” del maestro, pieno di battute
brillanti ed ironiche, di scene passate alla storia, come il viaggio in auto di
John e Frances o il loro bacio con i fuochi d’artificio sullo sfondo, ed ancora
di eleganza e di fascino. E di gusto, ovviamente. Hitchcock, infatti, amava il
cibo, in particolare quello raffinato, ed era ghiotto dei piatti della cucina
francese. In questo film le rende omaggio con un piatto semplice ma raffinato:
John Robie accoglie nella sua villa il signor Hughson e gli offre una quiche
lorraine, preparata dalla sua governante Germaine. L’inglese apprezza questa
specie di “torta salata” e fa i complimenti, gustandola sulla veranda con vista
mare. Beh! Ovviamente vi propongo proprio questa ricetta, della quale esistono
diverse varianti. Io ho cercato quella più accreditata come l’originale, nata
nella regione della Lorena (da cui prende il nome) e l’ho cucinata (e
mangiata!) per voi!
QUICHE LORRAINE Ingredienti per 4 persone: 400 gr pasta
brisée • 200 gr pancetta affumicata • 200 gr formaggio emmentaler • 200 gr cipolla
bianca (o cipollotti) • 4 uova • 150 ml panna fresca • 150 ml latte intero • 15
gr parmigiano grattugiato • sale • pepe • rosmarino • olio extravergine d'oliva
Preparate la pasta brisée e fatela riposare in frigorifero per 30
minuti (in alternativa potete usare quella già pronta). Sbattete con la frusta
le uova in una ciotola, unite il parmigiano, regolate di sale e pepe e
mescolate. In un pentolino scaldate la panna ed il latte portandoli quasi al
bollore, poi uniteli alle uova e mescolate bene. Coprite con pellicola e
mettete in
frigorifero a riposare. Affettate non troppo sottilmente la cipolla
bianca, versatela in una padella ampia e rosolatela con un filo d'olio a fuoco
basso, sfumate con un goccio di acqua e cuocete con coperchio per 10 minuti.
Tagliate la pancetta a dadini, unitela alla cipolla e fate rosolare. Riprendete
la brisée dal frigo e tiratela in una sfoglia di circa 2-3 mm. Rivestite solo
il fondo di una tortiera di 22-24 cm di diametro con carta forno e adagiate la
sfoglia. Rifilate il bordo con una rotella liscia e premetelo bene contro lo
stampo (che non avrete imburrato). Bucate il fondo con i rebbi di una forchetta
poi ricoprite con un foglio di carta forno ed uno strato di fagioli secchi.
Cuocete a 180° per
15 minuti. Sfornate la base ed eliminate la carta ed i
fagioli. Prendete il composto di uova e panna dal frigo e mescolatelo bene.
Distribuite la pancetta sulla base, poi l'emmentaler tagliato a cubetti. Versate
infine sulla quiche il composto di uova e panna rimanendo fino a pochi mm
dall'orlo. Infornate a 170° per 30-40 minuti a seconda del grado di doratura
che preferite. Sfornate e lasciate raffreddare prima di togliere dallo stampo.
Vi assicuro che farete un figurone...anche se non abitate in una villa sulle
colline della Costa Azzurra! Buon appetito e alla prossima!
12/06/2019
MAJOR CRIMES: DA BRENDA LEIGH JOHNSON A SHARON RAYDOR
La scorsa settimana vi ho parlato della serie televisiva “The closer”,
la cui protagonista principale è il vice capo Brenda Leigh Johnson. Negli
ultimi episodi della serie, Brenda e la sua squadra avevano iniziato ad
indagare su un abile e pericolosissimo serial killer, Philip Stroh, avvocato di
successo che utilizza il suo lavoro e le sue conoscenze per adescare le sue
vittime e sfuggire alla legge. La Divisione Crimini Maggiori di Los Angeles cerca
in tutti i modi di fermarlo ma Stroh è sempre un passo avanti a loro e Brenda
arriva a rischiare la sua stessa vita. Quando lascia l’incarico, al suo posto
viene nominata Sharon Raydor, capitano proveniente dalla disciplinare che era
già comparsa in “The closer” proprio per indagare sulla condotta non sempre
“ortodossa” di Brenda. Ed è così che inizia “Major Crimes”, la
serie TV
spin-off di “The closer”, con la fantastica Mary McDonnel che interpreta il
capitano Raydor, appunto. Donna decisa, riflessiva e acuta osservatrice, capace
di riconoscere e far emergere le diverse abilità degli uomini al suo comando,
Sharon dovrà faticare non poco per riuscire a farsi accettare dalla squadra.
