Ho visto e guardo diverse serie televisive e fra quelle americane ce
n’è una che ho amato e seguito particolarmente: “The closer”. Le sette stagioni
sono state trasmesse in prima visione negli Stati Uniti da TNT dal 2005 al 2012
e in Italia, quasi in contemporanea, da Premium Crime e poi in chiaro da Top
Crime. La serie ha sempre riscosso un grande successo e ha vinto molti premi e
riconoscimenti televisivi, il cast è fantastico e quando è calato il sipario
sull’ultima stagione molti fan hanno chiesto ai produttori di dare un seguito
alle vicende della “Divisione crimini maggiori”. Ma perché tanto successo?
Forse perché i personaggi rappresentano persone comuni, diverse etnie,
affrontano crimini efferati con emozioni, sentimenti, empatia, trasporto e
sanno coinvolgere il telespettatore fino alla soluzione dei vari casi. Protagonista
della serie è l'attrice Kyra Sedgwick nei panni di Brenda Leigh Johnson, a capo
della principale squadra omicidi del Los Angeles Police Department, che ha la
capacità di riuscire a portare alla confessione tutti i criminali (da qui il
titolo “the closer” che si potrebbe tradurre con “colui/colei che chiude”). Dopo
una brillante carriera e un’importante collaborazione con la CIA, Brenda Leigh
viene trasferita a Los Angeles per fare da capo alla Major Crimes Division.
Superata una prima fase di ostilità, dovuta all’imposizione di un capo
“esterno”, sotto la sua guida la squadra diventa ben presto la più competente
del dipartimento.. Brenda Leigh è un detective decisamente fuori da ogni
schema! Apparentemente sembra una donna fragile e quasi frivola, ha mille
difetti, ama l’eleganza e veste sempre in modo impeccabile ma completamente
inadatto al suo lavoro; spesso il suo team la guarda attonito arrivare sulla
scena del crimine ed ispezionarla con occhio attento…in abiti fashion e
colorati (famosissimo il suo trench rosa!) e tacchi a spillo, con eccentrici
cappelli e borse voluminose rigorosamente griffate! Poi, però, assiste con
altrettanto stupore alle sue incredibili performance durante le indagini e, in
particolare, alla sua innata capacità di gestire gli interrogatori. Davanti al
sospettato di turno, infatti, Brenda Leigh si trasforma pian piano in una
macchina da guerra: comincia a porre domande con tono pacato e quasi
amichevole, per poi cambiare ed assumere toni ed espressioni inaspettati che
mettono il colpevole spalle al muro e lo portano a confessare il
proprio
delitto. È così che, poco alla volta, la Johnson viene non solo accolta ma
guardata con rispetto e supportata da tutta la squadra. Beh! C’è da dire che
anche la squadra è composta da soggetti a loro modo originali e sarebbe bello
elencarli e conoscerli uno per uno ma non mi basterebbe un singolo post per
farlo. Ognuno apporta un importante contributo al lavoro, sempre rimanendo al
proprio posto e sempre rispettando i tempi e gli ordini del loro capo, anche
quando sembrano incomprensibili. Una veloce carrellata? Ma sì! Cominciamo con
il tenente Louie Provenza, il più alto in grado e il più anziano, che è
semplicemente fantastico! Scanzonato, sempre pronto alla battuta glaciale ma molto
serio sul lavoro, che ama più di quanto riesca ad ammettere. Inizialmente
pensava di essere promosso e non accetta subito l’arrivo di Brenda ma poi
diventa il suo fedele alleato e braccio destro. Andrew Flynn, quasi coetaneo di
Provenza e come lui poliziotto della “vecchia scuola”, è il grillo parlante del
tenente e lo riporta alla necessaria umanità quando esce dalle righe. David
Gabriel, giovane e ambizioso detective, spesso imbarazzato davanti al cinismo
