
Alzi la mano
chi non ama il caffè! Già, siete davvero pochi! “Il caffè è un piacere…”
recitava una famosa pubblicità ed è proprio così. Questa bevanda dal gusto
robusto e dall’aroma avvolgente è, per molti, sinonimo di socialità, di relax,
di intervallo. La pausa caffè (o coffee break per chi preferisce!) è ormai
parte integrante della giornata lavorativa di ciascuno di noi, viene inserita
obbligatoriamente nei convegni, negli eventi formativi, nelle “riunioni-fiume”…persino
in questi tempi di lavoro agile (o smart working sempre per chi preferisce!) ci
ritagliamo dei momenti per concederci una tazzina di caffè. Al bar, al
distributore automatico, con la macchinetta o con la classicissima moka…ognuno
di noi ha le sue preferenze e non rinuncerebbe mai a bersene una o più tazze.
Non starò a tediarvi con tutte le varie nozioni e informazioni circa questa
famosa bevanda, vorrei, però, condividere alcune curiosità che ho scoperto
leggendo qua e là, un po’ sulla carta un po’ on line. Anzitutto non è ancora
ben chiaro quando il caffè ha fatto la sua apparizione nel mondo: la cosa certa
è che gli archeologi ne hanno trovato traccia in scritti risalenti al 900 D.C.
in cui si parlava di un suo utilizzo in medicina. Fra miti e leggende legate
alla sua scoperta, la più diffusa e verosimile pare sia quella che racconta di
un pastore etiope di nome Kaldi. Egli osservò che il suo gregge era molto
attivo e dormiva meno dopo aver ingerito delle bacche rossastre, ossia le
bacche di caffè, e così decise di assaggiarle, scoprendo il loro effetto corroborante.
A poco a poco l’usanza di utilizzare queste bacche come cibo energetico si
diffuse sempre di più tra la gente del luogo e ben presto dall’Etiopia si
diffuse nelle zone

limitrofe. La prima piantagione di caffè sorse nello Yemen,
dopodiché la coltivazione si diffuse progressivamente anche in Arabia e in
Egitto. Il caffè come bevanda divenne ben presto una vera e propria abitudine
in diversi paesi del Medio Oriente e da lì venne fatto conoscere in tutto il
mondo. In Europa arrivò nel XVII° secolo, grazie ai traffici dei mercanti
veneziani, e, prima di diventare famoso e di venire apprezzato, dovette anche combattere
contro la diffidenza di chi lo chiamava la “bevanda del diavolo”. Erano molti,
infatti, i sacerdoti che facevano pressioni affinché il Papa, Clemente VIII°,
ne vietasse l’uso. Prima di farlo, però, il pontefice volle assaggiarlo e,
contrariamente a chi ne sosteneva la “malvagità” lo apprezzò tanto da iniziare
a consumarlo abitualmente e da contribuire alla sua diffusione (ah! Benedetto
gusto!!). Da quel momento nacquero i primi “caffè”, botteghe “antenate” dei
bar, in cui si poteva consumare quella che sarebbe diventata una vera e propria
“bevanda sociale”. Il seguito vi invito a scoprirlo da soli…lo troverete davvero
interessante, credetemi! Ma veniamo a noi…vi starete chiedendo come mai oggi ho
iniziato il mio post parlandovi proprio del caffè…no, tranquilli, non ho bevuto
troppo caffè e non sono diventata matta (beh! Un po’ lo sono sempre stata…ma
questa è un’altra storia!) …per spiegarvelo vi farò una domanda: quante sono le
tazze di caffè consumate dai vari poliziotti, detective, investigatori e

affini
protagonisti di libri, film e serie TV? Non riuscite a quantificarle, vero?!?
Ovvio, perché si tratta di un numero infinito! Tanti dei protagonisti di cui vi
ho parlato nel mio blog ne bevono…alcuni fin troppi! Se si parla di libri o
telefilm italiani vediamo i nostri eroi di turno consumarlo a casa, al bar o
all’immancabile distributore automatico (con tutte le smorfie del caso!). Se ci
spostiamo in un Paese europeo le tazze iniziano a diventare più grandi ed il
caffè si allontana dalla nostra “versione”. Ed infine arriviamo oltreoceano e
troviamo quella che, almeno a me, sembra una “brodaglia scura” ben lontana
dalla nostra concezione di caffè espresso! I vari detective o ispettori si
siedono alle loro scrivanie e si riempiono una tazzona dall’onnipresente
caraffa di vetro, offrendone a destra e a manca…sono in auto per un
appostamento e hanno l’immancabile bicchiere con coperchio…si trovano sulla
scena del delitto e arriva l’agente di turno con ciambelle e bicchieri di caffè
caldo per tutti…vanno ad interrogare testimoni e sospettati e accettano “solo
un caffè”…pranzano al bancone di una tavola calda e mangiano uova e bacon o hamburger
e patatine bevendo caffè…Gli esempi sono molteplici e verrebbe da pensare che, in
pratica, il caffè dovrebbe essere inserito di diritto nel cast di ogni film o
telefilm e nell’elenco dei personaggi di ogni libro made in USA!!! Pensate, per
esempio, ad una qualsiasi serie televisiva americana: è difficile vedere uno
dei protagonisti mangiare tranquillamente, a meno che non si tratti di un
qualcosa preso e consumato “al volo”, ma ogni episodio ha almeno una delle
scene che vi ho elencato sopra! A questo proposito vorrei parlarvi oggi di una delle
serie TV americane più famose e longeve: “Law & Order”. Nata nel 1990 dalla
mente di Dick Wolf, suo creatore e oggi uno dei produttori più affermati della
tv statunitense, questa serie mette insieme per la prima volta due dei generi
più amati dal pubblico: il poliziesco e il “legal drama”, ispirandosi spesso a
fatti realmente accaduti. L’inedito mix di indagini guidate dai poliziotti, che
davano poi spazio anche alle conseguenze legali in tribunale, conquistò
immediatamente i telespettatori, dando vita a un mastodontico “franchise crime”
che, ad oggi, conta svariati “spin-off” e quasi 1200 episodi in tutto. Nel