Solo la sua tenacia, la sua preparazione, il suo impegno, la sua risolutezza
accanto alla sua umanità ed alla sua sensibilità le permetteranno di assumere
il ruolo che le spetta. Accanto a lei ritroviamo i personaggi che già
affiancavano Brenda: i tenenti Provenza, Tao e Flynn (con il quale Sharon avrà
una relazione) e il detective Sanchez con l’agente scelto Buzz. A loro si
aggiunge la detective Sykes, che subentra a Gabriel, e, nell’ultima stagione, i
detective Nolan e Paige. Ma ci sono anche delle “new entry” molto importanti. Anzitutto
Rusty Beck, testimone chiave contro Stroh, ragazzo con un’infanzia difficile,
vissuta con una madre inaffidabile e tossicodipendente, che lo ha lasciato con
un
grande carico di ansia e insicurezza. Sharon non solo si occuperà di
proteggerlo in quanto testimone ma lo aiuterà a crescere, a cominciare a vivere
una vita il più possibile “normale” e ad accettare la propria omosessualità.
Non solo. Lo accoglierà nella sua casa, nella sua vita e nel suo cuore,
instaurando con lui un rapporto importantissimo e arrivando a adottarlo
ufficialmente e ad accompagnarlo nelle sue scelte e nei suoi studi. E con lei
tutta la squadra lo adotta! Perfino il cinico tenente Provenza lo affianca con
affetto paterno e ciascuno di loro cerca di aiutarlo ad affrontare le
difficoltà spesso più grandi di lui. Oltre a Rusty, ci sono tanti altri
personaggi “di contorno” che ruotano attorno a quelli principali: i figli di
Sharon, il suo ex marito, il procuratore, il capo della Polizia, il compagno di
Rusty…tutti con un loro “spazio” e con una loro importanza. La caccia a Stroh
fa da “fil rouge” per tutte le sei stagioni della serie, andate in onda fra il
2012 ed il 2018, e segna tutta la storia dei vari personaggi. Le storie
personali si intrecciano con i vari casi e portano i telespettatori ad amare e
a seguire questi “eroi” che quotidianamente si confrontano con i criminali più pericolosi
e perversi senza perdere la loro umanità. La Crimini maggiori diventa una
famiglia che affronta insieme ogni caso e cerca di rimanere fedele ai propri
principi e di far sempre prevalere la giustizia. Così come ho seguito e amato
“The closer”, ho apprezzato tantissimo anche “Major Crimes” e non mi sono persa
un episodio. Ovviamente ho cercato di cogliere i gusti della squadra, di fare
attenzione ad eventuali abitudini e/o preferenze alimentari…niente! A parte
qualche spuntino, l’unica protagonista in cucina, e più precisamente nella
cucina di Sharon, è la classica “Caesar salad” americana. Ovviamente tutti
conoscono questo piatto ma pochi sanno che le tante versioni che si trovano nei
vari locali, anche in Italia, non sempre sono fedeli alla ricetta originale. La
vera Caesar salad, infatti, è composta da lattuga romana, crostini di pane
soffritti e formaggio parmigiano ed è condita con una salsina fatta con succo
di limone, olio extra vergine di oliva, uova, aglio e salsa Worcestershire. La
sua origine, almeno a quanto si racconta, è puramente casuale. Nel 1924 lo chef
di origini italiane Cesare Cardini si ritrovò a dover preparare un piatto
speciale per la festa del 4 luglio. Avendo a disposizione i pochi ingredienti
sopra indicati, creò questa insalata e restò meravigliato per il grande
successo che ottenne! L’insalata ha quindi preso il suo nome e ha fatto il giro
degli Stati Uniti, approdando poi in Europa, dove la ritroviamo in mille
varianti. La più comune vede l’aggiunta di pollo grigliato, mentre in un’altra
versione è proposta con tonno e uova sode o con cubetti di
formaggio…l’importante è che sia fresca e gustosa! Io la preparo ogni tanto e
preferisco la versione con il pollo. Taglio il petto a striscioline e lo lascio
a marinare almeno un’ora con vino bianco, rosmarino, salvia, mezzo cipollotto,
sale e pepe. Poi lo metto in una padella antiaderente già calda e lo faccio
cuocere a fuoco vivo, finché non prende un pochino di colore, quindi lo
dispongo sull’insalata precedentemente preparata e condisco tutto con olio
extra vergine di oliva, aceto balsamo e un pizzico di sale. Ovviamente vi
consiglio di gustarla guardandovi una puntata di “Major Crimes”, visto che
proprio in questi giorni stanno trasmettendo le repliche! Buona visione e buon
appetito!