di Provenza e ansioso di imparare e di dimostrare il suo valore. Julio Sanchez,
focoso e irascibile latino-americano, silenzioso e umile, capace di lavorare
giorni interi senza fermarsi ma con grandi difficoltà nel gestire la rabbia. Michael
Tao, cinoamericano, appassionato di tecnologia ed esperto nell’analisi delle
scene del crimine. Per lui la balistica e il cyberspazio non hanno segreti e il
suo occhio non sbaglia mai. Ed infine c’è Buzz Watson, tecnico informatico, la
sua arma è la cinepresa ed il suo lavoro è prezioso per le indagini ma lui vorrebbe
diventare un detective come i colleghi e ce la mette tutta per imparare le loro
tecniche investigative, osservandoli e chiedendo spiegazioni. Sono tanti anche
i personaggi cosiddetti “secondari” ma non mi dilungo oltre. Aggiungo solo che,
contemporaneamente alle vicende professionali, Brenda deve anche far funzionare
la sua vita privata, spesso sacrificata a favore della sua grande passione per
il lavoro. Il suo compagno Fritz Howard, agente dell’FBI, ha una pazienza
infinita e spera di riuscire a sposarla presto e i suoi simpatici genitori
compaiono ogni tanto, senza preavviso, portando un po’ di scompiglio nella già
caotica routine della coppia. Oltre ad amare Fritz, la sua famiglia, il suo lavoro
e il suo gatto, Brenda è golosissima di “Ding Dong” i dolcetti americani al
cioccolato, dei quali non può fare a meno. Il cassetto della sua scrivania e la
sua borsetta ne sono pieni e ogni occasione è buona per mangiarne
uno: troppo
stress, la conclusione di un caso, una discussione con uno dei suoi capi o con
l’amato Fritz, una preoccupazione: l’importante è non rimanere senza
dolcetti…sarebbe un vero delitto! Ho cercato la ricetta originale dei Ding Dong
che, per ora, sono venduti solo negli USA e ho trovato diverse versioni. La più
accreditata è quella che li descrive come una specie di “sandwich” morbido al
cioccolato, ripieno di una crema ai marshmallow e ricoperto di una glassa al
cioccolato. Ho provato a riprodurre questo dolce in versione torta e ve la
propongo.
TORTA DING DONG Ingredienti (per una tortiera da 24 cm di diametro): 170 gr farina 00 –
40 gr cacao amaro – 150 gr zucchero – 3 uova – 150 gr burro – 60 gr fecola –
130 ml latte – 200 gr cioccolato fondente – 16 gr lievito per dolci – estratto
di vaniglia – una confezione di marshmallow
Lavorare le uova e lo zucchero con una frusta, unire il latte a
temperatura ambiente ed il burro precedentemente sciolto (tiepido, non
bollente!). A questo punto aggiungere pian piano la farina e la fecola
setacciate, il cacao ed il lievito e lavorare fino ad ottenere una crema senza
grumi. Tagliare a pezzetti 100 gr di cioccolato fondente ed aggiungerlo insieme
all’estratto di vaniglia. Versare il composto nella tortiera imburrata ed
infornare a 180° per circa 50 minuti. Una volta che la torta si è raffreddata
tagliarla in due e, a parte fare sciogliere a bagnomaria un po’ di marshmallow
con un pochino di panna liquida. Farcire la torta con la crema ottenuta,
ricomporla e posizionarla su una gratella. Sciogliere a bagnomaria il restante
cioccolato fondente con un pochino di latte e versarlo sulla torta
ricoprendola. Attendere che sia tiepida o fredda prima di consumarla (se ci
riuscite!!!). Esiste in commercio anche la crema di marshmallow già pronta, si chiama
“Fluffy” e credo sia dolcissima. Io ho voluto provare a fare tutto in casa e
devo dire che il risultato non mi è dispiaciuto, anche se preferisco la torta
senza la crema. Vi consiglio comunque di provarla e di guardare la serie “The
closer”…non ve ne pentirete! Alla prossima!
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