cast
si sono alternati diversi attori (fra gli altri Jerry Orbach e Chris Noth),
mentre altri sono stati presenti per tutte le 12 stagioni. L’elemento chiave,
però, è rimasto sempre lo stesso: l’alternanza fra indagini “sul campo” e dibattiti
e arringhe nell’aula di un tribunale. A questo si aggiunge il lavoro di squadra
fra polizia e pubblico ministero e, soprattutto, l’ambientazione nella Grande
Mela. E mentre il successo della serie “madre” aumentava, nascevano gli
spin-off. Fra gli altri “Law & Order - Criminal Intent”, con il fantastico
duo formato da Vincent D’Onofrio e Kathryn Erbe, “Law & Order L.A.”,
ambientato a Los Angeles e “Law & Order – UK”, che sposta la scena a
Londra, facendo conoscere una diversa gestione processuale. E, soprattutto, “Law
& Order - Special Victims Unit”, l’unica “derivazione” ancora attualmente
in onda che, con le sue 22 stagioni, è diventato il titolo più longevo di tutto
il franchise. La serie, nata nel 1999, segue le vicende dell’Unità speciale
della polizia di Manhattan, specializzata in crimini a sfondo sessuale, in
particolare a quelli rivolti a bambini, anziani e giovani. Nonostante le trame,
spesso davvero molto crude, la serie ha avuto un immediato e duraturo successo,
anche grazie alla chimica fra i due protagonisti, gli investigatori della
polizia di New York Olivia Benson e Elliot Stabler, interpretati
rispettivamente dai bravissimi Mariska Hargitay e Christopher Meloni. E voi? Fra
i diversi spin-off, qual è quello che preferite? Sinceramente ho visto alcune
stagioni di tutte le varie versioni e devo ammettere che, pur apprezzandole
tutte, ho amato tantissimo “L&O – Criminal Intent” (e Vincent

D’Onofrio!).
Il modo quasi subdolo dell’approccio psicologico con cui il magnifico detective
Goren, affiancato dalla paziente collega Eams, arriva ad inchiodare il
colpevole di turno è a dir poco geniale! Goren/D’Onofrio ha una cultura
sconfinata, è acuto e meticoloso, capace di entrare nella mente del criminale
di turno, immedesimandosi e arrivando a cogliere le emozioni e gli impulsi più
nascosti, fino a farlo crollare. Ovviamente, come tutti i più brillanti
detective, non potrebbe nulla senza il prezioso supporto professionale e umano
della sua partner e la fiducia del suo capo, pronto a coprire le sue
scorrettezze burocratiche per permettergli di risolvere i vari casi. La serie è
andata in onda per 10 stagioni e poi, per vari motivi legati anche all’inevitabile
avvicendarsi degli attori protagonisti, è stata sospesa. Le repliche continuano
ad essere trasmesse e seguite su diversi canali specializzati nel genere
(Giallo e Top Crime per citarne due)

e “L&O”, nelle diverse versioni,
continua ad avere successo. Una curiosità: una delle caratteristiche che
contraddistingue tutte le serie di Law & Order è un elemento davvero
distintivo e riconoscibile, qualcosa che rende immediatamente chiaro agli
spettatori che cosa stanno guardano. È un suono di pochi secondi, una specie di
“dun – dun” o “chung – chung”, rielaborato digitalmente e sovrapposto ad altri
suoni per ottenere qualcosa di metallico e altamente simbolico. Viene
utilizzato come raccordo nei cambi di scena dei vari episodi, per evocare un’atmosfera ben precisa. L’effetto sonoro, divenuto letteralmente iconico, è
opera di Mike Post, celeberrimo compositore delle colonne sonore di numerose
serie tv, e in tanti hanno ipotizzato che il musicista volesse riprodurre un
suono ben preciso, come il martelletto del giudice in tribunale o la chiusura

metallica di una cella o ancora i colpi di una pistola con il silenziatore…Post
non si è mai sbilanciato…chissà se qualcuno ha indovinato o se si tratta di
qualcosa di completamente diverso? Fatto sta che è un suono ormai
inconfondibile e legato indissolubilmente a tutti gli episodi delle tante
serie. A voi piace? Fatemelo sapere e, se siete fra i pochi che non hanno mai
visto nemmeno un episodio dei vari “L&O”, non indugiate e rimediate subito!
Sceglietene una e fatevi una bella maratona-TV…ah! Dimenticavo: se vi viene
sonno basterà bere un buon caffè!!! Vi aspetto la prossima settimana.