Fra libri e serie TV, nel mio blog, non potevo di certo non dedicare un
posto d’onore a quello che viene da sempre definito “il maestro del brivido”:
il grande e inimitabile Alfred Hitchcock! Ho guardato e riguardato quasi tutti
i suoi film e telefilm…e dico “quasi” perché alcune delle prime pellicole sono
difficili da recuperare. Cercare di parlare di lui, della sua vita e delle sue
opere risulterebbe molto riduttivo e non basta un unico post. Quindi ho deciso
di darvi un accenno della sua persona e personalità e di parlarvi di alcuni dei
suoi film, dividendoli in diversi post nell’arco dei prossimi mesi. Non seguirò
una sequenza temporale né un filo conduttore ma mi lascerò semplicemente
guidare da una sorta di mia “classifica” personale dei suoi film, cercando di
farvelo conoscere, se mai ce ne fosse bisogno, e di
trasmettervi la mia grande
passione per questo regista unico nel suo genere! Sir Alfred Joseph Hitchcock nato
a Londra nel 1899 e naturalizzato americano. I suoi genitori avevano un negozio
di frutta e verdura ed erano ferventi cattolici; cercarono di trasmettere ai tre
figli la dottrina unita alla disciplina, allo studio ed all’attaccamento al
lavoro ed alla famiglia, senza, però, dimenticare lo svago. E così la famiglia
Hitchcock frequentava assiduamente i teatri e il giovane Alfred si appassiona e
osserva con curiosità e stupore le scenografie, gli attori e le attrici. La
passione per il teatro lo accompagnerà sempre, tanto da inserirlo come sfondo in
diversi suoi film. Hitchcock inizia presto a lavorare e, nel frattempo, scrive
qualche racconto per la rivista aziendale e legge avidamente i più grandi
autori britannici; continua a frequentare i teatri e comincia a conoscere il
cinema e ad apprezzarne la magia. Nel 1920 viene assunto da uno studio
cinematografico, quello che poi diventerà la Paramount Pictures, e si occupa di
scrivere e disegnare le didascalie per i film muti. Esegue il lavoro con
dedizione, facendolo spesso di notte, per non lasciare la sicurezza del lavoro
in azienda. I passi successivi si susseguono negli anni: tuttofare, aiuto
regista, aiuto sceneggiatore, montatore…si adatta a tutte le mansioni pur di
entrare in quel mondo che fin da ragazzino ha sempre sognato, finché arrivano i
primi incarichi da regista. Conosce gli alti e bassi del mestiere, riscuotendo dei
discreti successi, alternati a fiaschi deludenti. In questi anni conosce Alma
Reville,
sua coetanea e brillante sceneggiatrice. Si sposeranno nel 1926 e
rimarranno insieme fino alla morte. La loro unione li porterà a lavorare
insieme e li renderà genitori di Patricia, la loro unica figlia. Alfred
Hitchcock ha vissuto e lavorato prima a Londra e poi a Los Angeles e anche la
sua produzione si può dividere in due grandi periodi: il periodo britannico,
che va dal 1925 al 1940, durante il quale ha diretto ventitré film, di cui nove
muti, e il periodo statunitense, che va dal 1940 al 1976, durante il quale ha
diretto trenta film, fra i quali si annoverano i più conosciuti. Fu unico nel suo
genere e, nonostante la critica non l’abbia sempre incoraggiato, riuscì ad
esprimere il suo genio attraverso le sue pellicole. La suspense, a suo avviso
lo strumento più potente per tenere lo spettatore incollato allo schermo, è presente
in tutti i suoi film, insieme a diversi effetti scenografici, che lui stesso
creò, e a un certo humor tutto britannico, che riusciva ad alleggerire anche i
gialli più intricati. Le sequenze, le riprese, i tempi, i giochi di luce e
ombra…ogni inquadratura aveva una sua motivazione e importanza. Potrei
dilungarmi ancora e ancora perché non si finisce mai di parlare del maestro del
brivido ma per ora mi fermo, ricordandovi che Hitchcock morì nel 1980 per problemi
cardiaci e lasciò un grande vuoto nel mondo
del cinema. Per questo primo “assaggio”
del grande “Hitch”, come molti lo chiamavano, ho scelto di proporvi il
bellissimo film “Caccia al ladro” (To catch a thief) del 1955, con Cary Grant e
Grace Kelly nei panni dei due protagonisti principali. A coloro (credo pochi)
che non l’hanno mai visto, consiglio di farlo al più presto! Ambientato nella magnifica Costa Azzurra,
narra le peripezie di John Robie, ladro di gioielli noto in tutta la Francia
come “il gatto”, ritiratosi dalla “professione”. Dopo essere stato scarcerato e
aver combattuto nella Resistenza francese, infatti, conduce una vita tranquilla in una fantastica
villa quasi isolata, nelle colline della costa, dedicandosi alle sue vigne. Quando
iniziano a verificarsi dei furti di gioielli che ripetono fedelmente il suo “modus
operandi”, Robie dovrà cercare il vero colpevole per difendersi dalle accuse
della Polizia e dei suoi stessi ex compagni di prigione e riabilitare, così, il
suo nome. Per farlo decide di collaborare con Hughson, assicuratore dei Lloyds’
di Londra, e di cercare di prevenire le mosse del suo imitatore. Si finge un
facoltoso uomo d’affari americano e conosce la signora Stevens e la sua
affascinante figlia, Frances, con la quale si instaura subito una particolare “amicizia”.