05/06/2019
THE CLOSER: UNA DONNA FORTE, FASHION E…GOLOSA!
Ho visto e guardo diverse serie televisive e fra quelle americane ce
n’è una che ho amato e seguito particolarmente: “The closer”. Le sette stagioni
sono state trasmesse in prima visione negli Stati Uniti da TNT dal 2005 al 2012
e in Italia, quasi in contemporanea, da Premium Crime e poi in chiaro da Top
Crime. La serie ha sempre riscosso un grande successo e ha vinto molti premi e
riconoscimenti televisivi, il cast è fantastico e quando è calato il sipario
sull’ultima stagione molti fan hanno chiesto ai produttori di dare un seguito
alle vicende della “Divisione crimini maggiori”. Ma perché tanto successo?
Forse perché i personaggi rappresentano persone comuni, diverse etnie,
affrontano crimini efferati con emozioni, sentimenti, empatia, trasporto e
sanno coinvolgere il telespettatore fino alla soluzione dei vari casi. Protagonista
della serie è l'attrice Kyra Sedgwick nei panni di Brenda Leigh Johnson, a capo
della principale squadra omicidi del Los Angeles Police Department, che ha la
capacità di riuscire a portare alla confessione tutti i criminali (da qui il
titolo “the closer” che si potrebbe tradurre con “colui/colei che chiude”). Dopo
una brillante carriera e un’importante collaborazione con la CIA, Brenda Leigh
viene trasferita a Los Angeles per fare da capo alla Major Crimes Division.
Superata una prima fase di ostilità, dovuta all’imposizione di un capo
“esterno”, sotto la sua guida la squadra diventa ben presto la più competente
del dipartimento.. Brenda Leigh è un detective decisamente fuori da ogni
schema! Apparentemente sembra una donna fragile e quasi frivola, ha mille
difetti, ama l’eleganza e veste sempre in modo impeccabile ma completamente
inadatto al suo lavoro; spesso il suo team la guarda attonito arrivare sulla
scena del crimine ed ispezionarla con occhio attento…in abiti fashion e
colorati (famosissimo il suo trench rosa!) e tacchi a spillo, con eccentrici
cappelli e borse voluminose rigorosamente griffate! Poi, però, assiste con
altrettanto stupore alle sue incredibili performance durante le indagini e, in
particolare, alla sua innata capacità di gestire gli interrogatori. Davanti al
sospettato di turno, infatti, Brenda Leigh si trasforma pian piano in una
macchina da guerra: comincia a porre domande con tono pacato e quasi
amichevole, per poi cambiare ed assumere toni ed espressioni inaspettati che
mettono il colpevole spalle al muro e lo portano a confessare il
proprio
delitto. È così che, poco alla volta, la Johnson viene non solo accolta ma
guardata con rispetto e supportata da tutta la squadra. Beh! C’è da dire che
anche la squadra è composta da soggetti a loro modo originali e sarebbe bello
elencarli e conoscerli uno per uno ma non mi basterebbe un singolo post per
farlo. Ognuno apporta un importante contributo al lavoro, sempre rimanendo al
proprio posto e sempre rispettando i tempi e gli ordini del loro capo, anche
quando sembrano incomprensibili. Una veloce carrellata? Ma sì! Cominciamo con
il tenente Louie Provenza, il più alto in grado e il più anziano, che è
semplicemente fantastico! Scanzonato, sempre pronto alla battuta glaciale ma molto
serio sul lavoro, che ama più di quanto riesca ad ammettere. Inizialmente
pensava di essere promosso e non accetta subito l’arrivo di Brenda ma poi
diventa il suo fedele alleato e braccio destro. Andrew Flynn, quasi coetaneo di
Provenza e come lui poliziotto della “vecchia scuola”, è il grillo parlante del
tenente e lo riporta alla necessaria umanità quando esce dalle righe. David
Gabriel, giovane e ambizioso detective, spesso imbarazzato davanti al cinismo