Con il loro aiuto e, soprattutto, con la sua astuzia John riuscirà a
scagionarsi e….basta, non dico altro, vi lascio
con la suspense: se l’avete già
visto sapete come finisce e se non l’avete già visto…lo scoprirete guardandolo!
“Caccia al ladro” è uno dei film più “leggero” del maestro, pieno di battute
brillanti ed ironiche, di scene passate alla storia, come il viaggio in auto di
John e Frances o il loro bacio con i fuochi d’artificio sullo sfondo, ed ancora
di eleganza e di fascino. E di gusto, ovviamente. Hitchcock, infatti, amava il
cibo, in particolare quello raffinato, ed era ghiotto dei piatti della cucina
francese. In questo film le rende omaggio con un piatto semplice ma raffinato:
John Robie accoglie nella sua villa il signor Hughson e gli offre una quiche
lorraine, preparata dalla sua governante Germaine. L’inglese apprezza questa
specie di “torta salata” e fa i complimenti, gustandola sulla veranda con vista
mare. Beh! Ovviamente vi propongo proprio questa ricetta, della quale esistono
diverse varianti. Io ho cercato quella più accreditata come l’originale, nata
nella regione della Lorena (da cui prende il nome) e l’ho cucinata (e
mangiata!) per voi!
QUICHE LORRAINE Ingredienti per 4 persone: 400 gr pasta
brisée • 200 gr pancetta affumicata • 200 gr formaggio emmentaler • 200 gr cipolla
bianca (o cipollotti) • 4 uova • 150 ml panna fresca • 150 ml latte intero • 15
gr parmigiano grattugiato • sale • pepe • rosmarino • olio extravergine d'oliva
Preparate la pasta brisée e fatela riposare in frigorifero per 30
minuti (in alternativa potete usare quella già pronta). Sbattete con la frusta
le uova in una ciotola, unite il parmigiano, regolate di sale e pepe e
mescolate. In un pentolino scaldate la panna ed il latte portandoli quasi al
bollore, poi uniteli alle uova e mescolate bene. Coprite con pellicola e
mettete in
frigorifero a riposare. Affettate non troppo sottilmente la cipolla
bianca, versatela in una padella ampia e rosolatela con un filo d'olio a fuoco
basso, sfumate con un goccio di acqua e cuocete con coperchio per 10 minuti.
Tagliate la pancetta a dadini, unitela alla cipolla e fate rosolare. Riprendete
la brisée dal frigo e tiratela in una sfoglia di circa 2-3 mm. Rivestite solo
il fondo di una tortiera di 22-24 cm di diametro con carta forno e adagiate la
sfoglia. Rifilate il bordo con una rotella liscia e premetelo bene contro lo
stampo (che non avrete imburrato). Bucate il fondo con i rebbi di una forchetta
poi ricoprite con un foglio di carta forno ed uno strato di fagioli secchi.
Cuocete a 180° per
15 minuti. Sfornate la base ed eliminate la carta ed i
fagioli. Prendete il composto di uova e panna dal frigo e mescolatelo bene.
Distribuite la pancetta sulla base, poi l'emmentaler tagliato a cubetti. Versate
infine sulla quiche il composto di uova e panna rimanendo fino a pochi mm
dall'orlo. Infornate a 170° per 30-40 minuti a seconda del grado di doratura
che preferite. Sfornate e lasciate raffreddare prima di togliere dallo stampo.
Vi assicuro che farete un figurone...anche se non abitate in una villa sulle
colline della Costa Azzurra! Buon appetito e alla prossima!
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