di Provenza e ansioso di imparare e di dimostrare il suo valore. Julio Sanchez,
focoso e irascibile latino-americano, silenzioso e umile, capace di lavorare
giorni interi senza fermarsi ma con grandi difficoltà nel gestire la rabbia. Michael
Tao, cinoamericano, appassionato di tecnologia ed esperto nell’analisi delle
scene del crimine. Per lui la balistica e il cyberspazio non hanno segreti e il
suo occhio non sbaglia mai. Ed infine c’è Buzz Watson, tecnico informatico, la
sua arma è la cinepresa ed il suo lavoro è prezioso per le indagini ma lui vorrebbe
diventare un detective come i colleghi e ce la mette tutta per imparare le loro
tecniche investigative, osservandoli e chiedendo spiegazioni. Sono tanti anche
i personaggi cosiddetti “secondari” ma non mi dilungo oltre. Aggiungo solo che,
contemporaneamente alle vicende professionali, Brenda deve anche far funzionare
la sua vita privata, spesso sacrificata a favore della sua grande passione per
il lavoro. Il suo compagno Fritz Howard, agente dell’FBI, ha una pazienza
infinita e spera di riuscire a sposarla presto e i suoi simpatici genitori
compaiono ogni tanto, senza preavviso, portando un po’ di scompiglio nella già
caotica routine della coppia. Oltre ad amare Fritz, la sua famiglia, il suo lavoro
e il suo gatto, Brenda è golosissima di “Ding Dong” i dolcetti americani al
cioccolato, dei quali non può fare a meno. Il cassetto della sua scrivania e la
sua borsetta ne sono pieni e ogni occasione è buona per mangiarne
uno: troppo
stress, la conclusione di un caso, una discussione con uno dei suoi capi o con
l’amato Fritz, una preoccupazione: l’importante è non rimanere senza
dolcetti…sarebbe un vero delitto! Ho cercato la ricetta originale dei Ding Dong
che, per ora, sono venduti solo negli USA e ho trovato diverse versioni. La più
accreditata è quella che li descrive come una specie di “sandwich” morbido al
cioccolato, ripieno di una crema ai marshmallow e ricoperto di una glassa al
cioccolato. Ho provato a riprodurre questo dolce in versione torta e ve la
propongo.
TORTA DING DONG Ingredienti (per una tortiera da 24 cm di diametro): 170 gr farina 00 –
40 gr cacao amaro – 150 gr zucchero – 3 uova – 150 gr burro – 60 gr fecola –
130 ml latte – 200 gr cioccolato fondente – 16 gr lievito per dolci – estratto
di vaniglia – una confezione di marshmallow
Lavorare le uova e lo zucchero con una frusta, unire il latte a
temperatura ambiente ed il burro precedentemente sciolto (tiepido, non
bollente!). A questo punto aggiungere pian piano la farina e la fecola
setacciate, il cacao ed il lievito e lavorare fino ad ottenere una crema senza
grumi. Tagliare a pezzetti 100 gr di cioccolato fondente ed aggiungerlo insieme
all’estratto di vaniglia. Versare il composto nella tortiera imburrata ed
infornare a 180° per circa 50 minuti. Una volta che la torta si è raffreddata
tagliarla in due e, a parte fare sciogliere a bagnomaria un po’ di marshmallow
con un pochino di panna liquida. Farcire la torta con la crema ottenuta,
ricomporla e posizionarla su una gratella. Sciogliere a bagnomaria il restante
cioccolato fondente con un pochino di latte e versarlo sulla torta
ricoprendola. Attendere che sia tiepida o fredda prima di consumarla (se ci
riuscite!!!). Esiste in commercio anche la crema di marshmallow già pronta, si chiama
“Fluffy” e credo sia dolcissima. Io ho voluto provare a fare tutto in casa e
devo dire che il risultato non mi è dispiaciuto, anche se preferisco la torta
senza la crema. Vi consiglio comunque di provarla e di guardare la serie “The
closer”…non ve ne pentirete! Alla prossima!
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